Approvato una risoluzione che potrebbe rivoluzionare lo smaltimento delle plastiche e la produzione di prodotti riciclabili
L’accordo è di quelli che potrebbero metter la parola fine all’inquinamento da plastica.
L’Assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente, infatti, ha fatto convergere l’adesione di ben 173 Paesi alla firma di un atto condiviso che riguarda l’intero ciclo di vita della plastica, dall’estrazione di petrolio e gas alla produzione e allo smaltimento post consumo.
Un Comitato Internazionale di Negoziazione (INC) sarà ora incaricato di redigere e ratificare il trattato entro il 2024.
Il patto sulla plastica per ambiente, clima e salute
La produzione di plastica è destinata a quasi quadruplicare entro il 2050 e a occupare il 10-13% del bilancio globale del carbonio, mettendo in pericolo la possibilità di contenere il riscaldamento terrestre entro il 2030 .
Secondo l’accordo sottoscritto, sarà elaborata una serie di regole e di obiettivi universali per mettere in luce diverse alternative per la produzione e lo smaltimento della plastica e la progettazione di prodotti e materiali riutilizzabili e riciclabili.
Oltre a mettere nero su bianco la necessità di una maggiore collaborazione internazionale per facilitare l’accesso alla tecnologia occorrente.
La risoluzione approvata dall’Assemblea riguarda l’inquinamento da plastica in ogni ambiente, terrestre e marino, sarà accompagnata da un sostegno finanziario e tecnico, e si avvarrà di un organismo scientifico.
Il Comitato Internazionale di Negoziazione potrà aggiungere nuovi argomenti che al momento, essendo i negoziati concentrati sulle fasi di produzione e di smaltimento delle plastiche, hanno tenuto in minor considerazione:gli impatti sul clima, le sostanze tossiche e la salute.
L’aspetto più significativo del patto sulla plastica è quello di raccomandare misure per promuovere la produzione e il consumo sostenibili delle materie plastiche, compresi, tra l’altro, la progettazione dei prodotti e la gestione ecologica dei rifiuti, anche attraverso approcci di efficienza delle risorse e di economia circolare.
Il nuovo approccio per la soluzione del problema e i “waste pickers”
Non ci sono dubbi sul fatto che l’inquinamento derivante dalla sovrapproduzione di plastica sia irreversibile e stia mettendo in serio pericolo ambiente e salute umana.
Per questo, il nuovo trattato non si concentra solo sulla lotta ai rifiuti senza limitarne la produzione. Il nuovo approccio copre infatti l’intero ciclo di vita della plastica ed è sostenuto da aziende che i sondaggi rilevano essere i peggiori inquinatori di plastica al mondo quali Coca-Cola, PepsiCo, Nestlé e Unilever.
L’accordo riconoscerà anche formalmente, per la prima volta in una risoluzione ambientale, il ruolo dei “waste Pickers (raccoglitori di rifiuti)”, le persone che raccolgono e recuperano rifiuti ancora riutilizzabili o riciclabili gettati via da altri per venderli o per il consumo personale.
Il nuovo trattato globale assicurerà che tutti i Paesi seguano le stesse regole e perseguano gli uguali obiettivi,
L’inquinamento da sovrapproduzione di plastica
Secondo un report del 2020 di The Pew Charitable Trust, la produzione di plastica è passata da due milioni di tonnellate nel 1950 a 348 milioni nel 2017, diventando un’industria globale del valore di 522,6 miliardi di dollari.
Fino a oggi il mondo ha generato più di sette miliardi di tonnellate di rifiuti di plastica.
Di questi, solo il 9% è stato riciclato e il 12% incenerito rilasciando nell’atmosfera i combustibili fossili in esso contenuti e contribuendo al riscaldamento globale.
Il dato più allarmante è però che la stragrande maggioranza, vale a dire circa il 79%, di tutta la plastica mai prodotta dall’uomo, si sta attualmente accumulando nelle discariche e non solo.
Il tutto inquinando l’ambiente, danneggiando la vita marina e decomponendosi in microplastiche che hanno poi trovato la loro strada in qualsiasi cosa.
«L’inquinamento da plastica è ovunque – ha sottolineato il direttore esecutivo dell’Un Environment Programme (Unep) Inger Andersen -, dalla fossa oceanica più profonda alla vetta della montagna più alta. Vediamo con i nostri occhi l’inquinamento da plastica, ne sentiamo i suoi impatti sul clima. Viviamo circondati dal puro spreco e siamo ossessionati dall’idea di prendere un materiale versatile , durevole e renderlo usa e getta. E questo problema si aggraverà ancora di più nel giro di pochi anni. La risoluzione è l’accordo ambientale multilaterale più significativo dall’accordo di Parigi. E’ una polizza assicurativa per questa generazione e per quelle future che potranno vivere con la plastica e non esserne condannate».
Silvai Bolognini