Quanto e come può incidere il PNRR sulle città? Quali sono i progetti in atto e quale il ruolo di pubbliche amministrazioni e imprese nell’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza?
Ne hanno discusso, a Venezia, i ministri Daniele Franco (Economia e Finanze), Renato Brunetta (Pubblica Amministrazione), Maria Cristina Messa (Università e Ricerca) insieme al presidente della regione Veneto Luca Zaia e al sindaco della Città Metropolitana di Venezia e di Venezia Luigi Brugnaro nell’ambito degli incontri “Italia Domani -Dialoghi sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”.
320 miliardi di Euro per cambiare l’Italia
“Il PNRR è stata la risposta europea alla pandemia – ha spiegato il ministro Franco -Ma il Piano funziona se lavoriamo tutti insieme. Non solo tutti i livelli di governo devono essere coinvolti ma anche il sistema delle imprese. Il Piano è una parte del Next Generation Eu, una grande novità in ambito europeo sia per la sua entità, 750 miliardi, che per le modalità di finanziamento, con l’istituzione per la prima volta di un debito pubblico europeo. L’obiettivo è quello di portare l’Europa fuori dalla pandemia e affrontare due sfide che riguardano il clima e la tecnologia. A farlo concretamente saranno le riforme e i progetti di investimento che porteranno l’Italia su un sentiero di crescita maggiore”.
Il nostro Paese è di fatto, in Europa, quello che, negli ultimi 40 anni, è cresciuto meno ed è per questa ragione che oggi è finanziato più di altri dal PNRR, che vi investe ben 191 miliardi di euro ai quali si aggiungono altri 30 miliardi complementari e i 100 stanziati dal Governo.
“320 miliardi di euro sono un volume di risorse enorme – ha concluso il ministro Daniele Franco -. Ora dobbiamo lavorare in modo veloce e concreto”.
Obiettivo laurea: nuove residenze universitarie e borse di studio
Gli ambiti di intervento sono i più disparati: si va dalla questione climatica all’inclusione, dall’innovazione tecnologica alla cultura e alla sanità.
Il PNRR guarda molto anche alle giovani generazioni, alla crescita culturale di un Paese che conta ancora pochi laureati rispetto alla media europea.
“Dobbiamo portare i giovani a scegliere di proseguire gli studi universitari dimostrando loro che una laurea offre l’empowerment necessario per poter affrontare una società sempre più complessa e garantendo loro un adeguato supporto economico-finanziario – ha detto il ministro dell’Università e della Ricerca Messa -. Il PNRR per nuove residenze universitarie mette a disposizione circa 1 miliardo di euro, in parte già messi a bando, per passare dagli attuali 40.000 posti letto disponibili in Italia ad almeno 100.000”.
Ma poi prevede anche ulteriori borse di studio per i fuori sede, per le ragazze che intraprendano percorsi di studio Stem, per i dottorati e per i settori che portano innovazione.
“Le città che hanno avuto un aumento di studenti anche internazionali hanno visto crescere la loro attrattività e migliorare le strutture – ha ricordato la ministra -. Venezia può seguire questi esempi. Oltre alle Università ci sono anche un conservatorio, un’Accademia di belle Arti, ci sono tante fondazioni. Ha strutture che la possono rendere viva”.
Brunetta: “Le eccellenze di Venezia vanno moltiplicate”
Le Università di Venezia, così come molte altre istituzioni in città – ha rilevato il ministro veneziano Renato Brunetta – sono delle eccellenze. Vanno valorizzate e moltiplicate. Il PNRR offre l’occasione per farlo. Le risorse economiche ci sono. Ma occorrono anche tante risorse private che si infilino nei solchi delle risorse pubbliche per moltiplicare le nostre eccellenze mondiali. Con questo obiettivo è nata di recente la Fondazione Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità, che mi auguro possa diventare un modello da replicare in ogni Città metropolitana d’Italia. Per Venezia è cruciale ricostruire la base economica che le ha permesso, nella sua storia millenaria, gli investimenti necessari a garantire la sua sostenibilità. Base economica significa reddito, cultura, inclusione, pluralismo, libertà e democrazia. Venezia può davvero essere la più antica città del futuro con un modello da esportare”.
Il Veneto del PNRR
Su Venezia e sul Veneto intero il PNRR punta molte risorse.
580 milioni di euro serviranno a garantire un’assistenza sanitaria diffusa in tutta la regione, 1,2 miliardi di euro sono stati destinati alle infrastrutture, 308 milioni di euro ai bandi per l’istruzione, 170 milioni alla Biennale di Venezia.
“Per il Veneto è stata confermata la cifra di 2 miliardi 719 milioni di euro, per i quali abbiamo già un progetto di investimento – ha detto il presidente della regione Luca Zaia -. Abbiamo creato poi un tavolo di partenariato raccogliendo oltre 150 progetti con oltre 60 interlocutori del territorio. E’ nato così un ulteriore progetto di fattibilità da 7 mld e 800 mln che riesce a movimentare 22 mld di Pil a livello nazionale e a creare occupazione per 110 mila persone delle quali 43 mila direttamente in Veneto”.
Brugnaro: “Nel 2026 i cittadini dovranno vedere una città nuova”
L’imput è quindi ora quello di agire subito e bene.
“Il PNRR deve avere una ricaduta immediata e concreta sulla città – ha sottolineato il sindaco di Venezia Luigi Bruganaro -. Nel 2026 i cittadini dovranno vedere una città nuova. Sulla sostenibilità Venezia ha già iniziato: è stato realizzato un sistema di trasporto pubblico interamente elettrico al Lido e a breve apriremo il distributore a idrogeno di Mestre. Il futuro della città passa anche da grandi progetti come quelli per la nuova stazione di Mestre, che recupera aree degradate, la nuova Questura a Marghera, nuove strutture sportive, la mobilità lenta, le produzioni alternative di chimica verde, che Eni realizzerà a Porto Marghera, la prenotabilità della città per contenere il turismo, la crescita del numero di studenti universitari che puntiamo a raddoppiare attirando molti giovani europei secondo il modello Boston”.
La città antica guarda molto ai giovani universitari, con la speranza che molti trovino le motivazioni per restare e contribuire a farla restare una città del futuro.
“Il tema di domani, ma che è necessario affrontare oggi è quello della produzione di energia. Stiamo lavorando sull’ idrogeno ha continuato Brugnaro – ma dovremmo iniziare a pensare anche alla fusione nucleare e quelle nuove tecnologie che nei prossimi decenni potranno garantire energia a basso costo, pulita e sicura per cittadini e imprese. A quanti frappongono teorie ambientaliste dico che ho cinque figli e non voglio certo lasciar loro un ambiente nocivo e inquinato. Esiste un ambientalismo serio, fondato su tesi scientifiche e un ambientalismo ideologico. La grande sfida culturale che chiedo ai giovani è quella di confrontarsi sui numeri e sulla scienza approfondendo senza pregiudizi ideologici, soprattutto nelle università, la questione. La guerra ci ha messi a nudo: dobbiamo pensare a come produrre l’energia di domani. Eni ha brevettato il nucleare di fusione ma gli impianti pilota li farà probabilmente negli Stati Uniti, dove probabilmente un giorno ci potremmo trovare a comprare. Penso invece che sia il momento di fare delle scelte importanti”.
Consuelo Terrin