Su 144 campioni sequenziati a luglio dall’Istituto Zooprofilattico delle Venezie per la periodica indagine mensile dell’Iss volta alla stima della presenza delle varianti a livello nazionale su campioni casuali, 140 (quindi oltre il 97%) presentano la variante “Delta”.
Il risultato è stato anticipato dal direttore generale dello Zooprofilattico, Antonia Ricci.
Dei restanti campioni, 3 sono di “Alfa” (o inglese) e 1 di “colombiana”, cioè una variante “di interesse”.
«La velocità con cui la Delta ha soppiantato tutte le altre varianti – ha commentato Ricci – è sorprendente. Io stessa speravo in un andamento più lento di questo “terzo virus”, dopo quello originario di Wuhan della prima ondata e quello “inglese” della seconda fase della seconda ondata».
La variante Delta
Il direttore dello Zooprofilattico definisce la variante “Delta” come un virus «contagiosissimo, che si diffonde facilmente anche all’aperto». La vaccinazione completa, però, protegge dalla possibilità di contagiarsi e infettarsi «fino all’80%».
Degli altri 188 campioni sequenziati negli ultimi giorni, la variante Delta è prevalente al 94,7%.
«Nei 19 virus isolati da persone vaccinate – conclude – tutti sono varianti Delta, compresi i casi di due over 70 e 80, ma con sintomi di tipo influenzale: raffreddore, tosse e qualche linea di febbre. La bella notizia è che in questo momento non ci sono altre varianti preoccupanti».
Un’ondata anomala
«L’ondata attualmente in corso – commenta il presidente del Veneto, Luca Zaia – ha caratteristiche anomale rispetto alle precedenti, pur dovendoci attendere un aumento dei ricoveri. E gli aspetti atipici sono due. Il primo sono i tassi di ospedalizzazione bassi, con un rapporto tra contagiati e ospedalizzati non in linea con quello che è accaduto fino ad oggi. Il secondo è la quantità importante di asintomatici. Vi è poi l’elemento esogeno del substrato in cui si diffonde l’infezione, che è più disinfettato di prima grazie alle vaccinazioni».
Il bollettino giornaliero. Zaia: “un anno fa avremmo avuto 700 ricoveri”
Tra i dati delle ultime 24 ore, spiccano i 1.043 nuovi positivi (su 42.282 tamponi effettuati), per un’incidenza del 2,47%. «Il modello di proiezione – sottolinea però Zaia – ce ne dava però per questa settimana circa 1.500. E ricordiamo che, senza vaccinazione, un anno fa un simile numero di positività si sarebbe tradotto in almeno 700 posti letto occupati». Gli attualmente positivi in Veneto sono così quasi raddoppiati rispetto alla punta minima di circa 6.000, toccando quota 11.927. Stabili i morti (11.641), continuano a calare i ricoveri: attualmente sono 156 (-9) di cui 17 (-1) in terapia intensiva.
Il bollettino settimanale
La Regione ha inaugurato anche un nuovo bollettino, rilevato su base settimanale.
Dal 22 al 28 luglio, su 4.157 nuovi positivi, 2.821 erano non vaccinati, 510 avevano ricevuto solo la prima dose e i vaccinati completi erano 826. Tra i ricoverati in terapia intensiva, solo uno è vaccinato (contro 15 non vaccinati) e tra quelli in area non critica 101 i non vaccinati e 26 i vaccinati.
«La prima considerazione – sono le riflessioni del presidente – è che dove non c’è vaccino, il virus trova un substrato fertile per mettere radici. La seconda è che dove c’è vaccino, ci sono meno problemi. Il tema è capire che non è finita».
Vaccinazioni e terza dose
Pur senza scendere nel dettaglio, Zaia ha anticipato che, parlando ieri sera con il commissario Figliuolo, gli sono state annunciate novità in arrivo per i vaccini. Riguardo alla possibilità di dover somministrare anche una terza dose di siero, riguardo alla quale ci sono già Stati come Israele e Gran Bretagna che sono orientati a prevederla, il presidente del Veneto ha avanzato la sua richiesta: «Non deve decidere la politica: esperti e scientifici si riuniscano in conclave e ci dicano in maniera univoca se serve o no». Intanto, dopo aver superato i 5 milioni di somministrazioni, il presidente conferma che «entro ottobre l’82% dei Veneti avrà ricevuto almeno una dose».