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Ucraina. Putin condannabile per crimini di guerra

Ucraina. Putin condannabile per crimini di guerra

De Stefani, Università di Padova:  “Se ne occupi la Corte penale internazionale”

Un “modello Norimberga”, con la costituzione di un tribunale speciale per giudicare l’operato del presidente russo Vladimir Putin nel conflitto con l’Ucraina, “spero non sia necessario, anche perché sarebbe il tribunale meno garantista tra le varie soluzioni astrattamente possibili”.
Lo sottolinea Paolo De Stefani, professore di Diritto internazionale dei diritti umani all’Università di Padova e direttore nazionale per l’Italia del Master europeo in Diritti umani e democratizzazione. “Una Corte internazionale di giustizia – sottolinea – già c’è ed è stata attivata dall’Ucraina e da una quarantina di altri Stati”.

I crimini di guerra di Putin

L’ipotesi di reato di cui verrebbe accusato il presidente russo è quella di aver compito crimini di guerra.
“Per la Corte penale internazionale – spiega De Stefani – questo reato si ha al verificarsi di una violazione della Convenzione di Ginevra e dei suoi princìpi. Tra questi, uno dei più importanti è quello di non attaccare i civili, cosa che invece si sta verificando in Ucraina”.

Paolo De Stefani, docente di Diritto Internazionale all’Università di Padova

Ma non è questo, secondo il professore di Padova, l’unico dei “buoni indizi” che ci si trovi di fronte a crimini di guerra.
“Tra le altre circostanze previste dalla Convenzione – aggiunge – vi sono anche l’uso estensivo di mine, l’utilizzo di modalità di attacco che non distinguono tra civili e combattenti, in particolare attraverso l’uso di armi che non consentono questa distinzione”.

Le bombe a grappolo e gli altri attacchi ai civili

Anche se la Russia non è parte della convenzione che vieta le cosiddette bombe a grappolo, questo non toglie dunque che “se questo tipo di armi viene utilizzato in un’area abitata, pur avendo in mente obiettivi militari è inevitabile che, in questi casi, le conseguenze tocchino i civili, ricadendo dunque nei divieti della Convenzione di Ginevra” evidenzia De Stefani. “E se magari non tutte le vicende verranno alla luce, direi che ce ne sono a sufficienza”.
Ma anche senza addentrarsi nelle singole questioni, è innegabile che, in Ucraina, i soldati russi stanno operando alcuni veri e propri assedi della popolazione civile.
“Sarebbero stati usati – riprende l’internazionalista – strumenti che affamano la gente, con anche il boicottaggio dei convogli umanitari, come si sarebbe verificato ad esempio a Mariupol o Kharkhiv. Ovviamente, quando ci sarà il riscontro di testimoni e dati medico-legali, tutto sarà più rapido”.

Il tema delle prove

In un processo, ovviamente, le accuse devono essere supportate da prove.
Un aspetto, questo, che però non preoccupa Paolo De Stefani.
“Formalmente, il problema non si pone – rileva -. Anzi, di prove ed evidenze ce ne sono in quantità: dai materiali visivi, alle foto satellitari, alle documentazioni di osservatori indipendenti. Ed è anche sempre più elevata la capacità di analisi di questi video, per scoprire eventuali falsi e al tempo stesso identificare i dati reali”.

“Un aspetto straordinario di questa vicenda – prosegue – è proprio legato al fatto che, grazie ai satelliti, anche quelli a disposizione di tutti su internet, e ai social media di materiale da confrontare ce n’è quasi fin troppo. E quel che conta è che, per moltissime vicende, ci sono riscontri. Negli ultimi anni, non sono del resto mancati processi basati su immagini satellitari e dati disponibili su internet, che possono essere collocati per data e ora con elevata certezza.

Il ruolo dei tribunali

Prima ancora della giurisdizione internazionale, ricorda De Stefani, in ogni caso già la giustizia ucraina si sta occupando di queste vicende.
“Se riusciranno a catturare qualche personaggio di un certo livello e a svolgere in maniera adeguata le indagini, mi attendo che si possa arrivare a una condanna di Putin, anche perché significherebbe che l’Ucraina continua a esistere come Stato indipendente. La prospettiva per arrivare a questo è però di diversi anni”.
Senza dimenticare che per un tribunale statale non è facile emettere un mandato di arresto nei confronti di una persona coperta da immunità.
“Sicuramente non si può portare Putin davanti a un giudice interno finche è presidente e forse anche dopo”.
Il problema è superato dalla Corte penale internazionale, che non prevede alcuna immunità.
La stessa Corte ha emesso, come ricorda il professore, già alcuni mandati di cattura in tal senso, ad esempio nei confronti del presidente del Sudan e del Ruanda.

Alberto Minazzi

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