È il quinto vaccino contro il Covid approvato dall’Ema, l’Agenzia del farmaco europea, dopo quelli di Pfizer-BioNTech, Moderna, Astrazeneca e Johnson&Johnson.
Ma potrebbe essere quello in grado di far superare la ritrosia a sottoporsi alla somministrazione in buona parte di coloro che fin qui hanno scelto di non immunizzarsi per la paura nei confronti delle nuove tecnologie farmaceutiche.
Un vaccino “tradizionale”
A differenza dei predecessori, infatti, Nuvaxovid, il siero sviluppato e prodotto da Novavax, adotta un procedimento noto e utilizzato da anni.
Il vaccino, che comincerà a essere disponibile in tutta l’Unione Europea presumibilmente da gennaio, si basa cioè sull’utilizzo delle proteine.
L’autorizzazione di Ema
Al termine di una riunione straordinaria, il Comitato tecnico per i medicinali a uso umano di Ema ha dato ieri, 20 dicembre, il via libera all’immissione in commercio condizionata del vaccino di Novavax nei Paesi dell’Unione. La casa farmaceutica sarà in grado, come ha subito riferito la Commissione europea, di consegnare fino a 100 milioni di vaccini.
Le prime dosi, precisa la nota della Commissione “dovrebbero arrivare nei primi mesi del 2022”.
I vaccini già opzionati
Gli Stati membri hanno già ordinato, in attesa dell’ok di Ema, circa 27 milioni di dosi di Nuvaxovid per i primi 3 mesi del prossimo anno. L’Unione Europea, ancora il 4 agosto, aveva infatti firmato un contratto con la casa farmaceutica per prenotare il vaccino non appena arrivato l’autorizzazione al commercio del nuovo vaccino. Nell’accordo è previsto anche che i Paesi dell’Unione potranno acquistare altri 100 milioni di dosi nel 2022 e nel 2023.
Gli studi su Nuvaxovid
I dati esaminati da Ema hanno soddisfatto i criteri adottati in Europa sul fronte della qualità, dell’efficacia e della sicurezza del prodotto.
Questi aspetti continueranno comunque a essere monitorati, sia attraverso il sistema di farmacovigilanza dell’Unione Europea, sia con l’effettuazione di ulteriori studi tanto da parte dell’azienda che per quanto riguarda le autorità europee, anche durante l’utilizzo del farmaco. Su Nuvaxovid, i principali studi sono stati effettuati prima in Messico e negli Stati Uniti, poi nel Regno Unito, su un campione complessivo di oltre 45 mila maggiorenni.
L’efficacia testata su Alfa e Beta
Dal primo studio è emersa una capacità di riduzione dei casi sintomatici di Covid-19, a partire da 7 giorni dopo la somministrazione, pari al 90,4% (14 su 17.312 persone). Lo studio britannico ha confermato tale percentuale, attestando l’efficacia all’89,7% (10 casi su 7.020 persone). Ema ha quindi concluso che si può confermare per il vaccino di Novavax un’efficacia “di circa il 90%”. Va comunque detto che i test sono stati effettuati in una fase della pandemia in cui erano prevalenti il ceppo originale e le varianti Alpha e Beta. “Attualmente – ammette l’Ema – sono disponibili dati limitati sull’efficacia di Nuvaxovid contro altre varianti preoccupanti, inclusa Omicron”.
Il vaccino di Novavax: cos’è
Nel vaccino della big pharma americana è contenuta una proteina Spike del Sars-Cov-2 prodotta in laboratorio, insieme a un adiuvante, cioè una sostanza che aiuta a rafforzare la risposta immunitaria. Il sistema immunitario, riconoscendo la proteina come estranea, risponde infatti producendo difese naturali come anticorpi e cellule “T”. Queste si attiveranno in caso di eventuale contatto dell’organismo con il coronavirus, impedendone l’ingresso nelle cellule e distruggendo quelle infette.
Novavax: come funziona
Come gli altri vaccini, anche Nuvaxovid prevede 2 somministrazioni, effettuate a 3 settimane di distanza l’una dall’altra. Gli effetti collaterali emersi dai test sono stati generalmente lievi o moderati, con una durata di massimo un paio di giorni dall’inoculazione. Tra i più comuni effetti indesiderati, sensibilità o dolore al sito di iniezione, stanchezza, dolori muscolari, mal di testa, sensazione generale di malessere, dolori articolari e nausea o vomito.
La strategia vaccinale europea
La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, auspicando che possa incoraggiare a vaccinarsi tutti coloro che ancora non lo hanno fatto, ha ricordato come questo sia ” il quinto vaccino sicuro ed efficace del nostro portafoglio di vaccini. Offre una protezione aggiuntiva ai cittadini europei contro la pandemia in un momento in cui la variante Omicron si sta rapidamente diffondendo – ha detto -. E’ necessario intensificare la vaccinazione e la somministrazione di richiami“.
La fornitura di Novavax va ad aggiungersi alle dosi già acquistate o prenotate in Europa. Si tratta di 2,4 miliardi di Pfizer-BioNTech, 460 milioni di Moderna, 400 milioni di Astrazeneca e 400 milioni di Johnson & Johnson.
Alberto Minazzi
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