Entro fine settimana, il decreto legge che stabilirà la governance del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) arriverà in Consiglio dei Ministri, mentre si susseguono gli incontri tra Governo e maggioranza parlamentare per la definizione degli ultimi dettagli. Sarà un passo fondamentale verso l’attuazione concreta del cosiddetto “Recovery Plan”, che prevede riforme fondamentali nei principali settori pubblici. Come quello della sanità.
Missione 6: Salute. Le premesse
Il Pnrr è strutturato su 6 missioni “macro”, declinate poi in specifici progetti e interventi. All’interno del capitolo dedicato alla “Missione 6”, ovvero quella della salute, il documento premette che “nel complesso il Servizio Sanitario Nazionale presenta esiti sanitari adeguati, un’elevata speranza di vita alla nascita nonostante la spesa sanitaria sul Pil risulti inferiore rispetto alla media Ue. Tuttavia, la pandemia ha reso ancora più evidenti alcuni aspetti critici di natura strutturale che, in prospettiva, potrebbero essere aggravati dall’accresciuta domanda di cure derivante dalle tendenze demografiche, epidemiologiche e sociali in atto”.
Pnrr: obiettivo sanità allineata ai bisogni di cura di ogni area del Paese
Tra i principali problemi individuati, le significative disparità territoriali nell’erogazione dei servizi; un’inadeguata integrazione tra servizi ospedalieri, servizi territoriali e servizi sociali; tempi d’attesa elevati per l’erogazione di alcune prestazioni; scarsa capacità di conseguire sinergie nella definizione delle strategie di risposta ai rischi ambientali, climatici e sanitari. Ne conseguono, tra le necessità, un adeguato sfruttamento delle tecnologie più avanzate e una maggiore attenzione ai temi delle competenze e della programmazione.
La nuova sanità dovrà quindi innanzitutto “allineare i servizi ai bisogni di cura in ogni area del Paese”. Per far questo, larga parte delle risorse sarà destinata a “migliorare le dotazioni infrastrutturali e tecnologiche, a promuovere la ricerca e l’innovazione e allo sviluppo di competenze tecnico-professionali, digitali e manageriali del personale”.
Al miglioramento della sanità il Piano destina 15,63 miliardi di euro, individuando 2 linee d’intervento principali.
Le due direttrici del nuovo Piano Sanitario
In primo luogo, 7 miliardi saranno destinati alla riforma di reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale e della rete nazionale della salute, ambiente e clima. In questo quadro rientrano interventi per rafforzare le prestazioni erogate sul territorio grazie al potenziamento e alla creazione di strutture e presidi territoriali, il rafforzamento dell’assistenza domiciliare, lo sviluppo della telemedicina e una più efficace integrazione con tutti i servizi socio-sanitari.
Altri 8,63 miliardi serviranno per l’innovazione, la ricerca e la digitalizzazione del Servizio sanitario nazionale.
Tutto ciò passa attraverso il rinnovamento e ammodernamento delle strutture tecnologiche e digitali esistenti, il completamento e diffusione del Fascicolo sanitario elettronico, una migliore capacità di erogazione e monitoraggio dei Livelli essenziali di assistenza, e interventi a sostegno della ricerca scientifica e del rafforzamento delle competenze e del capitale umano del SSN.
Un nuovo assetto per la prevenzione
Riguardo al pacchetto di interventi da 7 miliardi, il Pnrr fissa una prima scadenza entro il 2021 per l’emanazione del decreto ministeriale che definirà standard strutturali, organizzativi e tecnologici omogenei per l’assistenza territoriale e identificazione delle strutture ad essa dedicate. Entro metà 2022, dopo la presentazione di disegno di legge alle Camere, verrà quindi definito un nuovo assetto istituzionale per la prevenzione in ambito sanitario, ambientale e climatico.
La nuova struttura dell’organizzazione assistenziale
Due miliardi saranno utilizzati per le case della comunità e presa in carico della persona, che diventeranno lo strumento per coordinare tutti i servizi offerti, in particolare ai malati cronici. Saranno 1.288 entro la metà del 2026.
Quattro miliardi, serviranno a far sì che, entro il 2016, il 10% della popolazione sopra i 65 anni, soprattutto non autosufficienti o con una o più patologie croniche, sia preso in carico con prestazioni rese in assistenza domiciliare.
Per questo, il Piano prevede l’attivazione di 602 Centrali operative territoriali, una in ogni distretto, per coordinare i servizi domiciliari con gli altri servizi sanitari. Ma anche investimenti sulla telemedicina, pur occorrendo una migliore integrazione con il Fascicolo sanitario elettronico.
La nascita di 381 ospedali di comunità
Un miliardo verrà speso per rafforzare l’assistenza sanitaria intermedia e le sue strutture. Ovvero ospedali di comunità per pazienti che necessitano di interventi sanitari a medio-bassa intensità clinica e per degenze di breve durata. Si tratta di strutture normalmente da 20 posti letto, e comunque un massimo di 40, e gestione prevalentemente infermieristica. Il Pnrr prevede la realizzazione di 381 ospedali di comunità entro metà del 2026.
Innovazione, ricerca e digitalizzazione
Il secondo nucleo, da 8,63 miliardi, si struttura su 2 riforme.
La prima è la riorganizzazione della rete degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS), attraverso un decreto legislativo entro fine 2022.
La maggior parte degli investimenti, pari a 7,36 miliardi, serviranno per l’aggiornamento tecnologico e digitale. In primo luogo, sarà ammodernato, con 4,05 miliardi, il parco tecnologico e digitale ospedaliero.
1,19 miliardi serviranno per l’acquisto di 3.133 nuove grandi apparecchiature ad alto contenuto tecnologico (Tac, risonanze magnetiche, acceleratori lineari, sistema radiologico fisso, angiografi, gamma camera, gamma camera/tac, mammografi, ecotomografi), utilizzate per sostituire strumentazioni con almeno 5 anni di vita. Di queste, 1.568 saranno acquistate entro il terzo trimestre 2023 e 1.565 entro fine 2024.
Il potenziamento delle terapie intensive
Serviranno invece 1,45 miliardi per la digitalizzazione dei Dipartimenti di emergenza ed accettazione di I e II livello, di cui 1,09 per 210 strutture entro il primo semestre 2024 e 0,36 per altre 70 entro fine 2025.
E 1,41 miliardi saranno impiegati in un piano specifico di potenziamento dell’offerta ospedaliera. Questo garantirà entro il secondo semestre 2026, tra l’altro, 3.500 posti letto di terapia intensiva in più, per arrivare allo standard di 0,14 posti ogni 100 abitanti, e 4.255 di semi-intensiva.
Sicurezza sismica ed elaborazione dati
Nell’intervento chiamato “Verso un ospedale sicuro e sostenibile” rientrano 1,64 miliardi per il miglioramento strutturale della sicurezza sismica degli edifici ospedalieri. Dalla ricognizione effettuata dal Ministero della Salute nel 2020, è emersa la necessità di 116 interventi: questi saranno completati entro il secondo trimestre 2026.
Infine il rafforzamento dell’infrastruttura tecnologica e degli strumenti per la raccolta, l’elaborazione, l’analisi dei dati e la simulazione conterà su 1,67 miliardi. Gli interventi passano attraverso 2 azioni. Il primo è potenziamento del Fascicolo sanitario elettronico con 1,38 miliardi. Il secondo mira al rafforzamento del nuovo Sistema informativo sanitario per il monitoraggio dei LEA. In tal modo, sarà possibile la programmazione di servizi di assistenza sanitaria in linea con i bisogni della popolazione, la sua evoluzione, i trend e il quadro epidemiologico. La spesa indicata dal Piano è di complessivi 0,29 miliardi, con procedure di gara che si chiuderanno tra la metà del 2022 e il primo trimestre 2023.
Formazione, ricerca scientifica e trasferimento tecnologico
L’ultima voce della “Missione 6” riguarda la riforma della ricerca e della formazione.
Per la valorizzazione e potenziamento della ricerca biomedica, attraverso bandi di gara tra fine 2023 e fine 2025, saranno necessari 0,52 miliardi.
Altri 0,74 miliardi serviranno per lo sviluppo delle competenze tecniche, professionali, digitali e manageriali del personale del sistema sanitario. Le azioni concrete riguardano l’incremento delle borse di studio, l’avvio di un piano straordinario di formazione sulle infezioni ospedaliere a tutto il personale degli ospedali, quello di un percorso di acquisizione di competenze di management per professionisti sanitari, e l’incremento dei contratti di formazione specialistica. Orizzonte temporale: metà 2026.
Alberto Minazzi