Lavorare e agire insieme, in tutto il pianeta, per salvaguardare il Patrimonio mondiale dell’Umanità e affrontare il cambiamento climatico. L’appello a una più stretta collaborazione internazionale nel quadro del multilateralismo è, in estrema sintesi, il succo della Dichiarazione di Fuzhou. Il documento, il cui annuncio dell’adozione è stato ufficializzato tramite una conferenza stampa virtuale dall’Unesco, è il primo risultato raggiunto dalla 44^ sessione del Comitato per il Patrimonio Mondiale, iniziata venerdì 16 luglio nel capoluogo della provincia orientale cinese del Fujian.
La Dichiarazione di Fuzhou
È stato il presidente della sessione, il viceministro cinese dell’Istruzione e direttore della Commissione nazionale cinese per l’Unesco, Tian Xuejun, a illustrare i contenuti della Dichiarazione. Nel documento, il Comitato richiede tra l’altro un maggiore sostegno per i Paesi in via di sviluppo, soprattutto quelli africani e quelli delle piccole isole. L’Unesco lancia poi alla comunità internazionale l’appello a rafforzare l’educazione nei confronti del patrimonio mondiale, alla condivisione delle conoscenze e all’applicazione delle nuove tecnologie. La Dichiarazione di Fuzhou sottolinea inoltre il contributo positivo che il Patrimonio mondiale ha apportato alla promozione degli scambi e all’apprendimento reciproco tra le civiltà, così come alla pace nel mondo e allo sviluppo sostenibile.
La 44^ sessione del Comitato per il Patrimonio Mondiale Unesco
Slittata a causa della pandemia rispetto all’iniziale appuntamento fissato per il 2020, la 44^ sessione si sta svolgendo, per la prima volta nella storia, in modalità virtuale e proseguirà fino al 31 luglio. Tra i temi più importanti inseriti nell’agenda, che è stata ampliata rispetto a quella prevista per lo scorso anno, la valutazione delle nuove candidature dei siti che puntano ad accedere alla lista del Patrimonio mondiale dell’Unesco. Tra questi c’è anche Quanzhou, città costiera proprio della provincia del Fujian e polo commerciale marittimo fin dai tempi dell’antica Cina. Il Comitato è chiamato anche a esaminare lo stato di conservazione dei siti già inseriti nella lista.
Il Patrimonio in pericolo
L’Unesco valuterà infatti se, nei siti del World Heritage, siano rispettate alcune norme fondamentali mirate alla salvaguardia delle località e in particolare delle peculiarità che hanno determinato l’inserimento nella lista. Sono numerose, e diffuse a ogni latitudine del globo, le realtà che rischiano di terminare nella “black list”. Un allarme che sembra rientrato per Venezia, inizialmente indicata dall’Unesco tra le realtà in pericolo, dopo la decisione di estromettere dalla Laguna le grandi navi da crociera. Ma l’ufficializzazione arriverà solo nel corso della sessione. Vi sono però altri “patrimoni” che rischiano seriamente di essere cancellati dall’elenco. Tra questi, la Grande barriera corallina australiana, l’isola-miniera giapponese di Hashima, la città inglese di Liverpool con il suo porto.
Alberto Minazzi