Il piano di riforma del Ministero dell’Istruzione disegnato dal ministro Patrizio Bianchi in vista del decreto legge Semplificazioni non ha avuto il via libera del Ministero dell’Economia e della Ragioneria dello Stato.
A quanto emerso nelle ultime ore, le argomentazioni allegate dal ministro dell’Istruzione non hanno infatti convinto gli altri organi statali, sia dal punto di vista normativo che da quello finanziario.
Nell’audizione davanti alle commissioni Cultura riunite di Camera e Senato sulle linee programmatiche del Ministero, 3 settimane fa il ministro Bianchi aveva affermato la necessità di una riforma della struttura ministeriale, ritenendola a oggi non più in grado di organizzare la specificità e la complessità dei compiti. Tra le necessità indicate in quella sede, l’istituzione di un dipartimento che si occupi di formazione tecnica superiore, il rafforzamento delle strutture del sistema scolastico, l‘aumento del numero di dirigenti e personale docente, per avere classi più piccole e aumentare il tempo scuola nonostante la previsione, per i prossimi 10 anni di una diminuzione di 1,4 milioni di studenti.
Il ministro dell’Istruzione aveva allora sostenuto anche che si debba mettere mano all’organizzazione del Ministero e degli organi decentrati. L’ipotesi contenuta nel Piano proponeva quindi di mettere a bilancio ulteriori 5 posti da direttore generale, sia a livello centrale che per le articolazioni regionali della struttura, 65 posti per funzionari di area III stabili in organico e 250 per funzionari da assumere a tempo determinato nel periodo fino al 2026.
La motivazione di queste nuove assuzioni, da effettuare con procedure semplificate e limitate allo svolgimento di un esame orale, è stata illustrata nella relazione tecnica con la necessità di procedere a nuove immissioni in ruolo in quanto fondamentali per assicurare al Ministero le professionalità necessarie all’attuazione delle misure previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Il Pnrr prevede infatti, per potenziare l’offerta dei servizi di istruzione, interventi per 19,44 miliardi di euro, più ulteriori 11,44 miliardi per sostenere la formazione dalla ricerca all’impresa.
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