Prevenire è sempre meglio che curare, per cui in prima fila, nel contrasto alla pandemia, restano i vaccini.
Ma, in parallelo, le big pharma non hanno mai interrotto gli studi e i test su vari medicinali . Oggi annunciano il possibile arrivo, il prossimo anno, di nuovi farmaci.
Il primo, e a oggi unico approvato è stato il remdesivir, antivirale sviluppato inizialmente per le infezioni da ebola e marburg, risultato efficace anche con il Sars-CoV-2. Il via libera è arrivato già lo scorso anno, prima negli Stati Uniti e poi anche in Europa.
Adesso, però, pare che delle semplici pillole possano non solo curare la malattia ma anche essere d’aiuto nella prevenzione, come si suol dire all’ultimo step, del contagio.
Due usi per il nuovo farmaco
È stato è il presidente e Ceo di Pfizer, Albert Bourla, ad annunciare il via dei test di fase 2-3 sul farmaco antivirale orale PF-07321332, destinato alla profilassi successiva all’esposizione al virus nei maggiorenni.
Risalgono a marzo 2020 i primi test sulle nuove pillole, che verrebbero usate in combinazione con il ritonavir, inibitore della proteasi attualmente utilizzato per la cura dell’aids. L’obiettivo, ha chiarito il responsabile scientifico di Pfizer, Mikael Dolsten, è quello di bloccare la replicazione del virus nelle cellule umane e quindi prevenire la malattia sintomatica nei contagiati e l’insorgenza dell’infezione nei sani che si siano esposti al virus.
Ultima sperimentazione, risultati a novembre
La nuova fase di studio coinvolgerà 2.660 persone adulte che hanno manifestato i primi segni dell’infezione o comunque abbiano avuto con certezza un contatto stretto a rischio. Il periodo di somministrazione del medicinale o del placebo durerà per 5 o 10 giorni, con una doppia dose quotidiana.
La sperimentazione mira a valutare la sicurezza e l’efficacia della combinazione di farmaci entro il quattordicesimo giorno dalla comparsa dei primi sintomi. I primi risultati saranno consegnati alla Fda il 26 novembre, per la valutazione della concessione di un utilizzo emergenziale in attesa dei dati definitivi, attesi non prima del prossimo 8 aprile.
La “pillola del giorno dopo”
L’americana Merck punta sul farmaco sperimentale molnupiravir per la prevenzione del contagio nei contatti diretti di un paziente positivo, creando errori nell’rna del virus, impedendogli così di replicarsi, e riducendo la carica virale e la trasmissibilità.
La sperimentazione del medicinale in compressa è stata avviata in diversi centri, anche in Italia. E le prime risultanze sembrerebbero indicare l’efficacia nell’impedire l’evolversi della malattia in persone risultate positive al tampone. Anche in questo caso, potrebbe essere richiesto l’uso in emergenza già a partire da fine 2021.
Altre pillole in fase test
La svizzera Roche a giugno aveva invece reso noti i dati preliminari dello studio sulla pillola sperimentale AT-527, medicinale inizialmente studiato per la cura dell’epatite C.
Un farmaco che, sulla base dei primi risultati, sarebbe in grado di abbassare la carica virale nei pazienti ricoverati, inibendo l’enzima rna polimerasi, necessario al virus per riprodursi. E, al riguardo, già a marzo il presidente del Cda di Roche, Christoph Franz, aveva fissato l’autunno come orizzonte temporale per avere i dati necessari alla richiesta di approvazione.
Alberto Minazzi
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