Sapete che i più abili mosaicisti al mondo sono italiani?
Per la precisione, friulani.
Con i loro capolavori sparsi ai quattro angoli del pianeta, questi maestri-artigiani sono diventati gli ambasciatori di una tecnica millenaria, fatta di piccolissime tessere ma soprattutto di tanto impegno e tanta passione.
L’arte friulana che conquista il mondo
Da New York a Singapore, passando per Rio de Janeiro, Parigi, Gerusalemme, Abu Dhabi e San Pietroburgo. La lista delle nazioni dove trovare un mosaico realizzato da maestri friulani è lunghissima. Pensate che queste opere d’arte abbiano soltanto carattere religioso?
Sbagliato, perché sempre più spesso adornano pareti e pavimenti di ristoranti, hotel, boutique e show room di importanti case di moda, stazioni, aeroporti e metropolitane (negli Stati Uniti ben 40), lussuose ville private.
Così, se dovesse capitarvi di andare a Parigi fate un salto al Teatro dell’Opéra Garnier e ammirate pavimenti e volta del foyer. All’aeroporto di Washington troverete un’altra opera pavimentale “made in Friuli” così come sono friulani la Saetta iridescente della metropolitana di Ground Zero a New York e il mosaico all’ingresso della stazione di Dar es Salaam in Tanzania. Per rimanere estasiati dovreste però andare al Santuário Nacional de Nossa Senhora Aparecida a San Paolo, in Brasile, la cui cupola è decorata da oltre 2 mila metri quadrati di piccole tessere musive.
La pittura per l’eternità
Quando e dove sono stati creati i primi mosaici?
Per trovare i loro precursori dobbiamo fare un salto indietro nel tempo e andare nella regione mesopotamica, più o meno coincidente con l’attuale Iraq, intorno al IV millennio a.C.
Nei secoli questa tecnica arrivò nell’antica Grecia e poi a Roma, consegnandoci capolavori assoluti. I sassolini bianchi e neri impiegati per i primi mosaici pavimentali vennero sostituiti nel tempo da tessere variopinte ricavate da pietre come marmo, malachite, onice, lapislazzuli. A un certo punto si aggiunse addirittura la polvere d’oro. Gli artigiani cominciarono a decorare intere pareti e soffitti di edifici privati, pubblici e di culto. E se nel Medioevo quest’arte parve conoscere un momento di crisi, fu nel Rinascimento che il mosaico cominciò a essere sempre più raffinato ed elegante tanto da diventare “pittura per l’eternità”, così come la definì il Ghirlandaio.
I mosaici friulani, una vocazione antichissima
Non ci sono certezze di quando e come l’arte di far mosaici si sia diffusa in Friuli.
Quel che invece è certo è che vi trovò terra feconda, meglio: “fiume fecondo”: il Tagliamento.
Quel fiume ancora oggi caratterizzato da molteplici affluenti che oltre all’acqua riversano nell’alveo principale frammenti sassosi. Dalle pietre del Tagliamento gli artigiani friulani ricavavano la materia prima per i loro capolavori. Nel XV secolo la tradizione musiva si affermò soprattutto a Sequals e a Spilimbergo, e proprio da questi due paesi partirono alla volta di Venezia gli artigiani incaricati di restaurare i mosaici bizantini di chiese e palazzi signorili.
Venezia e la Confraternita dei Terrazzieri
Impossibile per la Serenissima farsi sfuggire l’occasione di decorare i suoi maggiori edifici pubblici con quest’arte “eterna”, dando così ancora maggior sfoggio del proprio potere.
Nel XVI secolo Venezia contese a Roma il primato della produzione musiva e sapete chi portò questo mestiere in laguna? I Friulani, sempre loro. Nel 1582 il Consiglio dei Dieci istituì la Confraternita dei Terrazzieri e in un documento ufficiale si ricorda che “maestri propri e particolari dell’Arte de’ Terrazzeri sono per ordinario Forlani”.
Nei documenti restano molti cognomi tipici come Pasquali, Crovato, Mander, Cristofoli, Avon, Pellarin, Mora. Fu sempre a Venezia che nacque la tecnica del cosiddetto “terrazzo alla veneziana”, il progenitore del moderno mosaico pavimentale.
La Scuola mosaicisti del Friuli
Ovvio allora che sia friulana la scuola che forma i più grandi mosaicisti al mondo. E infatti si trova a Spilimbergo, in provincia di Pordenone. Il prossimo anno festeggerà un secolo dalla fondazione, avvenuta il 3 gennaio 1922. In questa scuola arrivano ancor oggi studenti da ogni angolo del pianeta. Attualmente sono 22 le nazionalità presenti e le allieve sono la maggioranza. Studenti che affrontano un percorso di studi di tre anni, più un quarto di perfezionamento e che imparano diverse tecniche musive dove tradizione a innovazione vanno a braccetto. Sui banchi di scuola però ci sono martelline, taglioli, stucco, colla, resine, pietre e smalti ma anche materiali diversi, naturali o artificiali, riciclati o di recupero.
Il friulano che rivoluzionò la tecnica del mosaico
Il mosaicista friulano più famoso è senza dubbio Giandomenico Facchina, di Sequals.
Si può affermare che il mosaico moderno sia nato con lui perché grazie alla sua tecnica “a rovescio su carta”, inventata nel 1867, venivano abbreviati i tempi per la messa in opera dei mosaici di grandi dimensioni, con una notevole riduzione dei costi. Il Facchina lavorò ai mosaici del Teatro dell’Opèra Garnier di Parigi, nella Basilica del Sacro Cuore, al Trocadero, al Louvre, nelle cappelle della Basilica di Lourdes. In Francia era talmente famoso che venne sepolto nel cimitero di Père Lachaise, lì dove riposano i più grandi artisti francesi.
Luisa Quinto