Slitta dal 31 ottobre al 18 dicembre 2021 il lancio nello spazio del James Webb Space Telescope, il più grande e potente telescopio spaziale mai realizzato, che andrà alla ricerca delle origini dell’universo e della posizione della nostra galassia al suo interno. Lo ha annunciato la Nasa, l’agenzia spaziale americana, guida del programma internazionale Jwst, che conta sulla partnership delle agenzie europea Esa e canadese Csa e che coinvolge ricercatori di numerose istituzioni scientifiche di vari Paesi, tra cui l’Italia.
Il telescopio Webb
Grande come un campo da tennis, il telescopio Webb è dotato di uno specchio di 6,5 metri di diametro complessivo, composto da 18 specchi più piccoli incastrati a mosaico, e pesa 6,5 tonnellate.
È costato 10 miliardi di dollari ed è considerato l’”erede” dell’Hubble Space Telescope, mandato nell’orbita terrestre da 31 anni e ancora operativo. Rispetto al suo predecessore, sarà però, tra l’altro, in grado di autogestirsi, fin dal dispiegamento una volta separatosi dal razzo vettore, e, in caso di necessità, di autoripararsi. È previsto infatti un funzionamento di almeno 10 anni, durante i quali invierà sulla terra le sue osservazioni. Un periodo che partirà nel 2022, dopo un periodo di collaudo di 6 mesi.
Il viaggio del James Webb Space Telescope
Il telescopio sarà lanciato dallo spazioporto europeo di Kourou, nella Guyana francese, sulla costa nord-orientale del Sudamerica. Raggiungerà l’orbita terrestre trasportato da un Ariane 5 fornito dall’Esa.
Lo stadio superiore del razzo provvederà quindi a inviarlo verso il punto prefissato per il posizionamento definitivo.
Si tratta di quello chiamato “Punto Lagrangiano L2”, a 1,5 milioni di km dalla Terra, per raggiungere il quale ci vorrà circa un mese.
Il ruolo dell’Italia
La comunità scientifica internazionale è stata coinvolta e invitata a presentare progetti mirati a chiarire le origini dell’universo. E, per il primo ciclo di osservazioni, fissato per il primo anno della missione con 6.000 ore di osservazione a disposizione per 8 settori di ricerca, sono stati quindi prescelti 286 programmi tra le oltre 1.000 proposte provenienti da 44 Paesi. Di questi programmi, 9 saranno guidati da scienziati e tecnici italiani.
In 7 casi, il coordinamento sarà dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), mentre in uno ciascuno dell’Università di Milano-Bicocca e della Scuola Normale Superiore di Pisa.
Il progetto della Normale
Il progetto presentato dal gruppo di Cosmologia della Normale di Pisa selezionato dalla Nasa si concentrerà in particolare sullo studio e l’osservazione della formazione ed evoluzione delle prime galassie createsi subito dopo il Big Bang, distanti circa 13 miliardi di anni luce dalla Terra.
Il progetto potrà contare su 21,3 ore di osservazione, su un budget specifico e sulla dotazione di personale scientifico internazionale di supporto. Come ha spiegato il ricercatore della Scuola, Stefano Carniani, l’esperimento sarà dedicato alla ricerca della luce emessa dalla popolazione stellare e dal gas ionizzato all’interno di tre galassie risalenti a soli 500-900 milioni di anni dopo il Big Bang. Quello della Normale, guidato da Andrea Ferrara, sarà l’unico centro di ricerca italiano a guidare un progetto tra i 77 selezionati nella sezione Galaxies.
Gli obiettivi della missione
Nei dieci anni di lavoro previsti, il telescopio punterà, tra gli altri obiettivi, a elaborare il più ricco catalogo di pianeti extrasolari, esplorando, grazie alle più moderne tecnologie, ogni fase della storia cosmica: dalla nascita delle prime galassie alla formazione di stelle e pianeti sia all’interno del nostro sistema solare che nelle galassie osservabili più distanti nell’universo primordiale. Una ricerca delle origini della nostra umanità, per provare a rispondere a domande ancora in sospeso sull’universo. Il tutto attraverso un telescopio che, nel 2002, fu dedicato a James Webb capo della Nasa negli anni della missione Apollo, che accettò nel 1961 la sfida di inviare astronauti americani sulla Luna entro i successivi 10 anni.
Alberto Minazzi