L’Italia è il Paese dei musei.
Ne abbiamo di ogni tipo. Uno ogni 50 kmq secondo l’ultima indagine dell’istat, uno ogni 6 mila abitanti.
Tra musei in senso stretto, gallerie, raccolte di collezioni, complessi monumentali, parchi archeologici e strutture eco museali ne vantiamo ben 5000.
Ma sono destinati a crescere e a prendere sempre più i visitatori, come si suol dire, “per la gola”.
I Musei del cibo
Sono sempre più, infatti, i musei del cibo.
Sono diversi quelli dedicati all’olio d’oliva, al prosciutto di Parma e alla pasta.
Poi ci sono il Museo del Pomodoro, quello del Parmiggiano Reggiano, del Salame Felino, del Gelato e della Cioccolata. Ma anche della Liquirizia, della Grappa e dei Confetti.
Sono nati negli ultimi decenni per valorizzare le produzioni locali e hanno trovato terreno fertile sia per la ricchezza dei prodotti sui quali puntare sia per l’affermarsi del turismo enogastronomico.
Il Museo della Bufala
Tra le tante proposte, però, ne mancava ancora una: quella del Museo della Bufala.
Che a dispetto del nome è un museo vero, inaugurato a Battipaglia, in provincia di Salerno, il 15 giugno scorso.
Nella masseria settecentesca in cui ha trovato sede, è circondato da ettari e ettari di agrumeti, frutteti e vigneti.
Ma al suo interno, tutto è dedicato a lei: la bufala campana, di cui viene raccontata la storia attraverso le testimonianze che possono dare gli attrezzi che nel tempo sono stati usati per produrla, le etichette che ne hanno accompagnato l’affermazione in Italia e nel mondo, le fotografie delle varie tappe di crescita di un latticino che non ha eguali.
Due antiche bufalare, gli edifici in cui vivevano i casari e che venivano usati per la produzione del latte, indicano che nella Masseria La Morella, che oggi ospita il Museo, già nel 1700 si producevano mozzarelle di bufala.
Il percorso espositivo spazia lungo l’intera filiera dei prodotti e dei luoghi dell’allevamento bufalino: dai pascoli alla stalla aperta, dai caseifici nelle bufalare fino all’angolo dell’affumicatura e alla cantina della stagionatura.
Consuelo Terrin