Sulle strade italiane si continua a morire.
Secondo i dati ACI-Istat, ogni 2,5 ore una persona perde la vita e ogni ora 28,6 persone sono coinvolte in incidenti stradali ferendosi.
La denuncia arriva dall’associazione Rete Vivinstrada , di cui fanno parte molti familiari di vittime della strada, che ha indirizzato al presidente della Repubblica uscente, Sergio Mattarella, una lettera affinché chiuda il suo settennato “con un severo e fermo appello alla coscienza della Cittadinanza, dei Media, degli Organi di Governo, Legislativi ed Amministrativi affinché si possa interrompere questa violenza stradale perché – sottolineano -sono tutte morti evitabili”.
Investiti e uccisi sulle strisce pedonali
Nella missiva si evidenzia come queste riguardino soprattutto pedoni.
Nell’ultimo anno ne sono morti “più di 600 – si legge – e più della metà investiti sulle strisce pedonali. Non chiamiamole disgrazie o incidenti – scrivono i membri dell’associazione – Si tratta di violenza stradale e di inciviltà”.
3500 vittime in un anno sono troppe e ciò che l’appello di Vivinstrada rivendica è una strategia d’intervento volta a un obiettivo di zero morti, come esiste in altri Paesi del mondo.
Ma non occorre andare troppo in là.
Ridurre la velocità e intervenire sul piano urbano
“Ai primi di ottobre 2021 il Parlamento Europeo ha votato una risoluzione per abbassare a 30 km/h il limite di velocità in tutte le aree edificate – ricorda Vivinstrada – Mentre l’Europa va verso il futuro, l’Italia torna indietro di decenni. La stessa Europa ha reso obbligatorio l’importantissimo dispositivo di limitazione automatica della velocità I.S.A. (Intelligent Speed Adaptation) da maggio 2022, ma il nostro Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili non ha ancora predisposto alcun provvedimento di recepimento”.
Il Piano italiano ritenuto insufficiente
In Italia è stato approvato un Piano Nazionale della Sicurezza Stradale 2030.
“In realtà -dicono i familiari delle vittime della strada – la cornice del piano è quella della deresponsabilizzazione di chi causa i sinistri, riconducendo il fattore “errore umano” a pura fatalità, nella previsione – e rassegnata accettazione – che i conducenti siano necessariamente distratti e, oltre ad impattare tra loro, non si possano accorgere della presenza di pedoni e ciclisti. Nessuna parola invece – concludono -sulla necessità di introdurre una normativa sui dispositivi di moderazione, come tutti i paesi europei hanno fatto da almeno 30 anni. Questo è inaccettabile”.
Le richieste di Vivinstrada
Oltre all’introduzione dei dispositivi di moderazione, Vivinstrada sostiene la necessità di potenziare i controlli della polizia stradale, di fare formazione sui comportamenti pericolosi di guida, di ridisegnare gli spazi pubblici con opere di moderazione del traffico e di invertire la “piramide della mobilità”.
Non più Auto Privata- Trasporto Pubblico -Ciclisti -Pedoni, disabili e bambini ma Pedoni, disabili e bambini -Ciclisti -Trasporto Pubblico -Auto Privata.
“Parigi, Madrid, Barcellona, Bilbao e Bruxelles hanno già scelto di abbassare i limiti di velocità ed Helsinki ha raggiunto le zero vittime grazie al limite dei 30 km/h nelle aree urbane – conclude la lettera -Attendiamo con fiducia anche noi una strategia di cultura della strada, moderazione, controllo e riduzione del traffico“.