Su un bilancio pesante e complesso come quello di uno Stato, una posta di entrate da “appena” 250 milioni di euro è evidentemente marginale.
È il flusso garantito alle casse dell’erario italiano da una ventina circa di microtasse, dal Superbollo per l’auto di grossa cilindrata alle marche da bollo per il passaporto o la laurea. Tasse, particolarmente invise al contribuente, che, dopo oltre 30 anni di discussione, potrebbero adesso essere cancellate.
Lo prevede la legge delega per la riforma fiscale approvata il 5 ottobre.
Se il taglio avverrà per tutti i tributi o solo per una parte lo si saprà solo dopo l’emanazione dei decreti attuativi, attesi nei prossimi mesi.
Le microtasse interessate
A quantificare e qualificare le tasse di cui si sta valutando l’eliminazione è stato, in un’intervista a “Il Messaggero”, il presidente della Commissione Finanze della Camera, Luigi Marattin.
Si tratta di 11 mini tasse erariali, da cui deriva un introito annuo di circa 152 milioni, di 7 tasse regionali che garantiscono 91 milioni ogni anno e tre mini tasse comunali che, complessivamente, generano entrate per 10 milioni ogni 12 mesi. L’elenco comprende i già citati Superbollo auto, imposta per il rilascio del passaporto e tasse per la laurea (16 euro alla presentazione della domanda e altrettanti per il rilascio della pergamena). Ma non solo.
Tra un balzello e l’altro
Lo stesso laureato, ad esempio, deve attualmente versare anche l’imposta regionale di abilitazione all’esercizio personale, il cui introito ammonta a circa 1,8 milioni di euro. Vi sono poi la tassa sugli intrattenimenti, dovuta dai pubblici esercenti, o l’addizionale sui canoni per le utenze di acque pubbliche (quest’ultima vale appena 271 mila euro l’anno). Ancora, la maggiorazione del tributo provinciale per l’esercizio delle funzioni ambientali legato alla Tari, i diritti di licenza per le accise, la tassa di pubblico insegnamento o l’imposta regionale sulle emissioni sonore degli aeromobili civili.
L’iter per l’eliminazione delle microtasse
La legge delega approvata dal Governo fissa un orizzonte temporale di 18 mesi per la concretizzazione della riforma fiscale.
In questo periodo, quanto ai microtributi passibili di cancellazione, dovrà essere effettuata una valutazione caso per caso, trovando anche, come detto, “le opportune compensazioni di gettito”.
Una pre-valutazione, con un elenco esemplificativo di microtasse che potrebbero essere eliminate, è già stata effettuata dalla bicamerale delle Commissioni Finanze di Camera e Senato nei lavori preparatori, le cui conclusioni sono state recepite nella legge delega.
Meno burocrazia
La possibilità di provvedere alla cancellazione ha intanto ricevuto un giudizio favorevole del presidente dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini.
Intervistato sempre da “Il Messaggero”, Ruffini ha affermato che «eliminando una serie di balzelli che comportano molti adempimenti per i contribuenti e poche entrate per lo Stato, e ne esistono molti, avremmo una vita più semplice noi in agenzia e soprattutto i contribuenti che devono fare una corsa a ostacoli».
La legge delega
La Legge delega approvata dal Consiglio dei Ministri è un primo passo verso la riforma fiscale e verso la Legge di Bilancio 2022 che, hanno ricordato il presidente del Consiglio Mario Draghi e il ministro dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco, “sarà espansiva”.
Tra gli obiettivi, oltre al recupero dell’evasione fiscale, stimata in circa 100 miliardi di euro l’anno, la crescita economica, da stimolare anche attraverso la riduzione del carico fiscale.
A questo proposito, l’imposta sui redditi personali sarà proporzionale secondo il sistema duale e andrà gradualmente verso un’unica aliquota. Il reddito da lavoro, invece, sarà interessato da una riduzione di costi perché si vuole diminuire il cuneo fiscale. Attualmente, il costo di un lavoratore italiano è superiore di 5 punti a quello di un qualsiasi lavoratore europeo.
Saranno semplificate poi la tassazione sul reddito d’impresa e l’Iva. L’IMU in futuro affluirà ai comuni.
Alberto Minazzi