La multiservizi Veritas ha pubblicato il primo report nazionale di tracciabilità del trattamento dei reflui
Pensate a 760.971 appartamenti di 45 metri quadri, considerati dal pavimento al soffitto.
Un’immagine che corrisponde alla quantità di acqua sporca che, ogni anno, viene prodotta dagli abitanti (residenti, turisti, lavoratori e studenti) del bacino idrico della Laguna di Venezia. Un altro paragone signficativo? Ogni giorno viene depurata tanta acqua quanta ne serve per riempire 100 piscine olimpioniche.
Sono esattamente 88.594.545 metri cubi di quelli che, tecnicamente, si definiscono “reflui”.
Acqua che Veritas, l’azienda multiservizi ambientali che serve 29 comuni della Città metropolitana di Venezia e 7 comuni della provincia di Treviso, restituisce per più del 99% all’ambiente dopo averla trattata e depurata nei suoi 37 impianti (più 34 gestiti nel solo centro storico di Venezia).
Il report di Veritas
I numeri emergono dal primo report di tracciabilità delle acque realizzato a livello nazionale con cui Veritas ha sottoposto i risultati del 2020 all’esame di enti certificatori esterni.
La raccolta di dati avviene del resto quotidianamente.
Nel 2020, le analisi chimiche effettuate nei laboratori della multiservizi veneziana sono state 2.470, con il monitoraggio di complessivi 37 mila parametri chimici, fisici e biologici.
Dal trattamento dei reflui, in un anno sono state dunque rimosse 62.170 tonnellate di rifiuti, di cui 22.347 avviate a recupero.
Ci sono materiali, come oli e grassi (48 tonnellate) e sabbie (3.681 tonnellate) che vengono interamente recuperate, per realizzare sottofondi stradali o per generare energia. E poi solidi di vaglio (945 tonnellate), avviati al recupero per il 99% e fanghi (ben 57.497 tonnellate), recuperati al 45% e smaltiti per il restante 55%.
Gli inquinanti rimossi e le analisi
Tra gli inquinanti intercettati, i depuratori di Veritas riescono ad abbattere il 96% dei solidi sospesi, sostanze indisciolte trattenute da un filtro a membrana, l’89% del fosforo (299 tonnellate) e il 76% dell’azoto (2.018 tonnellate) presenti nelle acque scaricate nel bacino della Laguna.
Anche la domanda di ossigeno per ossidare sostanze inquinanti e degradare le sostanze organiche è ridotta, grazie alla depurazione, rispettivamente del 91% e del 95%.
Tra i monitoraggi effettuati da Veritas, sul piano biologico vengono analizzati anche crostacei, batteri e semi di piante, studiandone radici e crescita.
Un altro modo per controllare, attraverso la loro salute, quella delle acque.
A dicembre 2021 è poi entrato a regime il sistema di monitoraggio sul Covid, cha ha ad esempio portato proprio a fine dello scorso anno a individuare la variante Omicron nei reflui di Fusina.
L’impatto ambientale
Il 99,6% delle acque trattate da Veritas è così risultato, sulla base dei controlli esterni, conforme ai parametri di legge, senza per di più la presenza dei temuti pfas.
È stato così possibile restituire 88.847.726 metri cubi di acqua depurata in primis al mare Adriatico (44,52%), poi alla Laguna di Venezia (20,28%), ai fiumi (Brenta, Sile e Piave) per il 19,5% e alla rete idrografica minore (15,7%).
Un risultato ancor più importante se si considera che, secondo uno studio europeo, entro il 2040 la scarsità di acqua rispetto al fabbisogno è tra il 40% e l’80%.
E ci sono altri risultati concretamente tangibili.
Veritas gestisce gli scarichi che afferiscono a 140 km di costa, dalla foce del Tagliamento al Delta del Po, da Bibione a Chioggia.
Litorale veneziano, il più grande d’Europa, che è così in grado di offrire al turista acque assolutamente sicure dal punto di vista della balneabilità.
Come confermano le 7 bandiere blu confermate anche lo scorso anno alle spiagge di Bibione, Caorle, Eraclea, Jesolo, Cavallino-Treporti, Lido di Venezia e Sottomarina.
Alberto Minazzi
