Uno studio Consumerismo-Alma Laboris: in 6 mesi spesi oltre 9 miliardi in più rispetto al 2021
I prezzi dei carburanti hanno ripreso a correre.
Nell’ultima rilevazione dell’Osservatorio del Ministero dello Sviluppo economico, riportata dalla Staffetta quotidiana, la benzina servita è tornata mediamente sopra i 2 euro e il gasolio è di nuovo sopra gli 1,8 euro nei distributori self service.
L’aumento dei prezzi internazionali sta dunque iniziando a vanificare l’effetto del taglio delle accise deciso dal Governo.
Intanto, Consumerismo e Alma Laboris hanno pubblicato un’indagine su quanto ha inciso sulle nostre tasche l’escalation dei listini dei carburanti iniziata a ottobre.
Si parla di oltre 9 miliardi in più spesi dagli Italiani per fare rifornimento alle proprie auto. E il confronto diventa ancor più marcato in un altro studio, su dati di fine gennaio, che confronta i prezzi alla pompa a gennaio 2022 con quelli di 20 anni prima.
Carburanti: a che punto siamo
La scorsa settimana, le quotazioni di benzina e gasolio sui mercati internazionali sono cresciute rispettivamente di 6 e 10 centesimi al litro.
A partire da giovedì, le compagnie hanno di conseguenza ripreso ad aumentare i prezzi consigliati alla pompa.
Nella giornata di sabato, Tamoil ha ad esempio registrato aumenti di 6 (benzina) e 8 (diesel) centesimi, Ip rispettivamente di 3 e 4.
Le medie dei prezzi praticati sono così attestati a 1,840 euro al litro per la benzina self service, con un incremento medio di 25 millesimi e una forbice tra i 1,834 euro alle pompe bianche e i 1,843 delle compagnie maggiori.
Il diesel, invece, è aumentato di 35 millesimi, raggiungendo i 1,833 euro al litro, con in questo caso i prezzi più bassi per i marchi principali (1,830) rispetto agli impianti indipendenti (1,839).
Il caro-carburanti: 9 miliardi in 6 mesi
La tendenza al deciso rialzo dei prezzi dei carburanti, ricordano Consumerismo e Alma Laboris, sulla base dei dati ufficiali del Mite è iniziata a ottobre 2021.
Allora, il prezzo medio della benzina era di 1,730 euro al litro, quello del gasolio di 1,589.
A marzo 2022, si è arrivati rispettivamente a 2,091 e 2,035.
La spesa totale per rifornimenti, a una media di 2,5 pieni al mese, in questo semestre è stata di 44,714 miliardi di euro (di cui quasi 23,6 per la benzina), rispetto ai 35,682 dell’analogo periodo tra 2020 e 2021., con un incremento di 9,031 miliardi, circa 347 a famiglia.
Dei soldi spesi dagli Italiani per fare il pieno alla propria auto, una buona parte (25,340 miliardi) è entrata nelle casse dello Stato attraverso Iva e accise. E se non è aumentato il peso di quest’ultime (pari a 0,728 euro il litro per la benzina e 0,617 per il gasolio), attestate a 17,239 miliardi, le casse pubbliche hanno visto in un anno entrare oltre 1,680 miliardi in più di Iva, raggiungendo un totale di 8,101 miliardi.
Il peso delle imposte sulla benzina
L’Osservatorio sui conti pubblici diretto da Carlo Cottarelli ha invece pubblicato un report sul peso delle imposte sul prezzo della benzina.
Con l’ultimo decreto, questo è sceso dal 34% al 25%, andando sotto la media europea (0,81 al litro rispetto a 0,85), anche se il prezzo finale è leggermente superiore alla media, allineato con quello della Spagna.
Prima dell’intervento del Governo, l’Italia era seconda dopo l’Olanda per il valore delle imposte indirette per litro di benzina, terza per il prelievo fiscale dietro anche alla Finlandia.
A proposito di accise, con l’attesa approvazione definitiva della Giunta, dal 1° aprile la Regione Friuli Venezia Giulia taglierà anche quelle regionali, portando lo sconto derivante dalla somma con quelle nazionali attorno ai 60 centesimi al litro per la benzina e ai 50 per il gasolio. La misura è in sostanza una risposta al “pendolarismo del pieno” oltre frontiera.
Il prezzo finale alla pompa risulterà infatti inferiore a quello praticato nella confinante Slovenia, dove è abitudine per molti andare a rifornire l’auto per i costi tradizionalmente più bassi del pieno.
Carburanti: il confronto 2002-2022
Un’altra ricerca di Consumerismo No Profit e Alma Laboris Business School ha infine posto a confronto i costi dei carburanti alla pompa tra quelli praticati a gennaio 2022 e quelli del 2002. Ed è emerso che, ancor prima dell’ulteriore accelerazione legata al conflitto tra Russia e Ucraina, in 20 anni, il gasolio è aumentato del 99,4% e la benzina dell’81,1%.
La spesa annua per i rifornimenti è così aumentata complessivamente di 45,48 miliardi.
A gennaio 2002, un litro di benzina costava in media 0,992 euro, uno di diesel 0,836, con un costo del pieno per un’auto a benzina di media cilindrata a 49,6 euro (rispetto agli 89,8 attuali). A 2,5 pieni il mese, una famiglia media spende quindi oggi 1.207,5 euro in più l’anno per la benzina e 1.246,5 per il gasolio. E, secondo i dati Aci riportati dalla licenza, in 20 anni le auto a benzina sono passate da 25,7 a 18 milioni, mentre quelle diesel sono cresciute da 6,4 a 17,3. Infine, nonostante un calo della pressione fiscale rispetto a 20 anni fa (quando era al 71,3% per la benzina e al 64,8% per il gasolio), le entrate fiscali sono aumentate di circa 20,6 miliardi di euro.
Alberto Minazzi