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Covid. Hong Kong al centro della nuova ondata

Covid. Hong Kong al centro della nuova ondata

L’Italia, l’Europa e buona parte dell’Occidente stanno finalmente iniziando a tirare un sospiro di sollievo dopo i 2 lunghi anni di Covid.
Ma l’emergenza sanitaria mondiale non è ancora finita.
A inquietare, in queste ore, sono soprattutto le immagini che arrivano da Hong Kong.
Qui, in sole 24 ore, è stato registrato un numero di contagi pari alla metà di tutti quelli contabilizzati da inizio pandemia. E il sistema sanitario della regione autonoma della Cina rischia il collasso.Un chiaro esempio in tal senso sono i numerosi pazienti costretti a lunghe attese nei parcheggi degli ospedali.

Cauda: situazione da monitorare, ma non nuova minaccia

«Ogni informazione che ci arriva da qualsiasi remota parte del mondo – commenta Roberto Cauda, direttore della UOC Malattie infettive del Policlinico Gemelli di Roma – va presa con grandissima attenzione. La situazione va cioè monitorata. Ma, ciò premesso, presumo che si tratti dell’arrivo in quel Paese della stessa ondata legata a Omicron che abbiamo vissuto anche in Europa e in Italia, per cui non dovrebbe trattarsi di qualcosa di diverso».

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Roberto Cauda, direttore dell’Unità operativa complessa di Malattie infettive al Policlinico Gemelli di Roma

E anche la scienza potrebbe offrire sostegno a questa tesi.
«Quando un virus entra in una comunità – ricorda Cauda – non lo fa in maniera uniforme. Basti pensare all’Italia, dove la prima ondata ha colpito le regioni in modo ben diverso, prima che il lockdown intervenisse per frenare la diffusione del virus. Ma la stessa ondata di Omicron ha colpito prima la Lombardia, che ha raggiunto il picco già a dicembre, mentre adesso è il Lazio ad avere il più elevato numero di casi legati a questa variante».

Dalla pandemia all’endemia

Omicron, insomma, sarebbe penetrata più tardi nel mondo asiatico rispetto a quanto avvenuto in Europa. Ma ci sono anche ragioni legate alle scelte di gestione, come le politiche restrittive sugli ingressi, che possono aver contribuito all’attuale boom ritardato di Covid a Hong Kong.
«Dal punto di vista epidemiologico – riprende il medico – il mondo è diviso in 2 parti. Da una parte ci sono Europa e Nord America, che, prendendo atto che dovremo ancora fare i conti col virus, puntando sui vaccini hanno deciso di accontentarsi del passaggio da un’epidemia-pandemia all’endemia».

La politica “zero contagi”

L’altra strada è quella “zero contagi” perseguita dalla Cina con misure rigide e un gran numero di tamponi effettuati per contenere la diffusione del virus.
«È un po’ la filosofia – ricorda Cauda – che è stata adottata con successo nel 2002/03 con la Sars. Con il Sars-CoV-2, questa strategia, tra fine 2019 e 2020, non ha invece funzionato per l’elevato numero di asintomatici. E non è un caso che, adesso, le autorità cinesi puntino molto sull’isolamento anche di chi non ha sintomi».

La lezione di Hong Kong

Anche Roberto Parrella, vicepresidente della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, è sulla stessa linea di Cauda. «Sicuramente – commenta – quella di Hong Kong è l’ondata di Omicron che è arrivata fin lì. Il problema deriva dal fatto che la strategia cinese impone a tutti i positivi l’isolamento in ospedale e la contagiosità di Omicron ha fatto saltare il sistema. In più, insieme ai vaccini utilizzati, c’è lì il problema della bassa percentuale di vaccinati tra gli anziani, che sono i più fragili».
Da quanto sta succedendo a Hong Kong, comunque, è possibile trarre una lezione anche per noi.
«La situazione attuale – prosegue Parrella – dimostra che è impossibile adottare una strategia di ospedalizzazione di fronte a una variante così diffusiva. Bisogna piuttosto spingere sul trattamento a domicilio, anche perché adesso abbiamo delle “armi” che prima non esistevano, per evitare di bloccare tutto il sistema. E anche da noi dobbiamo organizzare il sistema sanitario in maniera diversa per chi, ricoverato per altre cause, risulti poi positivo al Covid».

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Roberto Parrella, vicepresidente della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali

Omicron e Omicron 2

E, visto che l’ondata orientale è legata a Omicron, il vicepresidente di Simit si addentra anche su questa variante e sulla sua “cugina” Omicron 2.
«Omicron 2 – spiega – ha dimostrato sicuramente di essere più trasmissibile di Omicron. E ci sono dati relativi agli animali, anche se non immunizzati, che mostrano come possa essere correlata a possibili forme più gravi di malattia. Ma, nell’uomo, la copertura vaccinale sembrerebbe essere in grado di bloccare l’evoluzione verso un Covid severo».

La situazione di Hong Kong

Nel frattempo, Hong Kong va verso misure drastiche.
Innanzitutto, ognuno dei 7,5 milioni di residenti da marzo dovrà, a pena di salate multe, sottoporsi a 3 cicli di tamponi obbligatori, oltre ad effettuare giornalieri test rapidi a domicilio.
Le autorità puntano inoltre a isolare in apposite strutture temporanee tutti i positivi, anche asintomatici. Fino al 20 aprile, poi, resteranno chiuse scuole e attività commerciali come bar, palestre e saloni di bellezza. E fino alla stessa data non potranno atterrare ad Hong Kong i voli provenienti da Australia, Gran Bretagna, Canada, Francia, India, Pakistan, Filippine e Usa. Nel contempo, è stato presentato un pacchetto di aiuti da complessivi 19,2 miliardi di euro per far fronte alla crisi economica e sociale legata all’emergenza sanitaria.

Alberto Minazzi

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