Secondo l’ultimo rapporto di Aifa, il 7° da inizio pandemia, sono 7, su quasi 66 milioni di dosi inoculate, le morti per le quali è stata rilevata una correlazione causale con la vaccinazione.
Lo ha sottolineato Francesca Russo, responsabile della prevenzione del Veneto, precisando che “al momento, nella nostra regione, non c’è nessun caso confermato di decesso correlato causalmente ai 6 milioni di vaccinazioni effettuate”.
Correlazione causale e temporale
Il sistema di farmacovigilanza, facente riferimento ai centri regionali coordinati dall’Aifa, raccoglie tutte le segnalazioni di reazioni avverse correlate temporalmente ai vaccini per poi valutarle dal punto di vista causale.
I decessi vicini nel tempo alla somministrazione, nell’ultimo rapporto, sono dunque maggiori (498 in Italia, 38 in Veneto), anche se gli approfondimenti necessari richiedono un po’ di tempo per arrivare a stabilire un’eventuale correlazione causale tra vaccinazione e morte. La stessa valutazione viene effettuata anche sugli eventi avversi. Le segnalazioni arrivano soprattutto dai medici (42%), ma c’è anche un 18,3% (2.738 casi) in cui è direttamente il cittadino a comunicarla.
Vaccinazioni ed eventi avversi
Su 66 milioni di dosi, le segnalazioni di reazioni avverse sono state in Italia 84.322, per l’87% non gravi. Febbre, stanchezza, mal di testa, dolori muscolari e articolari, per quanto fastidiosi, sono gli eventi più frequenti, che si risolvono al massimo in uno o due giorni.
“Su due milioni di dosi somministrate nella fascia d’età 12-19 anni – sottolinea Russo – non c’è stata nessuna reazione anafilattica”. Le segnalazioni, in Veneto, sono state circa 15 mila, di cui 1.200 gravi: soprattutto febbre alta sopra 39 gradi, perdita di coscienza, dissenteria, poche reazioni allergiche, fino a 180 casi di trombosi temporalmente correlate. Tra i sintomi non gravi, soprattutto la febbre non alta (4.900 casi), cefalee (4.500) e mialgie (3.300).
Miocarditi e pericarditi
Nel punto stampa presso la sede della protezione civile di Marghera è intervenuto anche il cardiologo Patrizio Sarto, direttore di Medicina dello sport dell’Ulss 2, per parlare del tema degli interessamenti cardiaci correlati al Covid e alle vaccinazioni.
“I dati americani – ha sotttolineato – ci dicono che l’infiammazione del muscolo cardiaco o del foglietto pericardico dovuta al Covid si presenta in una percentuale tra 1% e 3% dei casi. Dato confermato ad esempio a Treviso, dove il 3% dei ragazzi malati di Covid ha sviluppato pericarditi o miocarditi. Le possibilità di infiammazione cardiaca legate alla vaccinazione sono invece da 3 a 12,6 per milione di dosi inoculate. Ciò mi spinge ad affermare che il pericolo di avere una miocardite da vaccino, oggi, è veramente remoto”.
Novità sui monoclonali
Il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha infine sottolineato come, sulla base delle determinazioni Aifa di inizio agosto, il direttore generale della Sanità regionale Flor abbia inviato a tutte le Ulss una lettera in cui sottolinea che, da oggi, gli anticorpi monoclonali sono aperti a tutti i cittadini che mostrano un’infezione sintomatica da Covid. È infatti stato tolto il limite di età dei 65 anni o, in alternativa, la presenza di una comorbilità al di sotto di questa fascia d’età.
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