Molte pensano che basti non abusarne.
Invece, durante la gravidanza, l’alcol non va proprio assunto.
A ricordarlo, nella Giornata mondiale contro la “sindrome fetoalcolica”, sono le aziende sanitarie d’Italia. In modo particolare l’Ulss 3 Serenissima (Venezia), ha pubblicato un video promosso dalla regione Veneto che mette in chiaro quale dev’essere la parola d’ordine per le donne in attesa di un bambino: “Zero alcol in gravidanza”.
A essere colpiti dalla sindrome fetoalcolica sono circa 15 bambini ogni 10 mila. Rischiano disabilità permanenti sia di tipo fisico che mentale e comportamentale. I Paesi in cui maggiormente esiste questo problema sono Irlanda, Bielorussia, Danimarca, Regno Unito e Russia. Non esistendo al momento uno studio sul tasso alcolico nelle donne in gravidanza in Italia, il Ministero della Salute ha affidato al Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore della Sanità un progetto pilota, i cui esiti si conosceranno a fine 2021.
“L’alcol attraversa facilmente la placenta. Il feto è quindi esposto allo stesso livello di alcol presente nel sangue della madre. Tuttavia, il fegato fetale ha poca o nessuna capacità di metabolizzare l’alcol che interferisce con la divisione cellulare e ne inibisce la crescita, provocando danni a molti organi, principalmente al cervello – spiega Simona Pichini, prima ricercatrice e Direttrice dell’Unità di Farmacotossicologia analitica dell’ISS – tanto che la FAS rappresenta la prima causa conosciuta di ritardo mentale nel bambino e poi nell’adulto. FAS e FASD sono però patologie completamente prevenibili evitando, come raccomanda l’Alleanza Europea per la Sindrome fetoalcolica, il consumo di alcol durante la gravidanza, nei momenti appena precedenti ad essa quando si desidera avere un figlio e anche se si è ad alto rischio di gravidanza non pianificata. Non bisogna bere meno o bere poco ma– conclude Pichini –non bere affatto”.
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Zero alcol in gravidanza. Giornata mondiale contro la FAS
9 Settembre 2021