Il tribunale di Foggia ha emesso una sentenza destinata ad accendere un dibattito tra i giuristi e, forse, a fare giurisprudenza.
Un uomo ha presentato istanza di separazione perché la moglie non cucinava, non lavava e non stirava le sue camicie. Motivi sufficienti, secondo lui, per interrompere il matrimonio in quanto la donna non si sarebbe interessata al benessere della famiglia.
Il giudice civile Paolo Rizzi, che ha trattato il caso, ha invece rigettato la sua istanza rilevando nella sentenza che
“non è ammissibile una situazione di sottomissione di uno a svolgere lavori di mera cura dell’ordine domestico al quale peraltro sono tenuti anche i figli, nell’ottica di una educazione responsabile”.
La cura per la famiglia, quindi, deriva dalla famiglia stessa, nucleo all’interno del quale ognuno deve contribuire al benessere comune.
L’uomo, nel ricorrere alla legge, aveva fondato la propria richiesta su un articolo del Codice civile.
“Con il matrimonio il marito e la moglie – recita il testo -acquisiscono gli stessi diritti e assumono i medesimi doveri. Dal matrimonio deriva l’obbligo reciproco alla fedeltà, all’assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell’interesse della famiglia e alla coabitazione. Entrambi i coniugi sono tenuti, ciascuno in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale o casalingo, a contribuire ai bisogni della famiglia”.
Un principio ribadito dal giudice nella sentenza.
Questo caso va ad aggiungersi ai tanti che, secondo uno studio presentato da Euromonitor International, entro il 2030 faranno schizzare del 78,5% le separazioni nel mondo.
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Foggia: la moglie non stira e non cucina, il marito chiede la separazione
13 Maggio 2021