Non ci si pensa mai ma anche le fognature raccontano molto di noi.
Soprattutto in tempi di pandemia, quando negli scarichi, insieme alle acque reflue, finiscono anche i virus.
Frammenti di Rna che possono rendere possibile il cosiddetto “early warning”, cioè un allarme precoce su aree nelle quali ci sono casi di contagio.
E’ grazie all’analisi di campioni di acque reflue che si è scoperto che a Torino e Milano tracce di coronavirus c’erano già a dicembre 2019 e a Bologna da gennaio 2020.
Prima, cioè, che fossero ufficialmente notificati i primi casi di covid-19 in Italia.
La sorveglianza ambientale
A rilevarlo, è stato lo studio dell’Istituto Superiore di Sanità effettuato su 40 campioni raccolti da ottobre 2019 a febbraio 2020 nelle tre città.
Ora si è in attesa dei risultati dello studio effettuato sulle acque del sistema fognario di Venezia, che rappresenta un unicum per la sua specificità (si usano diverse tipologie di impianti) e che potrebbe per questo non solo rivelare se anche nella città lagunare il virus era presente prima del 21 febbraio 2020, quando a Codogno fu individuato in un trentottenne lodigiano il “paziente 0” ma anche se il virus è vitale attraverso colture cellulari.
L’analisi delle acque reflue nel Dl Sostegni Bis
L’importanza di questi studi è stata recepita dal Dl Sostegni Bis approvato il 25 maggio.
Il decreto, infatti, stanzia 5,8 milioni di euro per istituire un’attività di sorveglianza sistematica del Sars-CoV-2 (Coronavirus) e delle sue varianti nelle acque reflue in Italia.
Un finanziamento significativo, che vede all’opera il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità con il supporto delle Regioni e delle Province autonome.
Grazie al monitoraggio è possibile l’individuazione precoce del virus e seguirne la circolazione.
I progetti in corso
In marzo 2021 è inoltre già stato avviato un progetto specifico finanziato dal programma del Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie.
Prevede la partecipazione formale di 14 Regioni e Province autonome.
Un sistema di sorveglianza epidemiologica a 360 gradi per verificare la presenza di Coronavirus nei territori e cercare eventuali misure per contenerlo.
Il progetto Sari che intercetta il virus nelle acque reflue
E’ però con il progetto “Sari” (Sorveglianza ambientale di Sars-CoV-2 attraverso i reflui urbani in Italia) che ha preso il via anche in Italia la sorveglianza epidemiologica ambientale sulla presenza del virus.
Gli studi prevedono il campionamento, da parte delle Agenzie per l’Ambiente e dei gestori idrici, delle acque reflue all’ingresso dei depuratori e delle relative analisi. virus vengono infatti eliminati molto presto dall’organismo, ancor prima del manifestarsi dei sintomi.
Queste acque rappresentano dunque un’importante fonte di informazioni.
I campionamenti consentono di individuare precocemente il virus, di seguirne la circolazione anche per quanto riguarda le varianti e di approfondire la conoscenza delle relazioni tra soggetti sintomatici e asintomatici.
Il monitoraggio in Europa
Diversi Pesi europei hanno dato il via a programmi di sorveglianza ambientale per rivenire il Coronavirus. E durante l’attuale pandemia in molte aree del mondo, tra cui Paesi Bassi, Usa, Francia, Spagna, Australia, Cina, Giappone, Regno Unito e Israele sono state identificate tracce di Sars-CoV-2 nelle acque reflue.
Attualmente è in fase di definizione un sistema di monitoraggio con diversi contributi da parte di laboratori italiani.
Silvia Bolognini