Putin ha firmato il decreto: obbligo di aprire conti speciali nella banca di Gazprom.
Gli Usa mettono mano alle risorse strategiche di petrolio
Era solo una minaccia, adesso è realtà, anche se potrebbero derivarne conseguenze concrete solo in occasione dei pagamenti da effettuare tra fine aprile e inizio maggio sulla base dei contratti in essere. Mentre iniziano a ventilarsi anche decisioni sul grano russo, che potrebbe essere venduto solo ai Paesi amici, il presidente russo Vladimir Putin ha firmato il decreto che stabilisce le nuove regole per lo scambio di gas naturale con i cosiddetti Stati ostili.
In pratica, l’obbligo imposto ai Paesi occidentali è quello di aprire conti speciali nella Gazprombank per effettuare il cambio di valuta, in modo da pagare in rubli le forniture.
Queste, per il momento, non vengono fermate da Gazprom, la multinazionale controllata dal Governo russo. Ma saranno interrotte in caso di mancato rispetto delle nuove regole.
Il decreto di Putin
Il decreto presidenziale è intitolato “Procedura speciale per l’adempimento da parte degli acquirenti stranieri rispetto agli obblighi nei confronti dei fornitori russi di gas naturale” e introduce regole in vigore già da oggi, venerdì 1 aprile 2022.
Il passaggio chiave è quello in cui si afferma che “il pagamento per la fornitura di gas da residenti che svolgono attività economica estera è espresso in rubli se la fornitura è effettuata a Stati esteri che commettono azioni ostili nei confronti della Federazione Russa, di persone giuridiche e persone fisiche russe”.
Il decreto aggiunge inoltre che “l’ulteriore fornitura di gas naturale da parte di un fornitore russo a soggetti stranieri è vietata se alla scadenza il pagamento è stato effettuato, o è effettuato in valuta estera, o su un conto presso una banca non autorizzata”. Commentando il provvedimento all’agenzia russa Tass, Putin ha spiegato: “Se i pagamenti non vengono effettuati in questo modo, lo considereremo come un’insolvenza, con tutte le implicazioni che ne derivano”. Ovvero fino alla possibile sospensione dei contratti attivi.
Stati ostili e possibili deroghe
Il decreto si rivolge espressamente ai casi di “Stati ostili”.
Una blacklist, appena aggiornata da Mosca, che comprende tutti i Paesi dell’Unione Europea, gli Stati Uniti, il Regno Unito, ma anche Australia, Albania, Andorra, Canada, Corea del Sud, Giappone Islanda, Liechtenstein, Macedonia del Nord, Micronesia, Monaco, Montenegro, Nuova Zelanda, Norvegia, San Marino, Singapore, Svizzera, Taiwan e Ucraina. Ciò non toglie che il decreto di Putin preveda la possibilità di deroghe alle nuove regole, pur non addentrandosi nei criteri.
Come riportato sempre dalla Tass, la Commissione governativa per il controllo degli investimenti esteri nella Federazione Russa potrà “rilasciare autorizzazioni per l’adempimento da parte di acquirenti esteri degli obblighi nei confronti dei fornitori russi di pagare le forniture di gas naturale senza rispettare la procedura prevista dal presente decreto”. La procedura di autorizzazione ai pagamenti non in rubli sarà approvata “entro 10 giorni” dal Consiglio di Amministrazione della Banca Centrale della Federazione Russa.
Le reazioni degli Stati
Nei colloqui telefonici dei giorni scorsi, il Presidente del Consiglio Mario Draghi e il Cancelliere tedesco Olaf Scholz avevano ricevuto garanzie da Putin riguardo alla possibilità per i Paesi dell’UE di continuare a pagare il gas in Euro. Ed è questa la linea sostanziale che l’Europa, oltre ai singoli Stati membri, sembra intenzionata a mantenere.
Nel frattempo la Russia, attraverso il consigliere del Cremlino Maksim Oreshkin, ha illustrato tecnicamente all’assistente per l’economia tedesco Jorg Kukies, le modalità del nuovo sistema di pagamenti in rubli.
Germania e Francia, comunque, si sono dette pronte a tagliare le forniture russe di gas, annunciando nel contempo nuove sanzioni di fronte al “ricatto” di Putin.
Scholz ha ripetuto: “Abbiamo guardato i contratti: c’è scritto che si paga in euro. Le imprese potranno pagare, vorranno pagare e pagheranno in euro”. E, dopo il colloquio telefonico di ieri sera con Draghi, Germania e Italia hanno auspicato un approccio unitario dell’Unione.
“Non c’è ancora un’interpretazione finale – ha comunque sottolineato il Governo italiano in una nota – del provvedimento annunciato da Putin. La Commissione europea sta studiando i vari aspetti interpretativi”.
Lo sblocco delle riserve Usa
Il responsabile all’Economia della Commissione, l’italiano Paolo Gentiloni, ha però già mandato un messaggio a Putin: “Primo: i contratti devono essere rispettati e nei contratti esistenti non c’è obbligo di pagare in rubli. Secondo: non ci faremo ricattare da Mosca”.
Un’importante mossa, intanto, arriva dagli Stati Uniti, dove, insieme all’allargamento del pacchetto di sanzioni da parte del Tesoro, il presidente Joe Biden ha deciso il più grande sblocco delle riserve strategiche mai avvenuto, per sostenere la “guerra energetica” dell’Occidente contro Mosca.
Nei prossimi 6 mesi, ha annunciato la Casa Bianca, sarà rilasciato un milione di barili di petrolio al giorno per un totale di 180 milioni di barili per provare a fermare la corsa dell’inflazione.
“Non lasceremo che Putin strumentalizzi le sue risorse energetiche”, ha spiegato Biden. “I contratti sono i contratti e restano validi. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz è stato chiaro e noi siamo d’accordo con lui” ha invece aggiunto il capo della comunicazione della Casa Bianca, Kate Bedingfield, commentando le mosse di Putin sul gas.
Gli effetti sulle Borse
Dopo le prime indiscrezioni sul piano Usa, la quotazione del petrolio sulle principali piazze mondiali è subito scesa del 4%.
Al contrario, il decreto firmato da Putin ha fatto balzare in alto il prezzo del gas, con il listino di Amsterdam in crescita dell’1,5%, chiudendo a 123 euro al Mwh dopo aver toccato i 127 euro, e un +5,6% a Londra, dove l’Mmbtu si è attestato a 302 penny.
Alberto Minazzi