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Demetra: è sull’Aspromonte la quercia più antica del mondo

Demetra: è sull’Aspromonte la quercia più antica del mondo

Quanti anni può vivere una quercia?
Fino ad oggi, la datazione scientifica era arrivata vicina al mezzo millennio.
Un record che, adesso, è stato letteralmente surclassato.
Perché Demetra, una quercia rovere del Parco nazionale dell’Aspromonte, di anni ne ha addirittura 934.
“È l’albero a latifoglie decidue in clima temperato scientificamente datato più vecchio del mondo”, sotttolinea Gianluca Piovesan dell’Università della Tuscia di Viterbo, che ha coordinato il team di ricercatori internazionali impegnato in Calabria.

Alberi secolari e cambiamenti climatici

L’importanza della scoperta, pubblicata sulla rivista Ecology, è molteplice.
Certificando che una quercia, se rispettata e lasciata crescere, in certi ambienti può arrivare al millennio di vita, i ricercatori hanno ribadito il ruolo che gli alberi più antichi possono dare all’umanità. “La prima considerazione da fare – riprende Piovesan – riguarda la lotta per la mitigazione dei cambiamenti climatici. Il contributo degli alberi a questa sfida globale deriva dal fatto che l’anidride carbonica sottratta all’atmosfera può rimanere al loro interno per anche un secolo”.

Gli alberi si confermano dunque la soluzione naturale per l’eccesso di CO2 prodotta dall’uomo. “Basta pensare – sottolinea il ricercatore – che l’accrescimento delle foreste assorbe ogni anno il 30% di anidride carbonica prodotta dai combustibili fossili”. Finché l’albero è in vita, il gas non torna in circolo. E l’accumulo può proseguire per centinaia d’anni, con conseguente sottrazione di CO2 all’atmosfera e conservazione all’interno dell’albero stesso.

Le altre conseguenze rilevanti per l’ambiente

Gli altri due ordini di conseguenze significative in senso positivo della longevità di un albero sono quelli legati alla tutela e salvaguardia della biodiversità e alla creazione di quello che Piovesan definisce una sorta di “archivio naturale per descrivere gli ambienti del passato”.
“Un albero secolare – spiega – è stato in grado di sopravvivere e resistere, grazie alla plasticità del fenotipo, ai cambiamenti climatici, dal caldo medievale, alla piccola era glaciale, all’attuale nuovo riscaldamento”.
Proprio in questi giorni, lo stesso team di ricercatori sta prelevando campioni di legno per approfondire gli studi di questi aspetti.


In più, l’albero va considerato dal punto di vista dell’habitat che crea. “In sostanza – riassume Piovesan – un albero è un vero e proprio “scrigno di biodiversità” e contribuisce alla sua conservazione. Vi sono infatti coleotteri, pipistrelli o licheni che solo negli alberi antichi riescono a trovare le condizioni adatte per la loro sopravvivenza”.

La ricerca scientifica sugli alberi

Lo studio sugli alberi del Parco dell’Aspromonte nasce dalle attività di ricerca congiunte svolte da varie università. Nel progetto specifico, la collaborazione dei studiosi dell’Università della Tuscia è avvenuta con i colleghi spagnoli.
“La dottoressa in Ecologia Isabel Dorado Linan – ricorda Gianluca Piovesan – mi contattò qualche anno fa per chiedermi un supporto alla sua attività di ricerca su come le foreste stanno rispondendo ai cambiamenti climatici nell’area mediterranea. Scendemmo quindi in Aspromonte e l’ente Parco collaborò subito, soprattutto con il funzionario Antonino Siclari e la guida Antonio Barca, oltre a concederci tra il 2018 e il 2019 un finanziamento per approfondire gli aspetti di longevità delle loro querce”.

Demetra la quercia

Piovesan e i suoi collaboratori si accorsero subito che, in questo ambiente protetto, c’erano molte querce antiche, probabilmente databili tra i 500 e i 700 anni.
Analizzando porzioni di tronchi cavi, le chiome e il comportamento di questi alberi, che non crescono in collina ma su rupi a 1600-1700 metri, furono così individuati i cinque più vecchi. E, attraverso la collaborazione consolidata con l’istituto Cedad di Lecce, specializzato nella datazione al radiocarbonio, si è arrivati a stabilire l’età della rovere più vecchia.
Demetra, comunque, è una “ragazzina”, se paragonata a Italus, il pino loricato del Poliino. Ovvero l’albero più vecchio d’Europa con i suoi 1.230 anni accertati dallo stesso Cedad nel 2018.

Alberto Minazzi

Leggi anche: https://www.metropolitano.it/giornata-degli-alberi-2019/

 

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