A novembre 2022, l’aumento dei prezzi dei beni al consumo per l’intera collettività in Italia è continuato, ma a ritmi leggermente inferiori rispetto a quanto era stato previsto sulla base delle stime preliminari.
Lo ha sottolineato l’Istat, che, rispetto all’inizialmente previsto +3,8% su base annua, ha ritoccato al ribasso la stima relativa al mese scorso, arrivando al +3,7% dal +3% di ottobre. L’indice nazionale Nic, al lordo dei tabacchi, ha infatti registrato un +0,6% su base mensile.
Il peso dei beni energetici
Nonostante il rallentamento, dunque, l’inflazione nel nostro Paese fa registrare nuovi record.
Era da settembre 2008, con un +3,8%, che non si toccava una percentuale così alta. La principale causa di questa accelerazione tendenziale è facilmente individuabile, nei dati Istat. I beni energetici sono infatti passati dal +24,9% di ottobre al +30,7%.
Un incremento ancor più marcato se ci si sofferma solo sulla componente non regolamentata, passata dal +15% al +24,3% (+7,9% su base congiunturale). Mentre rallenta leggermente, pur restando a ritmi di crescita molto sostenuti, la componente regolamentata (da +42,3% a +41,8%).
Il “carrello della spesa”
La revisione della stima al ribasso da parte dell’Istat ha riguardato anche il cosiddetto “carrello della spesa”, ovvero i soli beni alimentari e quelli destinati alla cura della casa e della persona. Pur con la conferma di un’accelerazione tendenziale, questa è passata dal +1% al +1,2% e non al +1,4% inizialmente previsto.
Più leggera la ridefinizione della crescita dell’inflazione sui prodotti ad alta frequenza di acquisto, che dunque mantengono una accelerazione più marcata. La stima di aumento indicava un +3,8%, mentre si è attestata al +3,7% rispetto al precedente +3,1%.
Beni alimentari e trasporti
A contribuire all’aumento congiunturale dell’indice generale sono comunque quasi tutti i comparti merceologici. Tra questi spiccano le tensioni inflazionistiche registrate per Beni alimentari e Servizi relativi ai trasporti. Nello specifico, gli alimentari non lavorati aumentano del +1,4% e quelli lavorati del +0,6%. I trasporti passano dal +2,4% al +3,6%.
Per questi comparti sottolinea l’Istat, “l’inflazione di fondo sale a livelli che non si vedevano da maggio 2013″.
Sia quella al netto degli energetici e degli alimentari freschi che quella al netto dei soli beni energetici passano infatti dal +1,1% di ottobre al +1,3% di novembre. L’inflazione acquisita per il 2021 è invece pari a +1,9% per l’indice generale e a +0,8% per la componente di fondo.
Gli altri dati dell’Istat
Tra i comparti in cui, a novembre, l’inflazione è addirittura diminuita si trovano i Beni durevoli (-0,4%) e, per ragioni per lo più dovute a fattori stagionali, i Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (-0,7%). In generale, su base annua, accelerano comunque sia i prezzi dei beni (da +4,2% a +5,1%) che quelli dei servizi (da +1,3% a +1,7%). Aumenta dunque, rispetto a ottobre, la forbice del differenziale inflazionistico tra queste due tipologie: la differenza dell’inflazione sui beni e sui servizi, che a ottobre era del 2,9%, è ora del 3,4%.
L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) registra infine un aumento del +0,7% su base mensile (rispetto a una stima preliminare del +0,8%) e del +3,9% (era stato stimato un +4%) su base annua, dal +3,2% di ottobre. L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (Foi), al netto dei tabacchi, fa invece segnare un aumento del +0,6% su base mensile e del +3,6% su base annua.
Alberto Minazzi