Alzi la mano chi, fino a un paio di anni fa, aveva sentito parlare di contact tracing o di Green Pass, di lockdown piuttosto che di droplet. Termini, sia pur di nicchia, che già esistevano, ma che durante la pandemia sono entrati a far parte del parlato comune. Per tacere di alcuni veri e propri neologismi, come ad esempio Covid hospital e Covid hotel, coronabond e long Covid.
È una delle tante eredità che ci ha lasciato questo lungo periodo di emergenza sanitaria.
Novità che sono entrate a tutti gli effetti nel dizionario della lingua italiana, come conferma la nuova edizione 2021/22 del Devoto-Oli. E, come sempre più spesso avviene, si tratta di terminologie ora italiane a tutti gli effetti, ma, nella maggior parte dei casi, pur sempre mutuate dalla lingua inglese.
Tra italiano e inglese
Il compito dei linguisti è quello di registrare semplicemente, senza valutazioni di merito, le novità e i cambiamenti che, inevitabilmente, si registrano giorno dopo giorno in un idioma “vivo” come le lingue parlate nell’epoca presente. E, in un mondo globalizzato, è inevitabile che la lingua adottata come universale, cioè l’inglese, si trovi a giocare un ruolo preponderante. Anche perché, volendo fare un esempio, parlando di “chiusura generalizzata” piuttosto che di “lockdown” il rischio è paradossalmente quello di non essere compresi da tutti.
Ciò non esclude però che un vocabolario possa indicare delle alternative “nostrane”, anche per spiegare termini più tecnici. E allora “goccioline di saliva” può risultare più comprensibile di “droplet”, “salto di specie” di “spillover”.
“Certificazione verde” (il termine, tra l’altro, usato dal legislatore) è altrettanto efficace di “Green Pass”.
“Distanziamento sociale” è probabilmente più della semplice traduzione di “Social distancing”. Se, insomma, non è assolutamente un reato usare termini stranieri, né inserirli nel dizionario, al tempo stesso il vero criterio da applicare è proprio quello alla base di una lingua: aiutare le persone a comunicare.
I neologismi “pandemici”
Quando, però, il termine è assolutamente nuovo, è chiaro che diventa molto più complesso (e, di conseguenza, meno efficace) trovare un sinonimo in Italiano.
Guardando sempre ai neologismi “pandemici” entrati nel nuovo Devoto-Oli, come tradurre ad esempio “workation”, cioè la vacanza in cui allo svago si alterna il lavoro a distanza da un luogo di villeggiatura?
O come non perdere (usando ad esempio “silenziare”) le sfumature del nuovo significato assunto da “mutare” per descrivere l’attività di spegnimento del microfono di chi sta effettuando una riunione online?
Il discorso potrebbe essere ripetuto per i meno noti “smartabile”, aggettivo riferibile a quei lavori e a quelle attività che possono essere effettuate a distanza con l’ausilio degli strumenti informatici. O “sindemia”, derivante dal composto dei due termini inglesi “synergy” e “epidemic”, che il Devoto-Oli definisce come “l’insieme delle problematiche sanitarie, socio-economiche e culturali determinate dall’interazione tra due o più patologie epidemiche concomitanti, i cui effetti combinati portano al peggioramento delle condizioni complessive della popolazione interessata”.
Termini tecnici o specifici
Discorso parzialmente diverso può essere fatto per altre terminologie molto utilizzate in questi mesi. Vi sono ad esempio concetti estremamente tecnici. Il Devoto-Oli definisce così il principale significato “contact tracing” come la “procedura di individuazione di tutte le persone entrate in contatto con un soggetto risultato infetto, tesa a circoscrivere il contagio isolandone i potenziali portatori” durante le epidemie.
Spostandoci poi in ambito economico, non possono che essere inseriti nel dizionario con il loro nome originale stranieri sia i “coronabond” che il fondo “Next Generation EU”, noto anche (sempre in inglese) come “recovery fund”.
E poi, ultime ma non ultime, tutte quelle parole che fanno specificamente riferimento al virus: “Covid area” (il reparto ospedaliero dedicato ai malati di coronavirus), “Covid free”, “Covid hospital”, “Covid hotel” (la struttura dedicata alle persone in isolamento), “post Covid” e “long Covid” (la sindrome che può persistere anche dopo la guarigione).
Tra le novità del dizionario 2021/22 vi sono infine anche termini a valenza sociale, come “covidiota”, riferito sia a chi ignora le misure di sicurezza mettendo a rischio gli altri, sia a chi si accaparra beni di prima necessità per paura di difficoltà di approvvigionamento dovute alle restrizioni.
Alberto Minazzi