Consegnata alla Protezione civile nazionale la struttura da destinare all’accoglienza dei profughi
Era arrivata in Italia, donata al Veneto dal Qatar, come ospedale “da colonna mobile” per l’emergenza coronavirus.
La grande tensostruttura è stata adesso messa a disposizione della Protezione civile nazionale da parte della Regione, per offrire ai profughi in arrivo dall’Ucraina una prima accoglienza nel nostro Paese.
“Penso che dare spazio a chi fugge dalla guerra – ha spiegato il presidente Luca Zaia, dando l’annuncio dell’incontro con il capo dipartimento Fabrizio Curcio – in questa fase sia più utile e, visto che ci è stato regalato, ho ritenuto opportuno far sì che non restasse materiale di magazzino del Veneto, ma venisse utilizzato per chi ha bisogno”.
Accoglienza profughi dell’Ucraina in Veneto: il punto
A oggi, i profughi ucraini registrati e soggiornanti in Veneto sono 5.900, ma sono già 11.331 i tamponi effettuati al loro arrivo.
“Alcuni da noi transitano solo – ha spiegato Zaia – e poi vanno fuori regione, a volte anche all’estero, da parenti e amici”.
Degli arrivati, almeno l’85% sono donne e bambini, nel 37,5% dei casi totali con meno di 14 anni.
“È questo il dato angosciante della guerra”, il commento del presidente del Veneto. La metà del totale ha tra 15 e 50 anni.
Le donazioni sono state 2.692, per 505 mila euro totali raccolti. E i Veneti che hanno telefonato dando disponibilità all’ospitalità sono 4.445, per complessivi 9.231 posti letto.
Negli hub di prima accoglienza regionale, che mettono a disposizione complessivamente 1.200 letti in 7 località, sono ospitate 197 persone: 18 a Valdobbiadene e 95 a Isola della Scala e 84 a Noale, dove il centro è stato chiuso dopo il riscontro di un cluster di positivi.
Ucraina e Covid
Nonostante una vaccinazione al 32% nella fascia d’età interessata, la percentuale di positività al Covid tra i profughi è comunque solo al 2,7%.
“Ci aspettavamo una percentuale molto più alta”, ha ammesso Zaia.
In totale, tra i 30 ucraini che hanno necessitato di ricovero, non vi sono però malati Covid, né feriti di guerra. Alcuni di questi ricoverati sono stati intanto dimessi, con ancora 20 ricoveri “problematici” (soprattutto oncologici) in corso, tra cui 14 bambini.
Il punto-Covid
Oltre al tema-Ucraina, al centro del punto stampa c’è stato ancora il tema dell’emergenza-Covid. Perché, ha ammesso Zaia, “inizia a risalire la curva dei contagi anche da noi, per cui siamo assolutamente con la squadra all’erta, visto che gli indicatori di altre realtà come Regno Unito, Germania e Francia, che di solito vivono prima le ondate, mostrano curve in risalita. La vera discriminante sarà però l’impatto sull’ospedalizzazione, che per fortuna a oggi è negativo”.
A dirlo sono le cifre. I nuovi positivi, nelle ultime 24 ore, sono stati 6.061 (tasso di incidenza al 9,23%), ma scendono (a 819, -2) i ricoverati. E le proiezioni a 7 giorni indicano un possibile dimezzamento in area non critica e la discesa in terapia intensiva dagli attuali 55 a 20 ricoverati.
L’occupazione è già al 2,4% in rianimazione e al 7,4% in area medica, con un rt veneto a 0,9 e un’incidenza a 713.
“Condivido appieno – ha concluso Zaia – la conferma della definitiva chiusura dello stato d’emergenza, che dà un minimo di spiraglio in questo momento. Penso che, nei futuri piani di sanità pubblica, ci dovremo concentrare sempre più sui sintomatici”.
Alberto Minazzi