Divisa, tesserino e smartphone.
Per alcuni una divisa a tutti gli effetti. Per altri, rigorosamente total black, a seconda delle aziende in cui si trovano a operare.
Sono i nuovi ” controllore di green pass”. Il lavoro del momento.
In vista del 15 ottobre, data a partire dalla quale le aziende dovranno destinare del personale a questa funzione, i titolari si organizzano. E, tra gli annunci di lavoro, compare una nuova voce: “controllore di green pass”.
«Nell’ultima settimana, su un organico-base di un migliaio di persone, proprio per le tante richieste ricevute abbiamo inserito quasi un 30% di lavoratori in più» rivela Stefano Orsini, direttore commerciale e security manager di Sogest Italia, azienda che da anni offre alle imprese servizi integrati di sicurezza, guardiania e controllo e da un mese si è specializzata anche in questo settore emergente.
Il controllore di Green Pass
Il controllore di Green Pass dovrà svolgere attività semplici: accoglienza, controllo dei QR code e una prima vigilanza.
In caso di criticità, sottolinea Orsini, è infatti chiamato a intervenire il delegato aziendale. Il compenso è, di conseguenza, abbastanza contenuto. La base per un part time è mediamente attorno ai 500 euro. Con un full time a 40 ore settimanali, spiega il dirigente di Sogest, si arriva a 950 lordi mensili. «Noi – aggiunge – curiamo la formazione specifica e mettiamo a disposizione divisa, tesserino e lo smartphone con l’app VerificaC19 per il controllo».
Un lavoro per cominciare
Il vero limite di questo nuovo impiego, che d’altro canto ha il vantaggio di non richiedere particolari competenze, è l’orizzonte temporale, tant’è che le inserzioni offrono quasi esclusivamente contratti a tempo determinato.
«La proiezione temporale di questo picco di lavoro è al momento quella del 31 dicembre» conferma Stefano Orsini. Al massimo, si arriva così a prospettare al candidato la possibilità di un inserimento definitivo in un secondo tempo».
In questo senso, bisogna dunque iniziare a ragionare fin da subito sulle prospettive. «Noi – riprende il direttore commerciale di Sogest – cerchiamo di strutturare l’attività di semplice controllo del Green Pass affiancandone altre aggiuntive di controllo agli accessi che possano essere da un lato utili al cliente, dall’altro aprire la porta alla prosecuzione di un rapporto di lavoro anche una volta terminata l’emergenza».
Green Pass al lavoro
L’obbligo del Green Pass in azienda è stato introdotto dal decreto legge 127 del 21 settembre 2021, che ne ha fissato l’entrata in vigore al 15 ottobre. Nel settore privato, in cui lavorano circa 14,7 milioni di persone, sono le stesse aziende a doversi organizzare per definire le modalità operative di effettuazione dei controlli e individuare “i soggetti incaricati dell’accertamento”. Questo avverrà preferibilmente all’ingresso, con la possibilità anche di ulteriori controlli a campione.
Tra le questioni aperte, oltre al tema delle sanzioni (da 400 a 1.000 euro quella per il mancato controllo), c’è anche quella legata alla privacy del lavoratore, che non è chiamato a comunicare né la data di scadenza del Pass, né se lo ha ottenuto tramite vaccinazione, tampone o guarigione dal Covid. Questo, dunque, potrebbe imporre alle aziende un controllo quotidiano, non potendo registrare una tantum i singoli certificati.
Accertamento e contestazione delle violazioni
Anche per chi accede al lavoro senza Green Pass sono previste multe, da 600 a 1.500 euro. In tutti i casi, l’accertamento della violazione spetta agli incaricati dei controlli.
Più delicato il tema della contestazione delle stesse, sulla quale si attendono chiarimenti attraverso norme di legge.
Il decreto assegna infatti il compito al prefetto, al quale il datore di lavoro o il suo delegato sono obbligati a trasmettere un documento contenente gli atti dell’accertamento.
Alberto Minazzi