La crisi corre tra le pagine, che rischiano di rimanere bianche. O non esserci più, punto.
Il nuovo allarme, che si aggiunge a quelli degli ultimi mesi nonostante il 2021 si sia chiuso per l’Italia con un Pil in espansione del 6,5%, viene dall’editoria.
Tra il 2020 e il 2021, complici lockdown e vincoli al movimento causa pandemia, aveva vissuto una nuova primavera, con un aumento della fatturato pari al 16% e fruizione di libri che indicava una netta inversione di tendenza ponendosi al 4. posto in Europa per vendita e diffusione e 6. posizione a livello mondiale.
Carta e materie prime costano troppo: rischiamo di perdere i libri
Ma l’inversione di tendenza è in agguato, con gli editori tornati in trincea.
Infatti, i colli di bottiglia nei costi in costante aumento e nell’approvvigionamento delle materie
prime, in questo caso la cellulosa, e nella disponibilità del prodotto finito, ovvero la carta, stanno
trascinando, velocemente, il settore in una congiuntura negativa.
Meno carta, e più costosa, uguale meno libri.
Tra le righe sta accadendo ciò che possiamo verificare ogni giorno con i prezzi che si infiammano. Energia, alimentari, servizi, beni durevoli.
Tutto costa di più, con all’orizzonte una sforbiciata ai consumi, i libri fra le prime vittime.
Istat: nel 2021 un rallentamento della produzione industriale
“Gli editori, ma più in generale tutta la filiera, vivono un momento paradossale – denuncia la
padovana Chiara Finesso, presidente dell’Associazione Editori Veneti, la più numerosa e
propositiva in Italia –.Con l’onda lunga di una solida ripresa di produzione e vendite nel biennio
2020-21 siamo ora costretti a fare i conti con costi, non solo energetici, crescenti capaci di soffocare questo rimbalzo che nonostante tutto sta ancora reggendo”.
Più in generale, la fotografia di questa nuova emergenza è scattata dall’Istat, che per il dicembre
2021 ha fissato un rallentamento dell’1% nella produzione industriale.
La crisi delle cartiere
Brutto segnale che non risparmia evidentemente anche il settore carta che, con le sue oltre 17mila aziende (quelle iscritte a Confindustria) e un fatturato che supera i 21 miliardi di euro, rappresenta la fonte della materia prima per tutta l’editoria.
Se rallentano o si fermano i grandi impianti delle cartiere per i libri non c’è scampo.
Infatti, sul versante dei librai, Cristina Giussani, presidente nazionale del Sindacato italiano Librai
(Confesercenti) si attende l’aumento dei prezzi di copertina già dalle nuove uscite di questo
trimestre.
Giussani: aspettative sul il Decreto Biblioteche
“Chi stampa non sottoscrive più contratti bloccati con gli editori per il crescente costo
della carta. E’ un vero ribaltamento dal “grande furore” di vendite che aveva contraddistinto il 2020. Una soluzione potrebbe venire dal governo”.
Il riferimento di Giussani è al Decreto biblioteche del ministro Franceschini già avviato nel 2020
che stanzia 30 milioni di euro l’anno fino al 2024 per l’acquisto di libri da librerie del territorio (quindi escludendo le grandi catene e l’online) da parte delle biblioteche pubbliche.
Un percorso virtuoso teso a rivitalizzare proprio le biblioteche, soprattutto quelle di centri medio-piccoli, volano anche per le vendite al consumo individuali.
Mazzanti: i margini di manovra sono limitati
Carlo Mazzanti, editore veneziano (ME Publisher), e past president dell’Associazione degli Editori
Veneti, avverte: “Nell’ultimo trimestre del 2022, con il fenomeno che si sta confermando anche in
questo inizio di anno, le tipografie si fermano: niente carta e costi che lievitano” ma rispolvera un vecchio slogan, “piccolo è bello”.
“Sì perché la flessibilità del piccolo editore in molti casi ha permesso di dribblare una congiuntura avversa, reazione più difficile nel caso di un’impresa di grandi dimensioni con le sue rigidità strutturali. Tuttavia, i margini di manovra sono certamente limitati”.
Anche l’andare a comperare un romanzo in libreria è parte di una catena industriale sottoposta a
forte stress. Non si salva nessuno.
Saggistica, narrativa, libri per ragazzi, libri d’arte. E i testi per le scuole.
Testi scolastici, libri d’arte e cataloghi i più a rischio
Questo è forse la tipologia che segnala la maggiore criticità, in quanto i prezzi dei libri
scolastici sono vincolati, quindi senza margini per l’editore.
In più sedi sono state avanzate proposte per venire incontro alle “edizioni scolastiche” anche attraverso la formula di bonus per l’acquisto in capo ad istituzioni come gli enti Regione.
Altro comparto destinato ad essere penalizzato è quello dei libri d’Arte e i cataloghi delle mostre e dei musei: grande formato, con molte foto e illustrazioni, carte pregiate.
Un destino già segnato?
“Anche per i libri di turismo e viaggi la domanda è in calo, e l’editore lo registra, – precisa Finesso– per effetto della limitazione negli spostamenti, soprattutto quelli a lunga distanza. Come si vede tutto è strettamente connesso”.
In Italia si preferisce il libro tradizionale
Peraltro, sono allo studio alcune misure da inserire in un progetto di legge anch’esso di iniziativa
del ministero della Cultura che dovrebbe prevedere anche il credito d’imposta per l’acquisto della carta per gli stampatori e per le spese di trasporto, il tutto inserito in un più complessivo indirizzo di promozione della lettura e allargamento della platea dei lettori. Privilegiando quindi il libro tradizionale, quello stampato, ma guardando anche alle nuove tecnologie che però in Italia e più in generale in Europa non sembrano sfondare.
E’ l’opinione di Francesco Chiamulera, responsabile della rassegna Una Montagna di Libri: “In effetti, nell’ambito degli appuntamenti letterari cortinesi ci siamo interessati di ebook e audiolibri. Tuttavia, mi sembra che non siano segmenti decisivi per il mercato, il libro stampato resta saldamente predominante”.
Tra E-book, metalibri e start-up
In particolare, per gli ebook il trend appare stagnante, con una quota inferiore al 10% in Europa e l’Italia in linea (9,4% nel 2020) laddove nel mondo di lingua inglese, il libro elettronico spesso affianca in termini di percentuali di vendita il primato del libro tradizionale.
Eppure, anche su questo fronte vanno segnalate delle novità e a confermarlo è ancora Chiara
Finesso, fondatrice e direttore editoriale della casa editrice Il Poligrafo.
“Parliamo sempre di piccoli editori, giovani – spiega -. Potrei definirle delle start-up che si affacciano nel campo dell’editoria esclusivamente digitale e che in alcuni casi hanno promosso anche gruppi di lettura con recitativi talvolta di attori per confezionare gli audiolibri. Alcuni di questi editori sono iscritti alla nostra Associazione”.
Altri editori hanno scelto la strada “ibrida” proprio come la ME Publisher, che con un catalogo di 30 titoli l’anno, è impegnata anche sul versante della multimedialità complessa (Benvenuti nell’editoria del futuro, è il loro branding). Una nuova frontiera capace di portare l’editoria fuori dalle insidie anche di questa congiuntura economica.
Buona lettura
Agostino Buda
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