Il tema della gestione della pandemia da Covid 19 in Italia si appresta a vivere ore decisive.
Oggi, dopo la riunione della loro Conferenza, le Regioni si incontreranno col ministro Speranza in vista del Consiglio dei Ministri “per vedere se passa la nostra linea”, ha spiegato il presidente del Veneto, Luca Zaia.
Che ha subito aggiunto: “Sono giornate molto importanti per togliere le complicazioni alla vita dei cittadini, perché mi sembra che ci siano le condizioni per gettare il cuore oltre l’ostacolo. Oggi siamo chiamati a scrivere le regole di sanità pubblica per il futuro, che saranno destinate a valere all’infinito. È un momento storico cruciale”.
Puntare sui sintomatici
“In base ai dati odierni – ha affermato il presidente del Veneto – mi sento di dire, sulla base di 24 mesi di Covid, che, visto che è cambiato lo scenario, va cambiata anche la strategia”.
In tal senso, Norvegia e Danimarca sono state le prime a togliere le restrizioni. E, sottolinea Zaia, “c’è un movimento di pensiero, nei piani di sanità pubblica europei e internazionali, che si sta adeguando velocemente alle indicazioni dell’Ecdc”.
È quindi quella dell’ente europeo, per il governatore, la linea di ragionamento dalla quale partire.
“Sono convinto – ha affermato – che bisogna concentrarsi sempre più sui sintomatici: non possiamo pensare di qui all’infinito a correre dietro a tutti i cittadini con il contact tracing. Se partiamo dall’idea che il virus non ci abbandonerà e diventerà ubiquitario, e tale è, non è però così invasivo per gli effetti clinici e per la ricaduta sugli ospedali, perché sostanzialmente abbiamo raggiunto l’immunità di gregge”.
“Modello morbillo” per la scuola
Oltre a “cambiare la vita per il sistema di sanità pubblica, secondo Zaia concentrarsi sui sintomatici avrebbe particolarmente senso guardando al mondo scolastico.
“In tale ambito – ha detto – siamo convinti che funzioni il cosiddetto “modello morbillo”. E cioè quello per cui, come si è fatto in passato, un positivo sta a casa in isolamento, mentre i compagni devono restare in classe, togliendo tutte le complicazioni legate ai tamponi”.
Quella avvenuta a gennaio, del resto, è ritenuta dal presidente del Veneto una “falsa apertura” degli istituti, visto che la gran parte delle famiglie hanno avuto a che fare con quarantene o isolamenti. “Se avessimo scelto di aprire dal 1° febbraio – ha commentato Zaia – avremmo tolto una serie di alti e bassi per le famiglie. Ma non si è voluto ascoltare questo suggerimento. Chiederemo che le scuole restino libere. E non condivido, nelle scuole, la distinzione tra vaccinati e non vaccinati”.
Curve venete in calo
Continua, intanto, il rallentamento delle curve del contagio in Veneto.
Nelle 24 ore, l’incidenza è scesa di poco sotto il 10% (14.190 nuovi positivi su 142.124 test effettuati) e i ricoveri sono calati di 37 unità: -35 in area medica (con l’attuale totale a 1.804) e -2 in terapia intensiva (168 ricoverati in rianimazione per Covid). L’Rt è attualmente a 1, l’occupazione in area medica al 26% (ma la proiezione a 7 giorni è al 24,2%) e quella in terapia intensiva al 17% (con proiezione al 15%).
“Pur senza banalizzare l’infezione, perché il rischio c’è sempre – sono le parole di Luca Zaia – c’è un approccio di più familiarità verso il virus. Ed è confermato che, soprattutto nelle fasce d’età più basse, finisce in ospedale chi non è vaccinato”. Per questo, la Regione sta pensando a riscrivere il piano di sanità pubblica, in particolare rispetto agli accessi dei familiari in ospedale e alla ripresa di alcune attività ospedaliere per i pazienti non Covid.
La vaccinazione
La campagna vaccinale, infine, continua a galoppare. La copertura della popolazione è arrivata all’88,9%, con anche un terzo di bambini tra 5 e 11 anni che hanno già ricevuto la somministrazione. Delle 25.063 dosi somministrate nelle ultime 24 ore, 1.288 sono state prime dosi e circa 20 mila booster. E per domani è previsto il superamento di quota 10,5 milioni di inoculazioni. All’entrata in vigore dell’obbligo di vaccinazione per gli over 50, i Veneti passibili di sanzione sono invece circa 160 mila.
Il presidente del Veneto si è infine soffermato sulla richiesta, presentata da Pfizer negli Stati Uniti, di poter utilizzare i vaccini in via emergenziale anche per i bambini sotto i 5 anni. “Penso che queste riflessioni da noi non si porteranno tanto avanti. A un certo punto penso che bisogna dire di fermarsi. Anche perché la mia opinione, basata su quel che ci dicono i dati, è che possiamo gestire la situazione senza vaccinare chi ha meno di 5 anni”.
Alberto Minazzi