I meno “social addicted”, probabilmente, non si sono accorti di nulla. Perché si sono risvegliati, questa mattina, con Whatsapp, Facebook (compreso Messenger) e Instagram regolarmente funzionanti sul loro smartphone.
Il tutto senza immaginare il vero e proprio putiferio che si era scatenato in rete dalle 17.30 (italiane) a poco dopo la mezzanotte di ieri, 4 ottobre 2021.
Il blackout totale dei social
Ore di messaggi attesi e mai ricevuti. Di telefonate per chiedere agli amici se avevano lo stesso problema. La “fuga” di giovani e di chi non sopportava l’isolamento sul cinese TikTok. Oppure verso i “vecchi” sms, ma scoprendo nell’occasione che in molti contratti non sono più ricompresi nella tariffa “flat”, ma vanno pagati.
Un “down” planetario dei canali di interazione virtuale che, tra le tante riflessioni, da un lato conferma quel che dicevano i nostri avi, ben prima dell’era-social: della mancanza di qualcosa ti accorgi non quando non ce l’hai, ma quando non ce l’hai più. Dall’altro pone una domanda: ma quanti (pochi) sono quelli che non si sono accorti di niente e che vivono benissimo anche nella “sola” realtà vera?
La piattaforma di “salvataggio”
Una considerazione che si rende necessaria tanto più pensando che, per la gestione della comunicazione dell’emergenza, gli stessi vertici di Facebook si sono affidati… ai propri canali social. Anche, se, paradossalmente, hanno dovuto fare ricorso a una piattaforma rivale, ovvero Twitter. Su cui gli hashtag #whatsappdown, #instagramdown e #facebookdown sono diventati subito di tendenza.
La soluzione del problema
La vicenda è stata, come è logico, a lungo avvolta nella nube dei dubbi. Solo problemi tecnici? Oppure un attacco hacker? O addirittura una crisi tenuta nascosta della società che gestisce la galassia Facebook? Il racconto di questa giornata nera per le app del mondo facente capo a Mark Zuckerberg è allora giusto che parta dalla fine. E cioè dalle spiegazioni che, una volta risolto, sia pur lentamente e progressivamente, il problema, i vertici dell’azienda hanno fornito ai milioni di utenti in attesa. E agli stessi dipendenti di Facebook che, riporta su Twitter una giornalista del New York Times, non sarebbero riusciti a entrare in azienda per i badge in tilt.
Un’errata configurazione di server e router
La causa del black out sarebbe dovuta a un errore interno: un’errata configurazione dei server e dei router che coordinano il traffico in rete tra i diversi centri dati di Facebook.
“Questa interruzione del traffico di rete – ha spiegato il vicepresidente delle infrastrutture di Facebook, Santosh Janardhan – ha avuto un effetto a cascata sul modo in cui comunicano i nostri centri dati, bloccando i nostri servizi”. Dopo quello di 14 ore del 13 marzo 2019, si è trattato in ogni caso del secondo peggior stop delle app Facebook dal 2008. Che, quest’anno, già si erano bloccate, ma solo per un’ora, il 19 marzo.
Le sette ore di down
Le prime segnalazioni di problemi di accesso alla app, di connessione al server tramite login e di caricamento dei contenuti, anche una semplice foto, erano iniziate ad arrivare dagli utenti verso le 17.30 italiane sul sito dedicato ai guasti delle piattaforme downdetector.com.
I primi disservizi hanno iniziato a manifestarsi su Whatsapp.
“Siamo al corrente dei problemi che alcune persone stanno incontrando con WhatsApp al momento. Stiamo lavorando per riportare le cose alla normalità e forniremo aggiornamenti qui appena possibile. Grazie per la vostra pazienza”, la risposta affidata al profilo ufficiale dell’app.
Un blocco seguito però a ruota da quelli su Instagram e Facebook, con la necessità di ricorrere al “nemico” Twitter per dare informazioni agli utenti in agitazione.
La ripartenza, attorno alla mezzanotte, è cominciata parzialmente, con Facebook e Instagram, da alcuni Paesi, come Germania, Messico, Azerbaigian e Pakistan, e si è via via estesa in tutto il mondo, recuperando via via le diverse funzionalità, pur mettendo in preventivo che potrebbero registrarsi ancora dei piccoli disservizi prima del pieno ritorno alla normalità.
Le ricadute economiche
Secondo la piattaforma Netblocks, il blocco delle app di Facebook avrebbe causato all’economia mondiale oltre un miliardo e 130 milioni di dollari di danni. E, con un calo del valore delle azioni attorno al 5% alla Borsa di New York, lo stesso patrimonio personale di Mark Zuckerberg avrebbe accusato una perdita di circa 6 miliardi di dollari.
Del resto, dal 27 agosto 2021, quando si registrò la quotazione massima della storia di Facebook in Borsa (iniziata il 18 maggio 2012), pari a 376,26 dollari, le azioni della società hanno iniziato a discendere per una serie di attacchi e problemi che hanno riguardato la società.
L’inchiesta sulla gestione delle informazioni
Proprio ieri, la ex manager Frances Haugen, ha fatto avere una ricerca interna su come il social gestisce contenuti e rischi per gli utenti ai legislatori e al Wall Street Journal.
Proprio il WSJ, il 15 settembre, aveva pubblicato un altro report interno, che aveva studiato le correlazioni tra depressione adolescenziale e uso di Instagram. La stessa 37enne informatica, in un’intervista alla trasmissione “60 Minutes”, ha inoltre denunciato come i nuovi algoritmi introdotti nel 2018 aumentino la visibilità delle fake news.
Alberto Minazzi