La contrazione c’è stata. E non mancano alcune vere e proprie criticità, soprattutto nei segmenti più legati al turismo. Ma l’industria nautica ha mostrato, anche nella pandemia, una certa solidità.
Così, ripartendo da previsioni di chiusura dei fatturati 2020 in linea con quelli dell’ultimo anno pre-Covid, ovvero attorno ai 4,8 miliardi di euro, il comparto è pronto a mettere i propri punti di forza al servizio dell’economia del Paese per aiutare la ripartenza.
Produzione di superyacht e leasing nautico, ad esempio, non hanno risentito della crisi. Ma anche gli altri settori, dal diporto ai servizi, dall’accessoristica ai charter, guardano con ottimismo alle prospettive già a partire dal 2021.
Il rapporto di “Monitor”
A fare il punto sullo stato dell’arte della nautica è la terza edizione di “Monitor”, il rapporto statistico periodico dell’Ufficio studi di Confindustria Nautica.
Uno degli indubbi punti di forza consolidati del settore è quello della produzione di imbarcazioni sopra i 24 metri. Anche per il 2021, l’Italia si conferma infatti leader mondiale per i cosiddetti megayachts.
Rispetto al 2020, si sono registrati nuovi 9 ordini, portando il totale delle barche in lavorazione nel nostro Paese a 407: quasi la metà (esattamente il 49,6%) delle 821 attualmente in produzione in tutto il mondo. E gli Stati che seguono in classifica, Turchia e Olanda, lo fanno ad ampia distanza, potendo contare rispettivamente su 76 e 74 barche.
La nautica da diporto
L’altro comparto per il quale il 2020 non ha fatto registrare flessioni, ma anzi una crescita, è quello del leasing nautico, composto per la quasi totalità (il 96%) dalla sotto categoria della nautica da diporto.
Il valore dei contratti, nel 2019, era stato di 512,2 milioni di euro: lo scorso anno, con un incremento del 15,9%, si è arrivati a toccare quota 593,7 milioni.
Penalizzati i settori della portualità e dei servizi charter
Le principali criticità, come evidenzia l’indagine condotta dall’Ufficio studi di Confindustria su un campione significativo di aziende associate, riguardano invece l’indotto a valle del turismo nautico.
Le limitazioni agli spostamenti, che hanno praticamente azzerato nell’area del Mediterraneo la presenza di clienti provenienti da Paesi non appartenenti all’Unione Europea, ha determinato pesanti riduzioni di fatturato. In particolare, l’82% delle imprese operanti nel charter nautico interpellate hanno segnalato una contrazione del volume d’affari che, per circa il 66%, ha superato il -20%. Ma anche più della metà (57%) delle aziende del settore della portualità e dei servizi hanno perso fatturato nell’anno della pandemia.
Accessori e motori
Anche nel settore delle unità da diporto c’è chi ha registrato una contrazione di fatturato (il 41% delle aziende campione), ma sono di più quelle che hanno dichiarato una crescita (44%).
Numeri leggermente meno brillanti per i segmenti merceologici di accessori e motori, dove, a fronte di un calo per circa il 40% delle aziende, sono meno quelle che crescono, dal momento che il 35% dichiara un fatturato stabile.
C’è comunque diffuso ottimismo, guardando al futuro. Oltre 2 aziende su 3, nel settore delle unità da diporto, si attendono nel 2021 una crescita. Per chi opera nell’ambito di accessori e motori, la stima di crescita riguarda il 41% del campione, con un ulteriore 49% che pensa a un anno di stabilità. Dopo la peggior annata delle ultime 20, il 50% delle aziende del settore charter e il 44% di quello marina e servizi pensa infine a un 2021 con fatturati in crescita, puntando a ritornare almeno ai livelli precedenti alla pandemia.
Alberto Minazzi