Una ridefinizione delle aliquote Irpef, e una loro riduzione a 4 dalle attuali 5, che si tradurrà principalmente in un risparmio per i ceti medi. Sono queste le basi sulle quali il percorso verso la riforma del sistema fiscale ha registrato nelle ultime ore un importante passo avanti.
Il primo accordo politico tra Governo e forze di maggioranza sarà infatti il punto da cui riprendere, nei prossimi giorni, il confronto anche con le parti sociali per la concretizzazione entro fine 2021 delle novità sulle tasse che entreranno in vigore dal prossimo anno.
La riforma delle aliquote Irpef
L’Irpef prevede attualmente 5 aliquote basate su altrettante fasce di reddito.
Nel disegno sul quale si cercherà di chiudere l’intesa già dal prossimo incontro tra il ministro dell’Economia e i rappresentanti politici di maggioranza in Parlamento, dovrebbe rimanere immutata solo la fascia su bassa, quella fino a 15 mila euro, con una tassazione al 23%.
I benefici inizierebbero nella fascia tra 15 mila e 28 mila euro, con una aliquota ridotta dal 27% al 25%.
Anche la fascia tra 28 mila e 55 mila euro potrebbe godere di una tassazione minore, grazie al passaggio dal 38% al 35%.
Ma la novità principale sarebbe l’unificazione delle due fasce più alte: l’idea è quella di eliminare quella tra 55 mila e 75 mila euro, oggi tassata al 41%, riunificandola con quella attuale oltre i 75 mila euro e mantenendo l’aliquota al 43%. Nelle prime proiezioni, si ipotizza una riduzione delle tasse che potrebbe arrivare fino a 7-800 euro l’anno.
“Una filosofia diversa” delle tasse
«Prima di capire esattamente le tecnicità della riforma – commenta Massimo Da Re, presidente dell’Ordine dei commercialisti di Venezia – attendiamo che il provvedimento diventi definitivo. Al momento, possiamo solo prendere atto che alla base dei ragionamenti c’è una filosofia diversa, che senza dubbio porterà a una riduzione delle tasse». L’iter, infatti, è ancora lungo, anche se si dovrà arrivare all’elaborazione del testo, probabilmente in un emendamento alla legge di bilancio, entro il 31 dicembre.
«Questo primo accordo – prosegue Da Re – mostra una volontà di andare incontro soprattutto ai ceti medi e ai lavoratori dipendenti. Se verrà confermato poi il passaggio da 5 a 4 fasce di reddito, anche questo potrà aiutare. Così come i bonus Irpef potranno andare a incidere sul cuneo fiscale. Ma, ripeto, la contrattazione non è ancora finita e al momento possiamo così solo sperare che su questi concetti si inneschino poi provvedimenti positivi».
Verso un aumento delle detrazioni?
Oltre alla ridefinizione di fasce e aliquote, il Governo punterebbe anche su un un aumento sotto i 55 mila euro delle detrazioni, all’interno delle quali verrebbe fatto ricadere anche il cosiddetto “bonus Renzi”, portato ai tempi del premier Conte da 80 a 100 euro. In altri termini, chi ne ha diritto non si troverebbe più la somma liquidata in busta paga, ma pagherebbe meno tasse. E potrebbe essere alzata la soglia di “no tax area” rispetto ai circa 8.100 euro attuali.
Alla riforma dell’Irpef, secondo l’accordo, sarebbero destinati 7 e non 6 degli 8 miliardi di euro stanziati con la Legge di Bilancio per la riduzione delle tasse. L’ulteriore miliardo dovrebbe invece andare alla ridefinizione dell’Irap, tema su cui però le posizioni tra le diverse forze politiche sono ancora distanti.
Al riguardo, il viceministro allo Sviluppo economico, Gilberto Pichetto, ha dichiarato che si sta portando avanti un ragionamento basato su “una scelta verticale, partendo dalle 850 mila persone fisiche, autonomi e ditte individuali, aggiungendo eventualmente le start-up”.
Alberto Minazzi