Per gli Italiani che sono stati contagiati dal virus Sars-CoV-2, tanto in forma sintomatica che asintomatica, e sono guariti sarà sufficiente sottoporsi a una sola dose di vaccino anti coronavirus. Lo stabilisce una nuova circolare del Ministero della Salute, precisando che l’unica somministrazione può essere presa in considerazione per chi ha contratto l’infezione “purché la vaccinazione venga eseguita preferibilmente entro i 6 mesi dalla stessa e comunque non oltre 12 mesi dalla guarigione“.
La circolare
Il documento, firmato nella serata di mercoledì 21 luglio dal direttore generale della Prevenzione, Gianni Rezza, estende dunque fino ad un anno, rispetto al precedente intervallo fissato tra i 3 e i 6 mesi, il periodo per effettuare il richiamo da parte di chi è guarito dal Covid-19. Alla base della decisione, da tempo caldeggiata dal sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, le nuove evidenze scientifiche sulla durata della protezione anticorpale in chi ha contratto la malattia. Pur rilevando che questi diminuiscono con il passare del tempo, i ricercatori hanno infatti riscontrato anche a 9 mesi di distanza livelli sufficienti di anticorpi “naturali” in praticamente tutti i guariti.
Gli immunodepressi e i test sierologici
La circolare raccomanda però di effettuare il ciclo completo di due somministrazioni, anche in caso di precedente guarigione, per chi è affetto da immunodeficienza primitiva o secondaria a trattamenti farmacologici. Inoltre, riprendendo le indicazioni dell’Oms, il documento sconsiglia, “ai fini del processo decisionale vaccinale”, la preventiva “esecuzione di test sierologici volti a individuare la risposta anticorpale nei confronti del virus”. Nessuna decisione, invece, è ancora stata presa relativamente alla necessità di una terza somministrazione, mancando ancora sufficienti dati scientifici a riguardo. Non è da escludere però che questa si renda prima o poi necessaria soprattutto per i più deboli.
Vaccinazione eterologa: risposta più forte?
Sul fronte della vaccinazione, arriva intanto dalla Germania uno studio, pubblicato su “Nature Medicine”, relativo alla cosiddetta vaccinazione “eterologa”, ovvero quella effettuata con un siero di richiamo diverso da quello usato per la prima somministrazione. I ricercatori dell’Institute of Immunology, Hannover Medical School hanno confrontato i risultati di una vaccinazione “classica”, interamente effettuata con AstraZeneca, e una in cui, a una prima dose del vaccino anglo-svedese, è seguita una seconda dose di siero a Rna messaggero di Pfizer-BioNTech. Ed è risultato che, pur ottenendo in entrambi i casi un potenziamento delle risposte umorali e cellulari, le risposte immunitarie del richiamo eterologo, anche nei confronti delle varianti (anche se non è stato possibile raccogliere dati sulla “Delta”), sono “significativamente più forti”.
Alberto Minazzi