La crescita del prodotto interno lordo dell’Italia nel 2021 andrà oltre ogni più rosea previsione. Un +6,3%, rilevato dagli analisti dell’Ocse, che va in senso opposto rispetto alla tendenza mondiale generale, che vede invece un leggero ridimensionamento delle stime. Dati che fanno del nostro Paese la nuova “locomotiva” economica d’Europa nell’attuale fase di ripresa, come era avvenuto forse solo negli anni ’60 dello scorso secolo.
Prospettive economiche dell’Ocse per l’Italia
La rivalutazione al rialzo della crescita del pil italiano arriva dal periodico aggiornamento delle Prospettive economiche dell’Ocse, presentato a Parigi.
La stima della crescita dell’economia italiana, nel rapporto appena pubblicato, incrementa di 0,4 punti percentuali per il 2021 quella precedente del 21 settembre, allora attestata al +5,9%.
Migliora anche la previsione per il 2022, quando l’Ocse prevede per il nostro Paese una crescita del pil pari al 4,6% (a settembre l’incremento era stato quantificato in un +4,1%), mentre per il 2023 la stima è attualmente al +2,6%.
Stime superiori a quelle della nota di aggiornamento del Def
Le previsioni degli analisti, dunque, per l’Italia continuano a migliorare.
A fine 2020, la previsione per il 2021 era di un aumento del pil del 4,3%, scesa al 4,1% a marzo, ma poi risalita a maggio al 4,4%. La previsione del 9 marzo sul 2022 indicava una crescita del 4%, in linea con il trend globale, poi aggiornata il 31 maggio al 4,4% . L’attuale previsione del +6,3% supera anche quella del +6% inserita dal Governo nella Nota di aggiornamento al Def.
L’Istat ha intanto confermato il +2,6% di crescita della nostra economia nel terzo trimestre 2021.
Le altre previsioni Ocse per il nostro Paese
Il World Economic Outlook di dicembre dell’Ocse, oltre che sul pil, si addentra anche in altri aspetti della nostra economia.
Pur restando “una fonte di potenziale vulnerabilità”, il debito pubblico continua la tendenza alla decrescita, con un rapporto con il pil al 154,6% nel 2021, al 150,4% nel 2022 e al 148,6% nel 2023. Per abbassare ulteriormente il livello del debito, sottolinea l’Ocse, servirebbe però una ancor “maggiore crescita nel medio termine”. Cala comunque anche il rapporto deficit/pil: 9,4% quest’anno, 5,9% il prossimo e 4,3% il successivo. Tra i rischi potenziali, il previsto “forte aumento” dei prestiti bancari in sofferenza.
Ancora da lavorare su occupazione e crescita salariale
Pur con una tendenza al miglioramento, non è però all’altezza della ripresa delle attività la forza della ripresa dell’occupazione, sostenuta, anche in prospettiva, principalmente dai contratti a tempo determinato.
Il tasso di disoccupazione previsto a fine anno dovrebbe essere pari al 9,6%, poi all‘8,9% nel 2022 e all‘8,4% nel 2023. Ed è ancora contenuta la crescita salariale. “L’attuazione di riforme strutturali per digitalizzare e snellire i sistemi di giustizia civile e fallimentare, aumentare la concorrenza, soprattutto nei servizi, e aumentare l’efficienza della Pubblica Amministrazione – conclude l’Ocse – rimane cruciale, insieme alla riforma fiscale per ridurre il cuneo e la complessità delle imposte sul lavoro”.
L’aggiornamento su base mondiale
Il quadro delineato dall’Ocse nell’aggiornamento di dicembre ha invece portato a ridimensionare leggermente le stime sulle prospettive economiche mondiali. L’attuale cautela, legata soprattutto alle incertezze connesse all’emergenza sanitaria, e una crescita forte ma poco bilanciata, con un peso anche delle disparità della campagna vaccinale contro il Covid (con la variante Omicron che potrebbe minacciare la ripresa), hanno determinato una previsione degli analisti di una crescita del pil planetario al +5,6%, quando era attestata al +5,8% la scorsa primavera. Le previsioni per i seguenti anni si attestano al +4,5% nel 2022 e al +3,2% nel 2023.
Le stime per Eurozona, Stati Uniti e Cina
Come l’Italia, il nuovo outlook dell’Ocse fa registrare dati in crescita anche per il resto dell’Eurozona, con la stima che passa dal +4,3% di maggio all’attuale +5,2%.
La prospettiva del prossimo anno è ora al +4,3% e quella del 2023 al +2,5%. Anche se, in termini assoluti, i valori restano più alti, il ridimensionamento delle percentuali di crescita riguarda invece due delle principali economie mondiali. Gli Stati Uniti, infatti, scendono dal +6,9% al +5,6%, con stime al +3,7% nel 2022 e al +2,4% l’anno successivo.
La Cina invece si dovrebbe attestare nel 2021 al +8,1% (a maggio era stato previsto un +8,5%), e poi al +5,1% tanto nel 2022 che nel 2023.
La crescita dell’inflazione
Un tema delicato, in questa fase, è quello della crescita dell’inflazione.
La previsione dell’Ocse è che “raggiungerà il picco entro la fine del 2021” anche per la crescita dei consumi legata all’aumento dell’occupazione.
Poi, dovrebbe rallentare “verso livelli coerenti con le pressioni sottostanti derivanti dall’aumento del costo del lavoro e dal calo della capacità inutilizzata in tutto il mondo”. La stima all’interno dei Paesi del G20 è però aumentata per il 2022 dal +3,9% al +4,4%, con un’accelerazione, rispetto alle precedenti stime più marcata soprattutto negli Usa e in Gran Bretagna.
Il futuro riserva “notevoli sfide politiche”
Il rapporto spiega il trend con l’emersione di “pressioni inflazionistiche più forti e durature in tutte le economie in una fase insolitamente precoce del ciclo”.
A questo si aggiungono “carenze di manodopera, anche se l’occupazione e le ore lavorate devono ancora recuperare completamente”.
Ad aumentare in maniera significativa sono i prezzi del cibo e dell’energia, che producono impatti più rilevanti sulle famiglie a basso reddito. E crescono anche i prezzi dei beni durevoli “in cui si concentrano maggiormente le strozzature dell’offerta”. Questi fattori – conclude l’Ocse – rendono le prospettive più incerte e sollevano notevoli sfide politiche“.
La riforma fiscale italiana
L’Ocse si è soffermata anche sul tema della politica fiscale dell’Italia.
L’attesa, nell’orizzonte preso in considerazione per la previsione, è che il nostro Governo confermi il supporto.
I sostegni alle famiglie per far fronte all’aumento dei prezzi dell’energia e la prevista riforma del fisco e degli ammortizzatori sociali, che rafforzano i risultati ottenuti grazie al forte sostegno pubblico all’economia, vengono infatti ritenuti aspetti molto importanti per sostenere la ripresa. I tempi della riforma del sistema tributario, però, potrebbero allungarsi a causa di alcune criticità individuate dall’Ufficio parlamentare di bilancio.
Le novità sul fronte del fisco
E, a proposito di fisco, Parlamento e Governo hanno introdotto nelle ultime ore alcune novità nel decreto.
Riguardo all’Imu, è stata infatti introdotta una stretta sulle prime case, prevedendo l’esenzione per una sola abitazione a famiglia, anche se i coniugi risiedono in comuni diversi. È stato inoltre sbloccato, con uno stanziamento da 10 milioni per il 2021, il bonus per i genitori separati, approvato la scorsa primavera, che ora attende solo il decreto per renderlo operativo. Si tradurrà in un assegno da 800 euro mensili per il coniuge che non riceve il mantenimento a causa delle difficoltà economiche legate al Covid dell’ex.
Le entrate tributarie in Italia nei primi 9 mesi del 2021
Il Dipartimento delle Finanze e dal Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato hanno infine pubblicato il Rapporto sull’andamento delle entrate tributarie e contributive nel periodo tra gennaio e settembre 2021.
Queste, nei primi 9 mesi dell’anno, sono cresciute del +9,7% (pari a 45.665 milioni di euro) rispetto allo stesso periodo del 2020. Dato che tiene conto della variazione positiva dell’11,5% (+ 35.432 milioni) delle entrate tributarie e della crescita delle entrate contributive del +6,3% (+10.223 milioni di euro).
Alberto Minazzi
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