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Russia-Ucraina. Domani ripartono i negoziati per la pace. Cos'è U24

Russia-Ucraina. Domani ripartono i negoziati per la pace. Cos'è U24

Giorno di tregua anche a Mariupol.
Continuano i colloqui e i ragionamenti sui “Paesi garanti”

Pur se tra scambi di reciproche accuse, il conflitto in Ucraina sta vivendo qualche attimo di relativa tranquillità, soprattutto nella martoriata Mariupol, dove è stato concesso dalla Russia un corridoio umanitario.
Sul fronte diplomatico, intanto, c’è grande attesa per la ripartenza dei negoziati online, fissata per domani, venerdì 1 aprile 2022.
Nelle ultime ore, i presidenti Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky stanno proseguendo i colloqui telefonici con i leader internazionali. Compreso il premier italiano Mario Draghi, che ha ribadito a entrambi l’impegno del nostro Paese verso la pace. Ma anche la disponibilità a far parte del nucleo di futuri Paesi garanti dell’Ucraina su cui si sta ragionando.

Il dialogo Italia-Russia

Il Presidente del Consiglio ha sentito nel pomeriggio di mercoledì 30 marzo il presidente russo in una telefonata durata quasi un’ora. Un contatto tra Italia e Russia che mancava da quasi 2 mesi, ma che, nelle intenzioni espresse dai due leader, potrebbe essere seguito da ulteriori telefonate, non escludendo la possibilità che Draghi e Putin si risentano già la prossima settimana.

Da Palazzo Chigi, oltre al rinnovo dell’appello a fermare al più presto le armi, è stata ribadita la disponibilità dell’Italia a contribuire come mediatore al processo di pace, ma solo di fronte a chiari segnali di de-escalation da parte della Russia. Il Cremlino, da parte sua, oltre a parlare della vicenda del pagamento del gas in rubli, ha invece fatto il punto sulle trattative partite a Istanbul e dei negoziati con Kiev, sul cui esito positivo Putin si sarebbe detto ottimista.

La neutralità dell’Ucraina e i Paesi garanti

Secondo quanto trapelato dalla Presidenza del Consiglio, il presidente russo sarebbe soddisfatto anche della piega verso la neutralità territoriale, che l’Ucraina sta prendendo sempre più in seria considerazione. Si tratterebbe infatti di un passo indietro rispetto al suo nella Nato, con la rinuncia a ospitare sul proprio territorio basi militari straniere in cambio di un meccanismo di tutela analogo a quello del Patto Atlantico.

A tutelare la sicurezza militare dell’Ucraina, intervenendo entro 24 ore da eventuali aggressioni, sarebbe cioè un’alleanza ristretta di 10 Stati garanti.
L’iniziativa di costituire questa “U24” (United for peace) è ancora alle fasi preliminari, perché la priorità resta quella di arrivare alla pace. Ma già si è ipotizzato che a comporre questo nucleo di Paesi, garanti anche della neutralità ucraina, potrebbero essere i 5 membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu più Germania, Turchia, Israele, Canada e Italia.

Paesi garanti: quali sono le prospettive?

Il nostro Paese ha ribadito la propria disponibilità a entrare tra gli Stati garanti anche al presidente Zelensky, durante il colloquio con il premier Draghi di martedì 29. “Apprezziamo la volontà dell’Italia di aderire alla creazione di un sistema di garanzie di sicurezze per l’Ucraina”, ha scritto il capo di stato ucraino in un tweet in cui ha pubblicamente ringraziato il nostro Paese “per l’importante difesa e supporto umanitario”.

Paesi garanti

In realtà, restano ancora molti i punti da definire sull’U24. Ad esempio, sembra difficile ipotizzare un vero e proprio intervento diretto dei Paesi garanti in guerra sulla base di un vero e proprio obbligo di difesa. Come strumento di tutela anche dei confini russi, non è possibile poi definire prima della conclusione dell’attuale conflitto fin dove arrivi il territorio russo, con particolare riferimento alle regioni ucraine di Donetsk e Lugansk o alle città di Odessa e Mariupol.

Il corridoio umanitario di Mariupol

Proprio nella città dell’Ucraina meridionale, probabilmente l’esempio più significativo della devastazione del conflitto, si stanno vivendo ore importanti per la popolazione civile, dopo la comunicazione del Comitato internazionale della Croce Rossa, ricevuta dalla vice premier ucraina Irina Vereshchuk, della disponibilità russa di aprire un corridoio umanitario verso Berdyansk.

Kiev ha quindi inviato 45 autobus per facilitare l’uscita dei profughi dalla città.
Segnali di apertura che, però, Zelensky accoglie con prudenza.
“Per il momento – ha affermato in generale il presidente ucraino nel suo ultimo discorso televisivo – ci sono solo parole, niente di concreto”.

Alberto Minazzi

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