Realizzando gli impianti di incenerimento con recupero di energia necessari alla corretta gestione dei rifiuti e valorizzando il potenziale del bioetanolo dei rifiuti di origine organica, si riuscirebbe a risparmiare circa il 5% del gas di importazione dall’estero.
In questo momento di crisi, a rilevarlo è la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche Utilitalia.
Che, in merito, fornisce dati precisi.
Gli inceneritori in Italia
A oggi, 37 inceneritori italiani funzionanti producono il 2,2% del fabbisogno nazionale ( 6,7 milioni di MWh di energia prodotta ogni anno).
Gli esperti, tenendo in considerazione il potere calorifico del metano (10,69 KWh/Sm3) e i 2,5 milioni di MWh/anno di energia che potrebbero produrre nuovi impianti, calcolano che circa 2,34 miliardi di metri cubi di gas che sui 76,1 miliardi di metri cubi annui (2021) di consumo in Italia valgono circa il 3% sul totale delle importazioni di gas dall’estero.
Inoltre, secondo il Pniec (Piano nazionale integrato per l’energia e il clima 2030) la produzione di bioetanolo da rifiuti a matrice organica è di quasi 1,1 miliardi di metro cubi l’anno (lo stesso quantitativo di metano che viene usato da tutti i trasporti in un anno e circa un terzo del metano estratto nel 2021 dai giacimenti nazionali). Potenziando quindi questi 2 punti, otterremmo un risparmio nelle importazioni di gas di quasi il 5%.
Un contributo per far fronte alla crisi
Filippo Brandolini, vicepresidente vicario di Utilitalia, ha rilevato dunque che il recupero dienergia dai rifiuti può contribuire in maniera concreta a una diminuzione dell’importazione di gas rilevando anche che, “senza impianti non è possibile chiudere il ciclo dei rifiuti in un’ottica di economia circolare” e centrare i target europei al 2035.