Oltre cento piccoli calamari luminescenti saranno lanciati sulla Stazione spaziale internazionale (ISS) assieme a 5.000 orsetti d’acqua (noti anche come tardigradi), piccoli invertebrati che sono in grado di sopravvivere in ambienti estremi.
E’ questo il lancio previsto da uno degli ultimi progetti per studiare la sopravvivenza degli esseri viventi nello spazio. “Umami”, (Microgravity on Animal-Microbe Interactions) della ricercatrice Jamie Foster dell’Università della Florida prevede il loro arrivo in orbita il 3 giugno, a bordo della navetta Dragon della SpaceX.
Orsetti e calamari saranno dunque protagonisti di nuovi esperimenti scientifici che studieranno strategie per proteggere la salute degli astronauti nelle missioni spaziali di lunga durata.
I calamari infatti sono molto piccoli, sono lunghi circa tre millimetri e si illuminano al buio grazie ad un batterio bioluminescente che vive nel loro organismo. Proprio per questo motivo sono un modello per studiare la simbiosi tra l’animale e i microrganismi ospitati al suo interno.
Grazie all’esperimento pensato dalla Foster, sarà possibile verificare se la vita nello spazio alteri questa relazione e questo permetterà agli studiosi di capire cosa avviene in orbita ai batteri che vivono nell’organismo degli astronauti.
I tardigradi orsetti d’acqua invece, saranno i protagonisti di un altro esperimento ‘Cell Science-04′, progettato da Thomas Boothby dell’Universita’ del Wyoming. L’obiettivo di questo esperimento è quello di identificare i geni che rendono questi invertebrati capaci di adattarsi e sopravvivere in condizioni estreme.
Questi invertebrati non sono i primi animali ad esser inviati nello spazio.
Prima di loro ci sono stati cani, gatti, ratti, scimmie, conigli, moscerini della frutta, ragni, scimpanzè e tartarughe. La maggior parte morì. Celebre in tal senso la storia della cagnetta Laika lanciata dai russi nel 1957.
L’ultimo lancio di animali nello spazio in ordine temporale risale al luglio del 2014, a bordo del satellite Foton-M4 dove erano presenti dei gechi che non sono sopravvissuti.
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