L’unità di crisi del Veneto per l’emergenza-Ucraina si è riunita oggi per la prima volta. E, con la prima ordinanza, il commissario, il presidente della Regione Luca Zaia, ha nominato come suo vice e coordinatore del tavolo dei soggetti attuatori Nicola Dell’Acqua.
Un migliaio di ucraini sono già arrivati. « Ma se i flussi continuano così – ha detto Zaia – potremmo veder arrivare fino a 50 mila persone».
E’ quindi il caso di darsi da fare.
I veneti, d’altra parte, hanno preso a cuore fin da subito la situazione.
All’appello lanciato dalla Regione, che ha attivato nei giorni scorsi il conto di solidarietà (IT65G0200802017000106358023) hanno risposto in molti, versando già 143.860,28 euro.
Un migliaio sono invece le offerte di ospitalità giunte attraverso il modulo disponibile nel sito dell’ente o il numero verde della Protezione civile.
«Si sono dichiarate disponibili all’accoglienza anche persone che vivono in case popolari», ha sottolineato il presidente Zaia.
Infine, accordi stanno per essere conclusi con gli alberghi, ai quali la Regione pagherebbe solo i costi vivi.
L’arrivo dei profughi ucraini
Secondo la Protezione Civile, in Italia potrebbero arrivare tra le 700 mila e il milione di persone.
Finora, secondo il dato fornito dai temponi Covid effettuati, ne sono arrivati poco più di mille.
Quando si presenta un profugo, infatti, si verifica il suo stato di salute con un test rapido o antigenico.
«Mediamente – spiega Zaia – rispetto ai pullman, non sono tanti i positivi riscontrati». A queste persone viene poi garantita la possibilità di vaccinarsi.
Sulla base del nuovo decreto, infine, previa effettuazione di un tampone di controllo, viene garantita anche la possibilità di spostarsi sul territorio nazionale, per raggiungere parenti o amici che offrono loro ospitalità, con una deroga alle norme sul Super Green Pass con validità massima di 5 giorni.
L’idea di un hub
«È impensabile – ha quindi aggiunto Zaia – che ogni piazza del Veneto diventi un hub. L’idea su cui stiamo ragionando è quindi di mettere in piedi un hub unico: un piazzale dove smistare i profughi, facendo trovare loro un punto tamponi, un’accoglienza in lingua e prime informazioni, oltre ad altre opportunità, come ad esempio un prestito d’onore per acquistare un biglietto del treno per raggiungere i familiari».
La Regione Veneto sta inoltre valutando di trasformare Villa Rietti Rota, a Motta di Livenza, nel Trevigiano orientale, come ulteriore struttura d’accoglienza.
Si tratta di un immobile, pensato inizialmente come centro formazione con ospitalità, che, tramontato il progetto originale, la Regione non riesce a vendere.
La quindicina di disabili annunciati in arrivo in un pullman da 40 persone saranno intanto inserite nella struttura di Noale.
Alberto Minazzi