Sono riprese stamani ad Antalya, in Turchia le trattative tra Russia e Ucraina.
Per la prima volta vi parteciperanno i due ministri degli esteri russo Serghei Lavrov e ucraino Dmytro Kuleba, che si confronteranno con la mediazione del premier turco Erdogan.
Sarà proprio lui, verso le 12, ad aggiornare il presidente deglii Stati Uniti Biden dello stato dell’incontro.
Sul tavolo, la richiesta russa che “le repubbliche di Donetsk e Lugansk siano riconosciute come Stati sovrani e indipendenti“.
Una prospettiva che l’Ucraina, come ha dichiarato lo stesso presidente Volodymr Zelensky alcuni giorni fa, potrebbe accettare, ma senza alcuna resa e “senza cedere un solo centimetro di territorio“.
Negoziati difficili, poche aspettative da parte degli ucraini
Nell’attesa e nella speranza, nel mondo, che questi colloqui possano “aprire la strada a un cessate il fuoco duraturo” e che “questa crisi non si trasformi in una tragedia“, come ha detto Erdogan, i russi hanno bombardato la città di Okhtyrka e sferrato nuovi attacchi nella regione di Sumy oltre ai due ospedali, di cui uno pediatrico, di Kiev.
Il ministro ucraino Kuleba ha per questo dichiarato di avere aspettative limitate.
“Non ripongo grandi speranze ma cercheremo di ottenere il massimo dai colloqui”, ha affermato.
L’allarme armi biologiche e nucleare
Sullo sfondo, l’allarme, lanciato da Usa e Gran Bretagna, del possibile uso di armi chimiche e bombe a caduta libera su Kiev da parte della Russia.
Questo, in seguito all’allerta su presunti laboratori di armi biologiche degli Stati Uniti in Ucraina lanciata dalla Russia.
“Dichiarazioni assurde che hanno visto funzionari cinesi fare eco a queste teorie cospirative- ha detto la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki -. Ora che la Russia ha fatto queste false affermazioni e la Cina ha apparentemente appoggiato questa propaganda – ha continuato – dovremmo essere tutti in allerta rispetto all’uso di armi chimiche da parte della Russia o aspettarci che Mosca le usi per creare un pretesto“.
Resta alto anche il timore per le centrali nucleari ucraine.
Quella di Zaporizhzhia, ha allertato già nella giornata del 9 marzo l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) dicendosi “preoccupata”, ha smesso di trasmettere dati, così come quella di Chernobyl.