Cortina d’Ampezzo, la regina della Dolomiti, è fucina di idee e incubatore di molti progetti che la proiettano in un futuro sostenibile. A illustrarci il suo percorso virtuoso è proprio il suo sindaco, Gianpietro Ghedina, che ci accoglie nel suo studio affacciato sullo struscio più famoso delle montagne venete.
“Siamo in un momento molto favorevole per una progettualità innovativa e attenta all’ecosistema, come anche la Commissione europea ha compreso. C’è un fermento nato paradossalmente proprio dalla riflessione generale e dalle difficoltà innescate dalla pandemia. Certo, qui si vive una ribalta privilegiata grazie ai due eventi internazionali che ci vedono protagonisti: i Mondiali di sci alpino dello scorso inverno e le Olimpiadi invernali del 2026, che sono vicinissime e con tante cose da fare, ma che abbiamo vinto grazie anche a un progetto incardinato su qualità e tutela del territorio e sostenibilità. In perfetta sintonia con quanto stabilito dal Comitato olimpico internazionale, il Cio”.
E sostenibilità, anche oltre il traguardo olimpico, è la stella polare che Ghedina e la sua amministrazione, intendono continuare a seguire.
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Cortina capitale della sostenibilità come Venezia?
“Cortina e Venezia sono due realtà con molti aspetti in comune, nonostante i differenti scenari che le contraddistinguono: montagne e acqua. Per esempio, la fragilità dell’ambiente e la forte vocazione turistica. Entrambe condividono la responsabilità del riconoscimento Unesco, noi per le Dolomiti. O ancora, le problematiche legate alla logistica e alle comunicazioni. Per certi versi anche la residenzialità, con la città lagunare che soffre di uno spopolamento endemico così come noi contiamo cittadini che lasciano Cortina nonostante gli sforzi di mitigazione del problema da parte dell’amministrazione. Anche questo vuol dire difendere il territorio, gli insediamenti”.
- In comune c’è anche il problema dei giovani…
Proprio come a Venezia, che è anche città di residenti che ci vivono e lavorano tutto l’anno, anche a Cortina si vogliono trattenere i giovani, risorsa capace di creare e moltiplicare valore aggiunto.
Anzi, se possibile allargare e incentivare la residenzialità.
La proposta nata nei mesi del secondo lockdown di una Università della Montagna da creare a Cortina è forse il progetto più ambizioso e lungimirante per tutti noi.
- Due città, due ecosistemi e specificità simili?
Sì. E la specificità ambientale di Cortina, la sua tutela e sviluppo sostenibile è nel nostro Dna. Fin dal 1979 Cortina ha bloccato il suo Piano Regolatore stabilendo uno stop a nuove abitazioni con pochissime deroghe legate principalmente all’edilizia alberghiera. Nel tempo è cresciuta una consapevolezza che “sostenibilità” non è solo uno slogan alla moda o perché “lo vuole l’Europa”. Per ogni progetto, intervento o servizio si valuta sempre anche la sostenibilità finanziaria e gestionale. Inderogabile per una progettazione a lungo termine, E mi creda, Cortina in questo momento è impegnata in grandi progetti con una prospettiva che guarda anche oltre gli anni ‘30 del secolo”.
- Viabilità, trasporti sostenibili, Università della Montagna, digitalizzazione e remote working. Solo wishful thinking, bei desideri?
“L’Università potrà essere un grande volano di sapere e valore. Ci sono già forze e potenzialità, sinergie con l’ateneo di Padova e a Venezia Ca’ Foscari e Iuav. E’ stato già individuato un possibile sito provvisorio, “riciclando” parte del villaggio olimpico a Fiames”.
- Diciamo che avete il contenitore, ma dentro cosa ci vorreste mettere?
- “I saperi, la cultura, la scienza legata alla montagna sono tanti e specialistici. Dal clima, a interventi e studi scientifici in ambiente alpino; dalle ricerche e applicazioni in tecnologie di montagna e di architettura all’analisi di flussi turistici sostenibili alle biodiversità dell’ecosistema. Un vero centro di ricerca multidisciplinare capace di attrarre e sviluppare conoscenze internazionali e alimentare start-up innovative e compatibili con il territorio ma che possono essere riprodotte ed esportate”.Sindaco Ghedina, se tutto questo dovesse tradursi in realtà, dovreste fronteggiare un ulteriore flusso di persone, peraltro destagionalizzato con un impatto importante sulla viabilità, i servizi e di nuovo la residenzialità.
“Vero, ma a prescindere dall’Università della Montagna, Cortina è al lavoro anche su questi fronti. E non parlo dell’aeroporto, su cui mi sono già espresso ufficialmente: fino a quando ci sarò io non si farà. Piuttosto stiamo già lavorando con il gruppo Save (aeroporto Marco Polo) per un vero eliporto attrezzato e il “vertiporto” per l’utilizzo dei droni non solo nelle emergenze. Nuovi collegamenti via fune ideati e in parte già in dirittura d’arrivo per abbattere il traffico in paese; la
seconda area pedonale che libererà Cortina da inquinamento dell’aria e da decibel, nuovi parcheggi a impatto zero. Il bypass veicolare nord-sud in galleria lungo 4,3 km per il quale sono già disponibili 250 milioni di euro stanziati dal ministero delle Infrastrutture. C’è poi il capitolo treno delle Dolomiti. Sono favorevole e sostengo l’ipotesi più logica, quella lungo la valle del Boite. Per questo valgono esperienze vicine, le linee della Val Pusteria e della Val Venosta: ferrovie che
servono le comunità locali, che si muovono per lavoro e studio, e il turismo riducendo notevolmente l’impatto ambientale e la saturazione della viabilità montana. Per la ferrovia i tempi sono indubbiamente lunghi, ma è una scelta sostenibile. Cortina è al lavoro per la sostenibilità”.
Agostino Buda