Un rapporto del 2017 dell’associazione no profit Seas at Risk stimava che ogni anno, in Europa, si consumassero almeno 46 miliardi di bottiglie di plastica.
Di queste, 8 miliardi in Italia, primo Paese europeo con 188 litri annui pro capite nel 2016 a fronte di una media continentale di 117 litri. E, in una classifica guidata dal Messico, eravamo terzi al mondo per consumo di acqua in bottiglia.
Il boom dell’acqua in bottiglia
Un’impennata che non sembra rallentare, aumentando sempre più la massa di contenitori di plastica che finiscono nei rifiuti. Anno dopo anno, la statistica si aggiorna con nuovi record.
Un report di Ismea relativo al 2019 parla già di 10 miliardi di bottiglie vendute, con un raddoppio in soli 10 anni rispetto ai circa 5 miliardi del 2009. E, secondo i dati Culligan, una famiglia media di 4 persone che beve tutti i giorni acqua in bottiglia produce in un anno 72 kg di plastica.
Si stima poi che la pandemia abbia determinato un ulteriore incremento del 16,4% rispetto ai già elevatissimi dati del 2016, portando il totale attorno a quota 11 miliardi di bottiglie. Un recente rapporto di Greenpeace sottolinea inoltre il rischio che 7 miliardi di contenitori da 1,5 litri in pet finiscano dispersi nell’ambiente e nei mari.
Più del 60% delle bottiglie immesse in consumo non viene infatti riciclato.
Il bonus acqua potabile
Eppure, dai nostri rubinetti sgorga acqua di grande qualità e sicura. Lo sottolinea anche un report dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, che ci colloca al quinto posto in questa graduatoria alle spalle di Austria, Irlanda, Ungheria e Svezia.
Se però tutto questo non bastasse per invertire la tendenza sempre crescente a ricorrere all’acqua confezionata, adesso c’è un incentivo in più per utilizzare la cosiddetta “acqua del sindaco”: il cosiddetto “bonus acqua potabile”.
Previsti dalla Legge di Bilancio 2021, gli incentivi statali hanno una chiara impronta “green”.
Da un lato mirano infatti a razionalizzare l’uso dell’acqua, dall’altro a ridurre il consumo di contenitori di plastica. Il bonus si concretizza in un credito di imposta del 50% delle spese sostenute tra il 1 gennaio 2021 e il 31 dicembre 2022 per l’acquisto e l’installazione di una serie di sistemi.
Spese ammesse al bonus e importi
A poter usufruire del bonus sono tutti coloro che decideranno di utilizzare impianti di filtraggio, mineralizzazione, raffreddamento e/o addizione di anidride carbonica alimentare “finalizzati al miglioramento qualitativo delle acque per il consumo umano erogate da acquedotti”.
Dal punto di vista economico, si stima che la filtrazione arrivi a garantire un risparmio medio, per una famiglia di 4 persone che utilizzi abitualmente acqua in bottiglie di plastica, pari ad almeno 876 euro ogni anno.
La norma fissa un tetto massimo di spesa di 1.000 euro per unità immobiliare privata e di 5.000 euro per ogni immobile adibito all’attività commerciale o istituzionale e per gli altri soggetti ammessi al beneficio. Il plafond complessivamente disponibile a disposizione dei potenziali beneficiari è pari a 5 milioni di euro per il 2021 e altrettanti per il 2022.
Come ottenere il bonus
Il provvedimento pubblicato dall’Agenzia delle Entrate lo scorso 16 giugno definisce criteri e modalità per usufruire del bonus, oltre a pubblicare il modello da inviare all’Agenzia stessa, tra l’1 e il 28 febbraio dell’anno successivo alla spesa) per poter ottenere il credito d’imposta.
Possono accedere al bonus i privati, gli esercenti di attività d’impresa, arti e professioni, ma anche enti non commerciali, compresi quelli del terzo settore ed enti religiosi civilmente riconosciuti.
Le informazioni sugli interventi andranno trasmesse in via telematica all’Enea, documentando la spesa con fattura elettronica o documento commerciale che riporti il codice fiscale del richiedente il beneficio.
Il pagamento delle spese (escluse quelle avvenute prima del 17 giugno 2021) non deve avvenire in contanti, ma deve essere effettuato solo con metodi tracciabili.
Il bonus è utilizzabile in compensazione tramite F24 o all’interno della dichiarazione dei redditi.
Alberto Minazzi