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Pensioni: nel 2020 l’Inps risparmia 1,1 miliardi per effetto della pandemia

Pensioni: nel 2020 l’Inps risparmia 1,1 miliardi per effetto della pandemia

Nel 2020 l’eccesso di mortalità dovuta al Covid è stato del 96,3% e ha determinato per Inps 1,1 miliardi di euro in spesa per pensioni in meno da erogare. E’ uno dei dati più rilevanti che si evince dal nono rapporto de “Il Bilancio del Sistema previdenziale italiano. Andamenti finanziari e demografici delle pensioni e dell’assistenza per l’anno 2020”, presentato in Senato, a Roma.
L’obiettivo del documento curato dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali è quello di identificare criticità, peculiarità e tendenze del sistema di protezione sociale italiano ponendo particolare attenzione alla sua sostenibilità futura. Il Rapporto affronta anche un’analisi puntuale della spesa pensionistica , delle entrate contributive e dei saldi delle differenti gestioni pubbliche e privatizzate che compongono il sistema pensionistico obbligatorio del Paese.

La sostenibilità del sistema pensionistico italiano

Per la pandemia si avrà come conseguenza una spesa minore per 11,9 miliardi.
Il 96,3% dell’eccesso di mortalità registrato – dice il Rapporto – ha riguardato persone con età uguale o superiore a 65 anni, per la quasi totalità pensionate. Prendendo poi in considerazione l’ampio ricorso agli ammortizzatori sociali speciali durante la pandemia, la recente ripresa dell’occupazione e le adesioni a Quota 100 minori del previsto, la previsione è che il rapporto spesa pensionistica/PIL dovrebbe ridursi. Passerebbe quindi progressivamente dal 14,27% del 2020 al 13,19% del 2021 per arrivare al 12,32% nel 2024.
Nel corso dei prossimi 2, 3 anni inoltre per la riduzione dei flussi di pensionamento dal 2022 (fino Quota 100) assieme alla cancellazione di prestazioni a lunga decorrenza dovrebbero essere ammortizzate le perdite prodotte da Covid con una risalita del rapporto attivi/pensionati intorno al valore di 1,49 già nel 2024. Secondo le proiezioni di Itinerari Previdenziali quindi l’incremento degli attivi e il flusso dei contributi dovrebbero riportare il disavanzo Inps sui 20,8 miliardi entro il prossimo triennio.

Interventi su quattro fronti per il sostegno del sistema

«Ad oggi – afferma il presidente del centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali Alberto Brambilla – il sistema è sostenibile e lo sarà anche tra 15 anni, nel 2035, quando le ultime frange dei baby boomer nati dal Dopoguerra al 1980 si saranno pensionate. Tuttavia per mantenere la sostenibilità pensionistica è necessario intervenire su 4 ambiti fondamentali: le età di pensionamento, attualmente tra le più basse d’Europa (62 anni l’età effettiva contro i 65 della media europea) nonostante un’ aspettativa di vita tra le più elevate a livello mondiale; l’invecchiamento attivo dei lavoratori attraverso misure che favoriscano un’adeguata permanenza sul lavoro delle fasce senior della popolazione; la prevenzione, intesa come capacità di progettare una vecchiaia in buona salute; le politiche attive del lavoro da realizzare di pari passo con un’intensificazione della formazione professionale anche on the job».

 

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Tag:  pensioni