In Italia sono circa 1,5 milioni gli studenti che a gennaio dovranno scegliere la scuola superiore.
Ma quali sono gli istituti secondari di II grado che meglio preparano agli studi universitari o al lavoro dopo il diploma? Alla domanda risponde l’edizione 2021 dello studio di Eduscopio della Fondazione Agnelli, appena uscito.
Le piattaforme che aiutano a scegliere
Sul portale www.eduscopio.it si trovano infatti le classifiche delle scuole che offrono ai giovani la migliore preparazione. Si possono consultare gli istituti migliori della propria città con alcuni semplici passaggi guidati. L’obiettivo è di aiutare gli studenti e le loro famiglie nella scelta della scuola dopo la terza media.
Altro strumento per orientarsi e scegliere la scuola che maggiormente risponde alle proprie esigenze è Scuola in Chiaro, la piattaforma del Ministero dell’Istruzione che offre “schede informative sulle varie scuole di ogni ordine e grado”.
Altre piattaforme online sono state attivate in alcune regioni e città metropolitane d’Italia.
Nella città metropolitana di Venezia, per esempio, tutte le offerte sono confluite nella piattaforma digitale “FuoridiBanco“, un vero e proprio “Salone dell’offerta formativa scolastica dedicato agli studenti”.
Le rivincita degli istituti statali
L’ampio monitoraggio di Eduscopio giunge a definire, città per città, una classifica di merito delle varie scuole realizzata a partire dalle performance degli studenti al primo anno di università tenendo in considerazione medie dei voti e numero d’esami effettuati.
E il primo dato che balza all’occhio è che, nell’ultimo anno, si è assistito a una riscossa delle scuole statali.
Solo qualche esempio: a Torino, tra i primi 8 licei classici, le paritarie sono scese a due rispetto alle tre dello scorso anno. A Palermo nel 2020 al primo posto vi era la paritaria Centro Educativo Ignaziano, che ha lasciato il posto all’Umberto I mentre a Milano, nel 2020, accanto ai primi due licei classici paritari, sul podio si trovano due scuole statali: il Giovanni Berchet e il Giulio Casiraghi.
I criteri dello studio
Il gruppo di lavoro della Fondazione Agnelli ha analizzato i dati di 1 milione 267 mila diplomati italiani di 7.500 scuole statali e paritarie in tre successivi anni scolastici 2015/2016, 2016/2017, 2017/2018.
Le analisi e i confronti si riferiscono a due compiti educativi fondamentali.
Da un lato la capacità di licei e istituti tecnici di preparare e orientare gli studenti a un successivo passaggio agli studi universitari; dall’altro quella degli istituti tecnici e professionali offrire buone basi per l’ingresso nel mondo del lavoro a quanti, dopo il diploma, non intendano proseguire gli studi.
L’analisi nel primo caso si è basata sui dati dell’Anagrafe degli Studenti e degli Studenti Universitari e dei Laureati del Ministero dell’Istruzione. Nel secondo sono stati considerati la percentuale dei diplomati occupati, quelli cioè che hanno lavorato per più di sei mesi dopo la maturità.
Il risultato dell’indagine sull’occupazione
Dai dati emerge che soprattutto al Centro Nord l’emergenza sanitaria legata al Covid frena l’occupazione.
Tra i diplomati nel 2018 e quelli nel 2020, il calo dell’occupazione è di circa 8 punti percentuali per i diplomati tecnici e professionali del Nord Est; tra 7 e 8 nel Nord Ovest e intorno a 7 al Centro.
A due anni di distanza dal diploma poco più di un ragazzo su tre (35%) svolge un lavoro coerente con il titolo di studi conseguito, mentre la metà dei diplomati deve accontentarsi di un lavoro qualsiasi.
Il 17% svolge professioni trasversali e accessibili, oltre che con la propria, anche con maturità di diverso tipo. Per quanto riguarda la stabilità lavorativa (tipo di contratto) circa la metà dei diplomati che lavorano ha già raggiunto una posizione stabile.
Per quanto riguarda gli indici di occupazione, oscillano dal 71% del Veneto al 29% della Sicilia.
Silvia Bolognini