Il direttore della clinica di Malattie infettive dell’Ospedale San Martino di Genova, Matteo Bassetti, il presidente dell’Aifa, Giorgio Palù o il governatore del Piemonte, Alberto Cirio, solo per fare alcuni nomi.
Sono infatti numerose le personalità, accomunate dall’essersi esposti in prima linea nella lotta contro il Covid-19, a essere finite al centro degli attacchi della chat Telegram “Basta dittatura”.
In alcuni casi, come per il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, gli attacchi si sono concretizzati in una serie di minacce.
Per altri, come quelli citati in apertura o Palazzo Chigi, si è arrivati nelle scorse settimane perfino a pubblicare on line senza autorizzazione il numero di telefono. Dopo il decreto di sequestro emesso dalla Procura di Torino nelle scorse settimane, per diffusione non autorizzata di dati sensibili, il canale è stato però adesso oscurato direttamente dal social network, che ne ha impedito l’accesso per “violazione dei termini di servizio”.
Bassetti: “i magistrati sapranno colpire chi ha commesso dei reati”
Uno dei principali bersagli degli aderenti alla chat è stato il noto infettivologo genovese.
“Questa – commenta Matteo Bassetti – è una decisione che fa giustizia tanto a me, che sono solo una delle tante vittime, a partire dalle minacce personali e ai miei figli, quanto all’Italia intera. I social sono giustamente liberi, ma fino a quando non offendono la libertà di qualcun altro. Più che altro – continua – trovo assurdo che ci sia voluto tanto tempo per chiudere una chat che invocava solo violenza nei confronti di medici, politici, giornalisti e altri. Un tempo di reazione che ritengo non adeguato e che pone anche qualche dubbio sulla tenuta democratica del Paese”.
Bassetti, in ogni caso, conclude affermando che “non è finita”. “Io ho denunciato tutti gli attacchi all’autorità di pubblica sicurezza e alla magistratura. E adesso aspetto, sicuro che i magistrati sapranno colpire chi ha commesso dei reati, augurandomi che questo Paese dimostri nei fatti di saperlo fare”.
Pandemia, Bassetti: “la bolla estiva si sta esaurendo”
Le minacce non sono intanto riuscite a frenare l’impegno di Matteo Bassetti nella lotta che, insieme a lui, sta vedendo impegnati in prima linea tanti luminari della sanità da oltre un anno e mezzo.
“La situazione – fa il punto – adesso mi sembra molto tranquilla, sul fronte del contagio. Da un paio di settimane ormai ogni giorno continuano a scendere i ricoveri, soprattutto in terapia intensiva. La bolla estiva, con la sua ondina di contagio, si sta quindi esaurendo”.
“Un autunno tranquillo”
Questo, in ogni caso, non significa che si può abbassare la guardia.
“Bisognerà vedere – riprende – cosa succederà nelle prime due settimane di ottobre, con la ripresa a regime delle attività lavorative, con la scuola, i trasporti e temperature più fresche, che spingeranno la gente a stare maggiormente al chiuso. Io sono però fiducioso che, se come sembra arriveremo a fine ottobre con l’85% degli Italiani vaccinati con due dosi, ci aspetta un autunno abbastanza al sicuro, perché saremo in grado di gestire la situazione con le nostre strutture sanitarie”.
Italiani e vaccini: una sorpresa positiva
Il 15% di Italiani che resterebbe scoperto da una protezione vaccinale rimane, per l’infettivologo, una “quota comunque significativa”. Al tempo stesso, però, Bassetti ammette: “Non mi sarei mai aspettato di arrivare all’85% così rapidamente, soprattutto pensando da dove siamo partiti. È un po’ come esserci qualificati diciottesimi in griglia e adesso essere vicini a vincere il gran premio. Nessun Paese europeo, forse solo la Spagna, ha avuto curve di crescita di vaccinati continue e costanti come le nostre. L’Inghilterra, ad esempio, che è partita fortissimo, raggiunto il plateau adesso cresce pochissimo”.
Il direttore della clinica di malattie infettive genovese non si sofferma quindi più di tanto su chi continua a rifiutare il vaccino. “Credo che fare più di quello che medici, Governo e altre autorità hanno fatto in questi 10 mesi per spiegare l’importanza di vaccinarsi non sia possibile. È chiaro che, andando avanti, si vedrà sempre più come finiscano in ospedale soprattutto i non vaccinati. Saranno allora i dati, che già dicono come non vaccinarsi significa mettere a rischio la propria vita e la propria salute, a poter provare a convincere chi non vuole vaccinarsi. Ognuno è libero di fare quello che vuole, purché non faccia del male agli altri”.
Le nuove prospettive dei farmaci per la cura del Covid
L’ospedale San Martino, intanto, è uno dei centri internazionali dove si sta testando uno dei medicinali per evitare l’evoluzione della malattia verso forme gravi e la prevenzione della diffusione del contagio: il molnupiravir.
“Dobbiamo ancora attendere i risultati degli studi – fa il punto Bassetti – ma possiamo già dire che il farmaco si sta dimostrando efficace sia contro il Sars-CoV-2 che contro il virus influenzale. E questo potrebbe diventare determinante, in futuro, per spegnere sul nascere tutto al presentarsi di una febbre”.
Nei prossimi mesi, bisognerà capire anche le modalità di utilizzo di questi farmaci. “Più che un impiego per tutti a casa, specie quando tutti sono vaccinati – ammette l’infettivologo – io vedo questo farmaco utile soprattutto nei casi in cui si manifesti in un secondo tempo la positività al Covid di un ricoverato, venuto a contatto con altri pazienti. In ogni caso, credo che, per quanto si potrà accelerare, si arriverà alla pillola per curare il Covid non prima dei primi mesi del 2022”.
La ricerca, la vera vincitrice
Si tratta, in ogni caso, di tempistiche fino a qualche anno fa inimmaginabili, sia sul fronte delle autorizzazioni che, ancor prima, su quello della ricerca. “Per avere un farmaco attivo e funzionante contro l’hiv – ricorda Matteo Bassetti – ci sono voluti 7 anni, dal 1981 al 1987, dai primi casi. E addirittura una quindicina, arrivando al 1987, per un farmaco altamente efficace contro l’aids come l’inibitore della proteasi. Qui si parla di una straordinaria reazione della ricerca medica, che ha perfezionato vaccini, farmaci e anticorpi monoclonali in 15 mesi”.
“Nella lotta al Covid – conclude – sono il sapere e la ricerca scientifica, i veri vincitori. Un settore nel quale, in Europa, noi Italiani primeggiamo, essendo il primo Paese per ricerche e lavori pubblicati sul Covid-19. L’atteggiamento della ricerca italiana, insomma, è stato premiato con risultati di cui oggi possiamo beneficiare tutti”.
Alberto Minazzi
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