Un corso sull’esorcismo letteralmente “andato a ruba”, tantissimi laici tra gli iscritti.
C’è chi crede al demonio e chi no.
Ma sono sempre più le persone che vogliono approfondire il tema e addentrarsi nei meandri del suo operato nei confronti dell’uomo.
Lo attesta l’affluenza registrata dall’Istituto Sacerdos dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum e dal Gris (Gruppo di ricerca e informazione socio-religiosa) al quindicesimo corso di “Esorcismo e la preghiera di liberazione” che si concluderà il 30 ottobre a Roma.
Con tutte le norme anticovid, ospita 100 iscritti in presenza, 37, invece, si sono dovuti accontentare del collegamento online.
Ma come mai c’è tanta attenzione per l’esorcismo?
Lo abbiamo chiesto a Padre Luis Ramirez, coordinatore del corso.
- Padre Ramirez, La sorprende il fatto che tanti laici si iscrivano ai vostri corsi?
“Non molto. Alla prima edizione, 16 anni fa, il corso era indirizzato solo ai sacerdoti. Già dal secondo anno, di fronte alla richiesta di tanti laici e degli stessi sacerdoti, lo abbiamo però aperto a qualsiasi persona che volesse approfondire questa tematica nel confronto. L’accesso è stato sottoposto a tanti accertamenti: che fosse un laico fedele, praticante, conosciuto dal vescovo o dalle autorità ecclesiastiche. Con gli anni le domande di partecipazione sono aumentate e, dal terzo di laici iscritti all’ultima edizione prima della pandemia, quest’anno siamo arrivati a metà”. - Ci può tracciare il profilo medio di un laico che si iscrive a un corso di esorcismo?“Normalmente sono persone che hanno una certa maturità, sia come età che come percorso di studi. Parliamo di persone tra i 50 e i 60 anni, che hanno svolto un percorso universitario, hanno una specializzazione abbastanza arricchita e un’esperienza professionale in campo lavorativo. È predominante la presenza maschile, soprattutto pensando al fatto che metà dei partecipanti sono sacerdoti, ma, fin dalla prima apertura ai laici, ci sono sempre state anche tante donne. Forse proprio per il Covid, quest’anno la prevalenza di iscritti, 107, arriva dall’Italia, un po’ da tutte le zone del Paese, anche se, curiosamente adesso ci sono pochi romani. Ma forse perché, al 15° corso, chi abita qui ed è interessato lo ha già fatto. Non mancano però corsisti provenienti dalla Svizzera, dalla Spagna, dagli Stati Uniti e, nonostante le difficoltà legate alla quarantena, anche da Costarica”.
- Ma che cos’è di fatto un esorcismo?“È una preghiera, stabilita dalla Chiesa, che il sacerdote fa per aiutare una persona che ha un malessere provocato da un’influenza del demonio o dall’azione stessa del demonio”.
- Il demonio dunque esiste davvero?“Il demonio esiste e infatti la Chiesa, prima di fare un esorcismo, chiede che il sacerdote verifichi bene se la persona abbia bisogno di questo tipo di preghiera. Come? Riscontrando che soffre di un malessere che non ha spiegazioni psicologiche o mediche e fa cose che vanno oltre, fuori dall’ambito naturale. Quando parliamo di Dio, ci riferiamo a un mondo che noi non possiamo gestire e controllare. Lo stesso accade per le azioni dirette del demonio, che non è Dio, ma può fare cose che sfuggono dalle nostre mani”.
Perché, secondo lei, un laico si iscrive ai vostri corsi?
“La riflessione che ho fatto dopo 16 anni di lavoro mi spinge a individuare principalmente un certo ordine di motivi. In primis, oggi le persone che si occupano di queste tematiche penso che abbiano una coscienza più profonda, più interesse a fare ricerca e soprattutto a confrontarsi con altre persone interessate agli stessi studi. Ho visto ad esempio partecipare medici che frequentano la parrocchia, affezionati al proprio parroco che diventa esorcista e chiede loro sostegno e consigli su come comportarsi con le persone che gli si presentano con questo tipo di problematiche”.
- Vuol dire che l’ esorcismo è una pratica interdisciplinare?“Certo. Come ho appena detto, un medico è in grado di dare consigli utili, offrire il proprio punto di vista, che è in grado di arricchire l’attività del sacerdote. Ma, in questi anni, abbiamo voluto allargare il confronto, anno dopo anno, coinvolgendo anche psicologi, sociologi e antropologi, fino ai giuristi. Il corso è pensato in modo che le persone possano confrontarsi con altri laici che sostengono gli esorcisti e i sacerdoti coinvolti in questo ministero con riflessioni e consigli professionali e scientifici. E gli stessi sacerdoti vogliono capire la realtà in cui si generano queste problematiche, i contesti in cui le persone si trovano in difficoltà”.
- Cosa offre, dunque, un corso di esorcismo?
“Il corso è strutturato su due livelli. Il primo, di base, presenta nozioni teologiche, bibliche e liturgiche: cos’è un esorcismo, il demonio, cosa e perché si fa secondo i rituali, fino agli aspetti di diritto canonico, su cosa chiede e cosa la Chiesa ha regolato e proibito per far fronte agli abusi nel corso della storia. Si passa quindi all’approfondimento. Si va cioè a vedere soprattutto a vedere il fenomeno, non solo dal punto di vista dell’esorcismo in sé, che è una preghiera, ma cosa sta dietro alla persona posseduta, perché è arrivata qui, se ha bisogno di un vero e proprio esorcismo o se basta una semplice preghiera”.
- Lei ha detto che ci sono diversi iscritti stranieri. In quale lingua si tiene il corso?“Il corso si rivolge a tutto il mondo, anche fuori dall’Europa, con traduzioni simultanee in spagnolo e inglese. Nel corso online di marzo, a cui hanno aderito 118 partecipanti, abbiamo aggiunto anche il portoghese. Ed è stato proprio in quella occasione, annunciando che nemmeno quest’anno ci sarebbe stato l’appuntamento in presenza, che la gente ha iniziato a chiederci invece di organizzare anche l’appuntamento tradizionale, con tante domande arrivate poi per tutta l’estate. I partecipanti preferiscono infatti di gran lunga incontrarsi di persona, per la forte condivisione che si crea, confrontando i diversi casi, anche durante le due ore di pausa pranzo di un corso molto intenso”.
Alberto Minazzi