Il Veneto estende il progetto delle scuole-sentinella a tutti i livelli di scuola introducendo un monitoraggio a livello nazionale e tamponi salivari per l’identificazione del coronavirus e l’identificazione di eventuali focolai.”Un risultato -ha rilevato la responsabile della Prevenzione della regione Veneto Francesca Russo – sostenibile e fattibile anche come adesione degi studenti”
Con l’estensione a livello nazionale, è lasciata facoltà alle singole Regioni di decidere di ampliare il grado delle scuole coinvolte. “Noi – aggiunge Russo – abbiamo deciso di coinvolgere fino alle primarie, identificando con l’Ufficio scolastico regionale un campione di scuole, plessi e classi, che sia significativo anche a livello nazionale, coinvolgendo almeno il numero minimo di studenti previsto”.
I numeri del Veneto
Oltre a coinvolgere tutte le fasce d’età, sono quindi coinvolte tutte le province, per un campione complessivo di 11.625 studenti, che saranno testati a rotazione ogni 15 giorni, effettuando quindi in totale 23.250 test ogni mese.
I plessi che partecipano sono 42 scuole primarie, per 337 classi, 16 secondarie di primo grado, per 190 classi, e 14 secondarie di secondo grado per 416 classi. “I dirigenti scolastici e la Regione sono comunque disponibili ad aumentare il numero di classi”, precisa Russo.
L’adesione allo screening è libera. Lo scorso anno si è attestata tra il 90% e il 62%.
“Superare il 60% – rimarca la dirigente regionale – è comunque un dato molto alto, anche a livello nazionale, che testimonia il grande interesse e l’elevata partecipazione”. Il 13 settembre, con il via alle lezioni, il progetto partirà da 4 plessi (a Conegliano, Musile di Piave, Verona e Padova).
Come funziona lo screening
Ai ragazzi e alle loro famiglie viene innanzitutto proposto il consenso informato, sulla base di un prototipo nazionale, e un’informativa regionale. Una volta acquisito il consenso, viene consegnato un kit già etichettato per l’autoprelievo, non richiedendo i tamponi salivari l’intervento di un operatore sanitario. La provetta con la saliva raccolta a casa viene riconsegnata in un box, dal quale l’Ulss ha il compito di effettuare il ritiro e la consegna alle microbiologie, che emetteranno il referto entro 24 ore.
In caso di positività, si procederà con le procedure standard di isolamento del ragazzo per 10 giorni. Per i suoi compagni, in attesa di indicazioni nazionali del Ministero, il Veneto ha deciso di limitare il controllo alla sorveglianza attiva, continuando cioè la possibilità di frequenza in presenza, qualora il caso sia isolato. Da due casi in su, invece, si procede con la quarantena: di 7 giorni per i vaccinati, 10 per i non vaccinati. Il Veneto ha inoltre lasciato libertà di partecipazione al monitoraggio anche al personale scolastico.
La rete organizzativa
Nel progetto sono coinvolti diversi soggetti. Per ogni plesso è stato individuato un referente Covid, che si interfaccerà con quelli attivi presso i Sisp delle Ulss. E questi si aggiungono alle microbiologie, ai dirigenti scolastici e ai genitori, che sono chiamati a dare il loro consenso. “È una squadra che lavora insieme – conclude Russo – e proprio questa organizzazione ci permetterà di partire già dal 13 settembre”.
“Dal 13 settembre – ha commentato il presidente del Veneto, Luca Zaia – saremo in trincea, avendo acquistato un milione di tamponi salivari molecolari in autonomia, senza aspettare le forniture nazionali. Inizia una nuova avventura che ha l’obiettivo di fare in modo che la scuola resti sempre aperta. Perché la dad, vista inizialmente come novità, si è poi capito che è una devastazione sia formativa che psicologica. Ma siamo molto fiduciosi, anche perché il 62% dei nostri ragazzi sono già vaccinati”.
Alberto Minazzi