Anche gli Stati Uniti hanno deciso di distribuire ad ampio raggio le terze dosi di vaccini anti-Covid.
Com’ è stato da poco annunciato, lo faranno a partire dal 20 settembre. La motivazione della decisione di procedere con un secondo richiamo data dalle autorità sanitarie si lega al progressivo diminuire dell’efficacia protettiva dei vaccini più ci si allontana dalla somministrazione.
La terza dose negli Usa
“I dati disponibili – illustra il comunicato congiunto di Cdc, Fda e dell’Istituto nazionale per le allergie e le malattie contagiose – mostrano chiaramente che la protezione contro il Sars-CoV-2 diminuisce con il tempo dopo le prime dosi di vaccino. E, in coincidenza con la prevalenza della variante Delta, iniziamo a vedere prove di una protezione ridotta contro la malattia in forma moderata e leggera. Abbiamo concluso che un richiamo sia necessario per massimizzare la protezione da vaccino e prolungare la sua durata“.
Già dalla scorsa settimana la Fda ha autorizzato la terza dose per chi ha un sistema immunitario compromesso.
Il periodo dopo il quale si procederà alla terza somministrazione dei vaccini a Rna messaggero di Pfizer e Moderna è di 8 mesi dalla seconda dose. Di conseguenza, i primi a riceverla saranno i sanitari, gli ospiti delle case di riposo e gli over 65, che sono stati i primi a sottoporsi a vaccinazione. Anche per chi ha ricevuto il vaccino monodose di Johnson & Johnson sarà probabilmente fissato un richiamo. I Cdc attendono comunque ulteriori approfondimenti, anche in considerazione del fatto che, essendo avvenute le prime somministrazioni di questo vaccino solo a marzo, di terza dose se ne parlerà non prima di novembre.
La terza dose nel mondo
Sono dunque sempre più, nel mondo, i Paesi che stanno decidendo di sottoporre la popolazione a un secondo richiamo di vaccino nel programma di contrasto alla diffusione della pandemia da coronavirus.
Il primo è stato Israele, che ha iniziato la somministrazione della terza dose dal 1 agosto, su base volontaria, agli over 60 immunizzati da almeno 5 mesi. È stata poi la volta della Germania, che partirà a settembre con le fasce più vulnerabili, così come farà la Francia, sempre per fragili e anziani. Sempre dal prossimo mese, la Gran Bretagna è orientata a effettuare il nuovo richiamo a over 50 e immunodepressi.
Valutazioni in corso da parte di Ema e Oms
Ma a tutte le latitudini la discussione sul tema è aperta. L’argomento, ad esempio, è arrivato in Senato in Brasile. L’Ema, l’autorità europea del farmaco, lo scorso 10 agosto ha intanto preso tempo, dichiarando all’agenzia Ansa che “al momento è troppo presto per confermare se e quando sarà necessaria una dose di richiamo per i vaccini Covid-19, perché non ci sono ancora dati sufficienti dalle campagne di vaccinazione e dagli studi in corso per capire quanto durerà la protezione dei sieri. L’Ema esaminerà rapidamente questi dati non appena saranno disponibili”. L’Oms, dopo aver chiesto una moratoria della terza dose fino a fine settembre, ha invece adesso espressamente affermato, attraverso il chief scientist Soumya Swaminathan: “Al momento i dati non indicano il bisogno di una terza dose. Togliendo dosi alle persone non vaccinate, i booster favoriranno l’emergere di nuove varianti”.
Il vaccino protegge: i dati dell’Iss
E l’Italia? Un report dell’Istituto Superiore di Sanità dello scorso 21 luglio evidenzia come, su 35.776 morti totali a causa del Covid da febbraio 2021, solo 423 avevano completato il ciclo di vaccinazione.
Tradotto in termini percentuali, significa che solo l’1,2 dei decessi, da quando la campagna vaccinale contro il Sars-CoV-2 è entrata nel vivo, ha colpito persone che avevano ricevuto la doppia dose di siero. Compresi gli anziani e i fragili. Dati puramente descrittivi, che vanno contestualizzati pensando come all’inizio fossero in pochi a essere vaccinati, ma che in ogni caso confermano l’efficacia dei sieri.
Un ulteriore aggiornamento dello stesso Iss, dell’11 agosto, stima infatti “un forte effetto di riduzione del rischio di infezione di Sars CoV-2 nelle persone vaccinate rispetto ai non vaccinati”. Nel periodo tra il 4 aprile e l’8 agosto, l’efficacia di protezione nel confronto tra vaccinati con ciclo completo e non vaccinati è stimata al 96,82% per quanto concerne i decessi. E, sempre riguardo al dato delle morti, nel periodo tra il 18 giugno e il 18 luglio di quest’anno, su 191 casi, solo 34 (il 17,8%) hanno riguardato persone protette con due dosi, 28 delle quali over 80 e i restanti tra 60 e 79 anni. Sotto i 59 anni, è poi già utile anche una sola dose (appena 2 morti, entrambi over 40, tra coloro che avevano iniziato il ciclo vaccinale), mentre, tra i 143 (74,9% del totale) non vaccinati uccisi dal Covid c’è anche un caso nella fascia tra 12 e 39 anni.
Anche l’Italia verso la terza dose?
Si capisce quindi chiaramente perché anche l’Italia stia studiando l’opportunità di prevedere il secondo richiamo della vaccinazione. L’Iss sta analizzando i dati nella prospettiva di procedere con le somministrazioni delle terze dosi a partire da ottobre, inoculando il vaccino ai più vulnerabili. L’idea ha il sostegno di diversi luminari, come il virologo Fabrizio Pregliasco, che ritiene necessaria la terza dose per i soggetti fragili, ipotizzando una data di inizio delle somministrazioni tra ottobre e novembre, o il direttore della clinica di Malattie infettive del San Martino di Genova, Matteo Bassetti.
L’epidemiologo Giovanni Rezza, direttore generale della Prevenzione presso il Ministero della Salute, ha poi riassunto le sue riflessioni in un intervento pubblicato dal Corriere della Sera. “Per sciogliere questo nodo – sottolinea – è ora essenziale rispondere ad alcuni quesiti di tipo scientifico: quanto dura l’immunità conferita dai vaccini; quale ruolo giocano le varianti nel ridurre l’efficacia e la durata della protezione; se sarà possibile raggiungere la cosiddetta immunità di gregge o di comunità”. Domande complesse, che ancora non hanno risposte precise ma che sicuramente è necessario porsi. “Sulla terza dose – conclude Rezza – per ora conviene astenersi dal solito dibattito fra pro e contro, iniziando a programmare gli eventuali richiami, da effettuare in maniera graduale, sulla base delle necessità e delle evidenze scientifiche”.
Terza dose: lo studio israeliano
Proprio riguardo alla terza dose di vaccino Pfizer-BioNTech, da Israele sono intanto arrivati i primi risultati di uno studio condotto dal Maccabi, la maggior cassa mutua del Paese. Ad almeno una settimana dalla terza somministrazione, emerge che, tra gli over 60, il vaccino mostra un’efficacia contro il virus pari all’86. Il monitoraggio ha raffrontato un gruppo di quasi 150 persone che avevano ricevuto la terza dose con altre 675 mila che avevano completato il ciclo a due dosi tra gennaio e febbraio. E le positività riscontrate sono state 37 nel primo gruppo e 1.064 nel secondo.
Alberto Minazzi