Da anni sociologi e studiosi ci vedono proiettati esclusivamente verso il digitale, sempre più con la testa bassa rivolta al cellulare e sempre meno avvezzi alla scrittura a mano.
Ma se davvero crediamo sia questa l’unica nostra direzione… beh, forse sbagliamo.
Perché la cronaca racconta il contrario, per lo meno quando si tratta di amore.
Che è sempre più manifesto. E non sui social o, quanto meno, non solo.
A tornare di moda, infatti sembra essere il vecchio cartellone pubblicitario e, con lui, l’amore plateale.
Tanti modi per dire ti amo
L’ultimo, il più recente, è apparso sulle strade di Portogruaro, in Veneto, qualche giorno fa.
18 metri quadrati destinati a un enorme mazzo di girasoli con la dedica “Sottolineo sempre ciò che mi piace”.
Un’allusione che sarà stata compresa appieno solo dalla destinataria del messaggio, protagonista di un corteggiamento fine benché plateale e molto costoso.Tanto per far capire che si fa sul serio.
Come sul serio ha fatto, lo scorso ottobre, lo studente francese che ha tappezzato Ferrara di volantini per ritrovare una ragazza conosciuta in treno. A tu per tu per l’intero viaggio, è nato un amore che non ha dato però al giovanissimo Romeo il coraggio di chiedere alla sua Giulietta il numero di telefono.
L’avrà ritrovata? Non si sa. Ma il suo cercare ha fatto notizia e molti media ne hanno scritto. Sarà che si resta sempre un po’ innamorati dell’amore…
L’amore plateale
Gli esempi di come sia sempre più frequente, per uomini e donne, dichiararsi o chiedere di essere perdonati in modo plateale, sono tanti.
Dai cartelloni ai volantini, dalle lenzuola ai post it attaccati alle automobili della persona amata, è la fiera della creatività.
Ad agosto, un piccolo aereo a motore ha attirato l’attenzione di molti sorvolando una spiaggia dell’alto Adriatico.
Era da anni che non se ne vedevano con lo striscione attaccato a tracciare un percorso nel cielo.
Quello per Monica, era una vera e propria dichiarazione d’amore che la portava verso il matrimonio.
Ugualmente, come raccontano le cronache di un paio d’anni fa, una speciale dichiarazione d’amore era stata affidata da una donna di Treviglio a un cartellone dedicato al marito nel loro 55.o anniversario di nozze.
L’amore nel tempo del Covid
Perfino la pandemia è entrata a piede teso nel linguaggio plateale amoroso.
Ne è testimone il volantino affisso a un cartello stradale a Varese.
Chiarissimo il messaggio, che probabilmente la donna non avrà potuto fare a meno di leggere percorrendo magari quella strada come tutte le mattine per andare al lavoro: “Tu… il vaccino della mia malattia…” .
Ma avrà capito di essere proprio lei il vaccino salvifico in questione?
Amore o pubblicità?
Tranne pochissimi casi, i cartelloni sono tutti anonimi e c’è chi ha messo in dubbio alcune “apparizioni” bollandole come pubblicità occulta. Sia come sia, resta un fatto.
Se eravamo convinti che gli “homo sapiens social” affidassero sentimenti e parole d’amore a Facebook, Instagram e TikTok, i vecchi cartelloni rappresentano le prove che resiste nel nostro dna il primitivo “homo sapiens sapiens” che ricorre a mezzi tradizionali, di certo plateali, forse un po’ più romantici.
E che oggi attirano molta più attenzione rispetto a una story su Instagram, che dura appena 24 ore e poi si volatizza negli spazi siderali dell’Internet, o di un post su Facebook che mica viene visto da tutti i tuoi milioni di sedicenti amici, perché devi fare i conti con il famoso algoritmo.
Frasi, citazioni, post it sulle auto
In questo tempo che va sempre più veloce e online, qualcuno ha invertito la rotta e ha scelto di raccontare in maniera diversa i momenti più belli e indimenticabili della propria vita sentimentale utilizzando quello che è il supporto più vecchio e tradizionale: la carta.
A Bari e a Roma non è raro dichiararsi a suon di post-it appiccicati alle automobili con un misto di dichiarazioni d’amore, frasi di canzoni, richieste di perdono.
Di messaggi scritti a mano su fogli di carta ne appaiono sempre più spesso in giro, una sorta di amarcord che ci ricorda forse che per parlare d’amore serve poco altro.
Luisa Quinto