Mancano solo l’ultimo via libera dal Ministero del Sudan e il controllo sanitario per il Covid prima di uscire dai confini.
Poi si potrà mettere la parola fine a una lunga e straziante vicenda. E Marco Zennaro potrà finalmente ritornare a casa, nella sua Venezia, dove familiari e amici lo aspettano.
«L’attesa è trepidante – dice a Metropolitano.it il papà Cristiano con la voce rotta dall’emozione -. La moglie, i tre figli di 8, 7 e 4 anni, io e quanti gli vogliono bene non vediamo l’ora di riabbracciarlo. Ancora non ci sembra vero che l’incubo possa essere finito».
L’arrivo di Marco è previsto nei prossimi giorni, dopo oltre un anno dal suo arresto e 74 giorni di reclusione in condizioni disumane.
Venezia si è mobilitata per Marco Zennaro
L’imprenditore veneziano è rimasto bloccato nella capitale del Pase africano dal 16 marzo 2021 quando, al suo arrivo a Khartoum, gli fu notificato un mandato di arresto per frode.
Accusato di truffa per la fornitura da parte della sua ditta di una partita di trasformatori difettosi, ha trascorso oltre due mesi in prigione in situazione drammatica per essere poi scarcerato il 14 giugno scorso ma con il divieto di lasciare il Paese. Da allora ha vissuto prima in un albergo e attualmente, in attesa di ritornare nella sua Patria, è ospite nella foresteria dell’Ambasciata italiana.
Il papà Cristiano: “questa dovrebbe essere la volta buona per riaverlo a casa”
«Ho comunicato ieri con Marco – racconta papà Cristiano -. Fisicamente, da quando è uscito dal carcere si è ripreso. Psicologicamente è molto provato e ci vorrà del tempo perché possa iniziare ad allontanare l’incubo che ha vissuto. Dopo tante delusioni questa volta dovrebbe essere davvero quella buona per poter riavere Marco a casa. Voglio ringraziare di cuore tutte le persone che hanno aderito all’iniziativa di raccolta fondi, in primis il presidente di Unioncamere Mario Pozza che l’ha promossa, il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, il patriarca Moraglia e quanti hanno permesso di pagare l’accordo economico con la controparte che ha sbloccato la situazione».
L’intera città di Venezia e il Veneto d’altra parte sono sempre stati vicini a Marco manifestando in ogni modo solidarietà a lui e alla sua famiglia.
La garanzia di 200 mila euro che ha tolto il divieto di espatrio dal Sudan
«Mi sento però di dire che il mio sentimento di ora è misto. Non so descrivere la gioia pensando all’arrivo ormai imminente di Marco tra i suoi affetti, ma sono anche arrabbiato. Perchè è una vergogna che per chiudere definitivamente la questione sia stato necessario l’intervento dei privati. La somma pagata per la libertà di Marco la considero un vero e proprio riscatto».
Il via libera al ritorno di Marco in Patria è avvenuto dopo il deposito di 200 mila euro come forma di garanzia per ratificarlo. L’atto finale dopo tre processi che si erano conclusi con il proscioglimento da ogni accusa.
«Finalmente la fine di una lunghissima e straziante vicenda – commenta l’assessore al Bilancio del Comune di Venezia Michele Zuin -, che negli ultimi mesi si è relazionato con il papà di Marco offrendo tutto l’aiuto possibile per risolvere la situazione. Decisivo è stato sicuramente quest’ultimo sforzo fatto da tutti coloro che hanno deciso di aderire alla raccolta fondi». Ora per Marco può davvero iniziare una nuova vita.
Silvia Bolognini