Nelle grandi città italiane, ma anche in molti antichi borghi semi abbandonati, il grigiore dei vecchi intonaci sta lasciando il posto all’alfabeto dei colori.
E’ quello dei murales, enormi dipinti che abbelliscono spazi urbani, a volte degradati, opere in grado di parlare a tutti. E che, se in principio avevano un valore sociale e di denuncia politica, da alcuni anni sono diventati un potente mezzo di comunicazione al servizio del marketing, ma non solo. Tanto che il comune di Milano ha addirittura istituito un Ufficio che li promuove.
Il fascino dei murales
Non servono cavalletti né modelli in posa: per realizzare un murales sono necessari una parete di grandi dimensioni, colori acrilici resistenti agli agenti atmosferici, professionalità e creatività. I murales sono un’espressione artistica che deriva dal “muralismo messicano” (uno degli esponenti di punta era Diego Rivera, il marito di Frida Khalo) e nel giro di un secolo hanno invaso le città di tutto il mondo, anche quelle italiane. Stazioni, metropolitane, fabbriche dismesse, borghi abbandonati, addirittura interi quartieri degradati sono stati ricoperti da queste opere. A pensarci bene i murales sono sempre stati divisivi, vedendo opposte le fazioni di chi li ritiene brutture deturpanti e chi li vede elementi di rigenerazione e riqualificazione urbana.
Fatto sta che in Italia stanno letteralmente spopolando e negli ultimi anni hanno “sedotto”anche le pubbliche amministrazioni che nei murales vedono uno strumento per abbellire edifici e recuperare aree dismesse. Rendendo le città più belle e vivibili. E a volte affidando ai murales dei messaggi collettivi d’importanza e d’impatto. Come è successo a Milano quando, nell’aprile 2020, in piena pandemia, sono apparsi i 90 metri di grazie ai medici in prima linea contro il coronavirus di Lapo Fatai.
L’Ufficio comunale che promuove la street art
Inimmaginabile fino a pochi anni fa, oggi anche un ente pubblico valorizza l’arte urbana e i murales. Succede a Milano dove, dallo scorso anno, il comune ha anticipato tutti con l’istituzione dell’Ufficio “Arte negli spazi pubblici“.
Uno sportello che risponde anche agli scopi di Milano 2030, il Piano di Governo del Territorio che, tra gli altri obiettivi, si propone la rigenerazione diffusa del patrimonio edilizio degradato. Tra i compiti dell’Ufficio, anche quelli di censire le opere già presenti sul territorio, verificarne lo stato di conservazione, comunicarle e valorizzarle.
Le griffe della moda scelgono la street art
D’altra parte, anche il marketing si sta sempre più orientando verso il cosiddetto “mural advertising”. Il primo ad aver compreso che l’arte urbana è un potente mezzo di comunicazione è stato il fashion system, che ha abbandonato i mega cartelloni pubblicitari affidandosi a murales e art wall per le proprie campagne promozionali. Così Milano, dove la moda si respira in ogni angolo, si è riempita di opere d’arte sponsorizzate dai più importanti marchi internazionali. Basta fare un salto in Corso Garibaldi per rendersi conto di come la pubblicità faccia rima con bellezza degli spazi cittadini. Ma a puntare sul mural advertising sono anche aziende di altri insospettabili settori come banche, case automobilistiche e telefonia, perchè i tradizionali canali di pubblicità non bastano più mentre la street art assicura in poco tempo visibilità virale grazie ai social.
Murales e turismo
I murales sono diventati anche ispirazioni di viaggio. Milano, Roma, Torino, Padova, Forlì e tante altre città si stanno affidando alla loro potenza visiva per attrarre turisti.
In tante grandi e piccole località, vecchi intonaci grigi hanno lasciato il posto a opere d’arte capaci di parlare a tutti, fruibili da tutti, in quanto gratuite perché fatte in luoghi pubblici e destinate a entrare nella quotidianità. Per i giovanissimi costituiscono spunti di viaggio e sono loro a farli diventare virali sui social.
Su Instagram, ad esempio, spopolano le foto di murales famosi, uno su tutti la Madonna con la pistola di Napoli, opera di Bansky del 2017.
Nuova vita ai piccoli borghi con i murales
I murales sono diventati anche antidoto allo spopolamento per due piccolissimi borghi italiani. Il primo “guarito” è stato Civitacampomarano, un paesino molisano di neppure 400 anime.
Dal 2016, grazie al Festival “Cvtà”, qui sono arrivati street artist da ogni parte del mondo.
Insieme a loro sono tornati i turisti, sono nate nuove attività commerciali e il borgo ha ricominciato a vivere. Ad aver bisogno di cure è stato anche Aielli, in provincia dell’Aquila, un paese devastato dai terremoti che rischiava di diventare uno dei tanti borghi fantasma del centro sud italia. Dal 2017, anche questo paesino abruzzese è rinato grazie al festival Borgo Universo.
Se lo cercate su Instagram vedrete quanto popolare è grazie alle opere di artisti come Giò Pistone, Luca Zamoc, Orodé Deoro, Millo, Matlakas Aris, Ericailcane, Bastardilla, Marina Capdevila, Agostino Iacurci.
Torino, da città più grigia d’Italia a museo a cielo aperto
Se i murales oggi rappresentano una tendenza, non è la prima volta che in Italia si guarda alla street art per riqualificare alcune aree cittadine.
Torino, per esempio, già nel 1999 aveva investito nel progetto “MurArte” per ridar vita alle periferie con opere di graffiti-writing, muralismo, urban art.
Muri di cinta, pareti di vecchi palazzi, fabbriche dismesse, addirittura il vecchio zoo comunale: da grigia città industriale Torino è diventata in pochi anni una delle città con più opere di street art al mondo. Il MAU, Museo di Arte Urbana di Borgo Campidoglio, ne conta oltre 180 dipinte sui muri delle palazzine di questo quartiere operaio nato verso fine Ottocento. Ultimo progetto sostenuto dalla Città di Torino è “TOward 2030. What are you doing?”, 18 opere ispirate all’agenda 2030 delle Nazioni Unite che coniugano arte urbano a impegno sociale.
Viaggio tra celebrità, arte e ingegno
Quest’anno sono spuntati in molte città murales che celebrano Dante nell’anniversario dei 700 anni dalla sua morte. A Milano il Sommo Poeta è apparso sul Naviglio Grande, sotto il ponte Guido Crepax; a Piacenza in Via Risorgimento la dantesca selva oscura è stata dipinta su un muro lungo più di 80 metri. Ma ci sono due murales che, a distanza di anni, continuano a richiamare migliaia di persone tra tifosi e fan e sono quelli dedicati alla leggenda del calcio mondiale: Diego Armando Maradona.
Due grandi omaggi che Napoli, e l’Italia tutta, hanno fatto al Pibe de Oro, ispiratore anche dell’ultimo capolavoro di Sorrentino in lizza per gli Oscar.
Luisa Quinto
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